Il ponte del beato Mario

Viene inaugurato il 26 ottobre sul Fersina, nei luoghi dell'infanzia: i ricordi della sorella Lucia

Giovedì 26 ottobre alle 17 avrà luogo, alla presenza del sindaco di Trento, l'inaugurazione del ponte sul Fersina (all'altezza di via Fiume e piazza Vicenza) intitolato il 21 febbraio scorso dall’amministrazione al missionario trentino Mario Borzaga.

Come non sempre avviene, in questo caso l'opera intitolata a questo cittadino così esemplare, è anche legata ad alcuni momenti della sua vita. Nativo della zona della Bolghera, dove la famiglia abitava in via Gorizia, Mario Borzaga trascorre anche alcuni momenti della sua infanzia sulle strade vicine al Fersina. Ecco i ricordi che abbiamo chiesto a proposito alla sorella Lucia.

Nel primo pomeriggio luogo di ritrovo erano i giardini ed i cortili delle case, sorvegliati attentamente dalle varie madri che opportunamente ritiravano i figli quando erano un po’ troppo irruenti o litigiosi; ma quando la temperatura si addolciva piazza Vicenza, via Gorizia, via Vicenza diventavano una palestra aperta dove tutti trovavano spazio per giocare, a seconda dei gusti e delle età. E le sorveglianze genitoriali non venivano meno.

Durante l’estate un luogo di ritrovo affascinante era il Fersina, con l’acqua che scorreva limpida e fresca. Scendevano come leprotti lungo la scarpata, a volte sbucciandosi le ginocchia. Sul ponte rimanevano i piccoli a guardare. Quando il torrente era in secca si avventuravano nel greto fino alla cascata di Ponte Alto. A Mario piaceva fare dighe con i sassi per poi entrare nella grossa pozzanghera e sguazzare piacevolmente. Un gioco che riprendeva sovente anche nel torrente Salé di Gocciadoro.

Mario frequenta i cinque anni della scuola Crispi con il maestro Gilmozzi e con i fratelli il mitico Oratorio dei Bertoniani in Via San Bernardino.

Tutta la ciurma dei ragazzi del quartiere frequentava l’Oratorio, altro luogo di ritrovo, per il catechismo domenicale, ma non meno per il gioco, la musica, il teatro, luogo di amicizie e di incontro.

Durante l’estate mitico anche il “gelataro del pont” che vendeva i suoi gelatini per pochi centesimi od una lira: a volte s’andava a prenderli col bicchiere per portarlo a casa. Per ben dieci anni quante volte Mario è passato e ripassato sul ponte del Fersina?

A piedi o in bicicletta, piano piano chiacchierando con gli amici o di corsa per non far tardi a scuola o per qualche commissione urgente. Ed ancora, di giorno o di notte per andare al rifugio della Busa durante i bombardamenti.

Nell’ottobre 1957 per l’ultima volta attraversa il ponte sul Fersina, prima della partenza per il Laos.

Lucia Borzaga

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