Insieme beati

Toccanti testimonianze su padre Mario Borzaga e il suo catechista: “Una lettera scritta col sangue”

Mario allegro, ironico, pronto alle battute. Mario che ama suonare il piano e andare in montagna lasciando indietro gli amici ma restando sempre compagno di viaggio. Mario pronto a partire. Fratello, amico, sacerdote, missionario. Poeta e uomo delle beatitudini. Martire. Vivente. Negli occhi di chi lo racconta, ricordando aneddoti gustosi e momenti gioiosi, brilla la luce riflessa dal mosaico ricomposto delle voci di chi ha conosciuto da vicino padre Mario Borzaga ascoltate durante l'incontro coordinato dal giornalista e regista torinese Paolo Damosso, "Ho incontrato un uomo felice", svoltosi domenica 30 aprile nella cappella, gremita, del Collegio Arcivescovile a Trento. Alla veglia di preghiera di sabato 29 nella chiesa di Sant'Antonio, durante la quale sono stati letti brani tratti dal suo "Diario di un uomo felice" di cui i missionari OMI hanno curato una riedizione, è dunque seguita il giorno successivo la festa di ringraziamento dedicata al missionario trentino, proclamato beato insieme al suo catechista laotiano Paolo Thoj Xyooj lo scorso 11 dicembre a Vientiane, capitale del Laos, la terra dove trovarono martirio nel 1960.

"Non l'ho conosciuto personalmente, ma l'ho incontrato nelle voci, negli occhi, nel cuore di tante persone che hanno condiviso un pezzo di strada con lui – ha esordito Damosso, già autore della biografia di padre Mario "Romanzo d’Amore" e ora dell'omonimo docufilm presentato in anteprima durante l'incontro -. Nel suo diario ci sono dubbi e domande, leggerezza e spiritualità, senso artistico e profondità dell'anima, un'umanità che può incidere sulla nostra vita. Il film è nato proprio per fare memoria intesa come possibilità di fare esperienza oggi, nella nostra quotidianità, delle sue parole. La sua vita è un romanzo d'amore con la a maiuscola: scoprendola, potremo forse trovare la felicità con la f maiuscola".

"Viviamo questa giornata in tempo pasquale e la vostra presenza è la prova che la Pasqua produce vita – ha detto nel suo saluto l'arcivescovo Lauro Tisi -: oggi ci sono persone provenienti da tanti luoghi, convocate da quest'uomo, e siete la testimonianza della forza attrattiva del Vangelo che continua a scaldare il cuore degli uomini a tutte le latitudini. Il dono di sé è generativo – ha proseguito rivolgendosi in particolare alla comunità di fratelli Hmong -, porta sempre frutto, a dimostrazione che il sacrificio di Mario non è stato vano: insieme a lui è morto il giovane Paolo, fratello da lui generato alla fede. La felicità risiede nel restare fedeli al dono di sé e l'uomo è felice quando, pur sperimentando fatiche, dubbi, sofferenze trova ragioni per continuare ad amare".

“Il nostro è un grazie lungo 65 anni, iniziato quando Mario cominciò il noviziato – ha detto il padre superiore degli Oblati della Provincia mediterranea padre Alberto Gnemmi -: i formatori intuirono subito che aveva una fede convinta, dal tratto mistico, e determinazione, doti che gli venivano dalla famiglia, profondamente cristiana, e una sensibilità spirituale maturata in questa che è la terra del Concilio”.

Spazio poi alle testimonianze – oltre alla sorella Lucia (unica della famiglia ancora in vita), i compagni di studio in seminario a Trento don Livio Dallabrida e don Giorgio Bolognani;i confratelli OMI in Laos, il vescovo monsignor Alessandro Staccioli e padre Gigi Sìon, padre Angelo Pelis, postulatore della causa di beatificazione -, alternate alla visione di spezzoni del documentario e alle letture di alcuni brani del suo "Diario" affidate all'attore trentino Giacomo Anderle. Voci che hanno ripercorso la vita di Mario, la devozione a Maria, l'impatto con il Laos, la vocazione a chinarsi verso i più deboli e i malati, la paura di subire attentati, la forza di mantenere l'entusiasmo fino all'ultimo. Ad ascoltarle anche l’arcivescovo emerito Bressan, già delegato apostolico in Laos, che tanto si è speso per la beatificazione di Borzaga e che in francese ha salutato la comunità Hmong.

Nell'ultima breve lettera, Mario promette di scriverne una più lunga: non sarà di carta, ma scritta con il sangue del martirio, una lettera viva testimoniata dai fratelli Hmong, presenti per festeggiare "l'uomo buono, dal cuore generoso", come è stato ricordato alla fine dell'incontro dai nipoti di Paolo: "Hanno affrontato coraggiosamente il martirio e oggi sono beati, modello per i cristiani di tutto il mondo".

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