La Messa secondo Papa Francesco

Le sottolineature sul valore e le modalità della liturgia nelle catechesi all'udienza del Mercoledì]

Ad una riunione in preparazione all’Anno Santo del Duemila sulle Udienze Generali del mercoledì tenute dal Papa per i pellegrini che ogni settimana arrivano a Roma da tutto il mondo, mi ero permesso di ricordare l’esemplarità di Papa Paolo VI, che cercava di parlare a chi aveva davanti in quel momento. Quanto egli si era dedicato a spiegare il Concilio e in particolare i frutti del riforma liturgica per capirla e viverla. Il Papa in quelle occasioni, infatti, parla – come dovrebbe fare ogni sacerdote e vescovo – non per fare un libro, una conferenza o un comunicato per i giornali, ma per rivolgersi alla gente che ha davanti in quel momento.

Dallo scorso 8 novembre Papa Francesco ha dato avvio ad un nuovo ciclo di catechesi all’Udienza Generale sul tema della Messa. Cominciando il percorso così diceva: «Iniziamo oggi una nuova serie di catechesi, che punterà lo sguardo sul cuore della Chiesa, cioè l’Eucaristia. È fondamentale per noi cristiani comprendere bene il valore e il significato della Santa Messa, per vivere sempre più pienamente il nostro rapporto con Dio». E aggiungeva «Nelle prossime catechesi vorrei dare risposta ad alcune domande importanti sull’Eucaristia e la Messa, per riscoprire, o scoprire, come attraverso questo mistero della fede risplende l’amore di Dio».

Egli sta proseguendo con fedeltà a questo impegno come un buon parroco spiega passo passo i vari momenti della Messa: «Ogni celebrazione dell’Eucaristia è un raggio di quel sole senza tramonto che è Gesù risorto. Partecipare alla Messa, in particolare alla domenica, significa entrare nella vittoria del Risorto, essere illuminati dalla sua luce, riscaldati dal suo calore» (22.11.17). All’inizio di febbraio è arrivato alla sua nona catechesi, parlando della Liturgia della Parola e del suo vertice che è la proclamazione del Vangelo, facendo anche riferimento a quel tema a lui molto caro dell’omelia, a cui ha dedicato buona parte della Evangelii Gaudium (07.02.18). La sua capacità espositiva e la sua modalità comunicativa sanno trasformare quei discorsi del mercoledì in un autentico dialogo con chi lo ascolta lì in quel momento, proprio come sapeva fare il beato Paolo VI.

Il segno di croce

Francesco sa coinvolgere i fedeli con esempi molto concreti e a volte provocatori: «Proviamo ora a porci alcune semplici domande. Per esempio, perché si fa il segno della croce e l’atto penitenziale all’inizio della Messa? … Così incomincia la Messa, così incomincia la vita, così incomincia la giornata. Questo vuol dire che noi siamo redenti con la croce del Signore…E quelle Letture, nella Messa, perché stanno lì? Perché si leggono la domenica tre Letture e gli altri giorni due? Perché stanno lì, cosa significa la Lettura della Messa? Perché si leggono e che c’entrano? Oppure, perché a un certo punto il sacerdote che presiede la celebrazione dice: “In alto i nostri cuori?”. Non dice: “In alto i nostri telefonini per fare la fotografia!”. No, è una cosa brutta! E vi dico che a me dà tanta tristezza quando celebro qui in Piazza o in Basilica e vedo tanti telefonini alzati, non solo dei fedeli, anche di alcuni preti e anche vescovi. Ma per favore! La Messa non è uno spettacolo: è andare ad incontrare la passione e la risurrezione del Signore. Per questo il sacerdote dice: “In alto i nostri cuori”. Cosa vuol dire questo? Ricordatevi: niente telefonini!» (08.11.17). Quanto gli danno fastidio certi comportamenti…

Sul tema dei gesti e dei segni ha ribadito la sua idea e la sua chiara indicazione: «Voi avete visto come i bambini fanno il segno della croce? Non sanno cosa fanno: a volte fanno un disegno, che non è il segno della croce. Per favore: mamma e papà, nonni, insegnate ai bambini, dall’inizio – da piccolini – a fare bene il segno della croce. E spiegategli che è avere come protezione la croce di Gesù. E la Messa incomincia con il segno della croce. Tutta la preghiera si muove, per così dire, nello spazio della Santissima Trinità – “Nel nome del Padre, del Figlio, e dello Spirito Santo” –, che è spazio di comunione infinita» ( 20.12.17).

Attenzione al silenzio

Un altro aspetto, spesso dimenticato nelle nostre liturgie, che il Papa richiama è quello del silenzio: «Pregare, come ogni vero dialogo, è anche saper rimanere in silenzio – nei dialoghi ci sono momenti di silenzio –, in silenzio insieme a Gesù. E quando noi andiamo a Messa, forse arriviamo cinque minuti prima e incominciamo a chiacchierare con questo che è accanto a noi. Ma non è il momento di chiacchierare: è il momento del silenzio per prepararci al dialogo. È il momento di raccogliersi nel cuore per prepararsi all’incontro con Gesù. Il silenzio è tanto importante!» (15.11.17). E aggiunge, riguardo al silenzio alla preghiera iniziale: «Raccomando vivamente ai sacerdoti di osservare questo momento di silenzio e non andare di fretta» (10.01.18)

Buoni lettori

Ma anche quando parla della Liturgia della Parola e dei lettori Papa Francesco è molto forte e chiaro: «Ho sentito che qualcuno, se c’è una notizia, legge il giornale, perché è la notizia del giorno. No! La Parola di Dio è la Parola di Dio! Il giornale lo possiamo leggere dopo. Ma lì si legge la Parola di Dio. È il Signore che ci parla. Sostituire quella Parola con altre cose impoverisce e compromette il dialogo tra Dio e il suo popolo in preghiera. Al contrario, [si richiede] la dignità dell’ambone e l’uso del Lezionario, la disponibilità di buoni lettori e salmisti. Ma bisogna cercare dei buoni lettori!, quelli che sappiano leggere, non quelli che leggono [storpiando le parole

e non si capisce nulla. È così. Buoni lettori. Si devono preparare e fare la prova prima della Messa per leggere bene. E questo crea un clima di silenzio ricettivo». E poi precisa: «La Parola di Dio fa un cammino dentro di noi. La ascoltiamo con le orecchie e passa al cuore; non rimane nelle orecchie, deve andare al cuore; e dal cuore passa alle mani, alle opere buone. Questo è il percorso che fa la Parola di Dio: dalle orecchie al cuore e alle mani. Impariamo queste cose» (31.01.18 e anche 07.02.18).

Parlando della Messa domenicale non si nasconde le difficoltà odierne ma dice: «Noi cristiani andiamo a Messa la domenica per incontrare il Signore risorto, o meglio per lasciarci incontrare da lui, ascoltare la sua parola, nutrirci alla sua mensa, e così diventare Chiesa, ossia suo mistico Corpo vivente nel mondo… Cosa possiamo rispondere a chi dice che non serve andare a Messa, nemmeno la domenica, perché l’importante è vivere bene, amare il prossimo? Non andiamo a Messa per dare qualcosa a Dio, ma per ricevere da lui ciò di cui abbiamo davvero bisogno…In conclusione, perché andare a Messa la domenica? Non basta rispondere che è un precetto della Chiesa; questo aiuta a custodirne il valore, ma da solo non basta. Noi cristiani abbiamo bisogno di partecipare alla Messa domenicale perché solo con la grazia di Gesù, con la sua presenza viva in noi e tra di noi, possiamo mettere in pratica il suo comandamento, e così essere suoi testimoni credibili» (13.12.17).

Il simbolo dell'altare

Un richiamo ci viene da Papa Francesco anche sul rispetto dell’altare, simbolo di Cristo: «Mentre normalmente si svolge il canto d’ingresso, il sacerdote con gli altri ministri raggiunge processionalmente il presbiterio, e qui saluta l’altare con un inchino e, in segno di venerazione, lo bacia e, quando c’è l’incenso, lo incensa. Perché? Perché l’altare è Cristo: è figura di Cristo. Quando noi guardiamo l’altare, guardiamo proprio dov’è Cristo. L’altare è Cristo. Questi gesti, che rischiano di passare inosservati, sono molto significativi, perché esprimono fin dall’inizio che la Messa è un incontro di amore con Cristo che “offrendo il suo corpo sulla croce divenne altare, vittima e sacerdote”… e tutta la comunità è attorno all’altare, che è Cristo non per guardarsi la faccia, ma per guardare Cristo, perché Cristo è al centro della comunità, non è lontano da essa» (20.12.17).

Sul tema della liturgia Papa Francesco era stato molto esplicito parlando ai partecipanti alla 68ma Settimana Liturgica Nazionale (24.08.2017): «E oggi c’è ancora da lavorare in questa direzione, in particolare riscoprendo i motivi delle decisioni compiute con la riforma liturgica, superando letture infondate e superficiali, ricezioni parziali e prassi che la sfigurano. Non si tratta di ripensare la riforma rivedendone le scelte, quanto di conoscerne meglio le ragioni sottese, anche tramite la documentazione storica, come di interiorizzarne i principi ispiratori e di osservare la disciplina che la regola. Dopo questo magistero, dopo questo lungo cammino possiamo affermare con sicurezza e con autorità magisteriale che la riforma liturgica è irreversibile». Parola di Francesco, Papa e Vescovo di Roma, che non vuole tanto fare un libro (…che poi sarà certamente pubblicato!), ma desidera che «La liturgia possa diventare per tutti noi una vera scuola di preghiera» (10.01.18).

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