“Voi siete la stella…”

Ai migranti raccolti in Duomo per l'Epifania le parole d'incoraggiamento dell'Arcivescovo di Trento]

[All'offertorio i doni dei popoli all'insegna della gratuità. Al mattino Tisi aveva espresso “il dolore per i bambini abusati da uomini di Chiesa”

“Cari fratelli e sorelle migranti, voi siete la stella che ci può far ritrovare il gusto della vita.  Chiediamo a Dio, come società e come comunità ecclesiale, di non commettere l’errore di Erode e di Gerusalemme di aver paura di voi”.

Si è rivolto direttamente con queste parole ai rappresentanti di tanti Paesi che vivono in Trentino il vescovo Lauro Tisi nell’invitare durante l’Epifania dei popoli a vincere gli atteggiamenti di diffidenza e paura verso lo straniero, tipica del nostro tempo. “Anche i social network – ha osservato l’Arcivescovo – fanno interagire a distanza le persone. Ma questo spersonalizza i rapporti, alimenta fantasie e paure, ci si chiude nella solitudine dell’io a cui manca la forza di uscire e di andare incontro al prossimo”.

Prendendo spunto dalle bandiere di varie nazionalità collocate sul presbiterio del Duomo dopo la sfilata in Cattedrale l’Arcivescovo ha osservato: “La ricchezza delle vostre diversità, le domande di vita e di futuro che portate nel cuore, non sono una minaccia al nostro sistema. Sono salutari provocazioni a ripensare il nostro modo di vivere e di operare. Sono un invito pressante a  riscoprire che non c’è futuro per chi cammina senza gli altri; non c’è sviluppo per chi teme le novità; non c’è pace per chi si fida solamente della fredda contabilità finanziaria senza la gioia di interagire con i volti”. Un pensiero che si proietta sulla Giornata del rifugiato, come ha ricordato don Beppino Caldera per “Migrantes”.

All’offertorio, durante il quale sono stati portati all’altare candelieri dell’India, incensi africani e altri doni tipici, si è percepita la fraternità universale, “il grande regalo del Bambino di Betlemme ai magi: “Una fraternità nuova – ha sottolineato don Lauro – non frutto di accordi e alchimie, ma che si alimenta all’amore gratuito, l’amore che non cerca nessun tornaconto.Occorre tornare a parlare del gratuito come orizzonte  della nostra umanità: è l’acqua in cui è possibile nuotare senza annegare. Il rischio opposto si chiama mercificazione: l’altro e il mondo sono qualcosa in quanto rendono economicamente”.

In mattinata, durante la Messa dell’Epifania, l’Arcivescovo aveva parlato degli “Erodi del nostro tempo che hanno generato un sistema di vita dominato dalla fretta, dal cinismo, dall’indifferenza”. Nel Bambino di Betlemme l’Arcivescovo ha voluto riconoscere “i milioni di bambini caduti nelle mani di banditi, mafie, mercanti di morte. Le cifre, come ci rammenta il Papa, sono impressionanti. Nel 2015 il 68% di tutte le persone oggetto di traffico sessuale nel mondo erano bambini. Quasi la metà dei bambini che muoiono sotto i 5 anni muore per malnutrizione. Nell’anno 2016 si calcola che 150 milioni di bambini nel mondo abbiano compiuto un lavoro minorile, molti di loro vivendo in condizioni di schiavitù. Non possiamo, inoltre, – ha sottolineato l’Arcivescovo – non nominare la storia e il dolore dei minori abusati da uomini di Chiesa. Francesco parla di “peccato che ci fa vergognare. La Chiesa – aggiunge – piange con amarezza questo peccato dei suoi figli e chiede perdono per il peccato di omissione e di assistenza, di nascondere e negare, di abuso di potere”. Infine, l’appello a lasciarsi sorprendere dal Dio che si fa bambino: “Solo così il sistema vita potrà turbare, non con l’imponenza delle sue strutture e organizzazione, ma con la gioia discreta di donne e uomini che “per un’altra via”, la via nuova del Dio di Betlemme, tornano “al loro paese” con l’antidoto alla solitudine alla morte: vivere con e per gli altri”.

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