Video di guerra tra informazione e propaganda

Nella seconda parte del rapporto “Cibo di guerra” vengono presentati i principali risultati di due rilevazioni sul campo.

La prima riguarda uno studio sulla presenza e le storie di vita delle persone in fuga dalla guerra, accolte nelle chiese locali, grazie anche al circuito delle Caritas.

La seconda rilevazione ha come tema l’uso dei “video di guerra” nei canali tematici di YouTube. Si tratta del primo studio su tale aspetto condotto dall’osservatorio sui conflitti dimenticati. La ricerca si è concentrata sui contenuti video pubblicati su YouTube da Russia Today (versione inglese), Vice News, Cnn e Al Jazeera English, nel corso di una settimana campione (dal 16 al 22 febbraio 2015). In totale sono stati esaminati 428 video (per 32,3 ore di filmati, 7 milioni di visualizzazioni e oltre 56 mila commenti).

L’attenzione ai conflitti è molto forte: le notizie sui conflitti superano in alcuni casi il 50% di tutte le notizie video trasmesse sui canali Youtube di tali testate (è il caso di Al Jazeera English).

Dall’analisi qualitativa condotta emergono tendenze ambivalenti: da un lato, la diffusione di video autoprodotti da una delle parti in causa del conflitto porta con sé anche un nuovo rischio di manipolazione, soprattutto quando l’informazione è vista come un esercizio propagandistico (e non giornalistico). Come insegna l’esperienza dei filmati prodotti dallo Stato islamico, si è passati in pochi anni dai video utilizzati per denunciare le brutalità della guerra alla violenza fatta appositamente per essere condivisa on line e terrorizzare il nemico.

La conclusione dello studio è che nel nuovo scenario liquido dell’informazione si avverte un forte bisogno di contestualizzazione e mediazione giornalistica. L’utente che arriva su YouTube da un social network spesso non si chiede su quale canale è arrivato, qual è la sua agenda politica, da chi è finanziato: preme “play”, commenta e condivide il video senza farsi troppe domande. Invece, ora più che mai, è richiesta a tutti grande attenzione. Altrimenti è vero che saremo tutti più informati, ma diventeremo anche più manipolabili.

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