“Armeni, ponte tra Occidente e Islam”

A distanza di cento anni dal genocidio del popolo armeno, con oltre 1,5 milioni di vittime per mano dell’Impero Ottomano, la Turchia si ostina ancora a negare. E’ successo venerdì 20 novembre al convegno organizzato dalla Fondazione Cassa di risparmio di Trento e Rovereto all’Auditorium Santa Chiara di Trento, nell’ambito degli eventi per commemorare il centenario di quella tragedia. A sorpresa ha preso la parola Hami Aksoy, console generale turco a Milano che, pur con toni diplomatici, ha di fatto disconosciuto lo sterminio e ribadito l’assenza di una sentenza internazionale in merito. Non si è fatta attendere ai microfoni di Trentino inBlu la replica dell’ambasciatore della Repubblica di Armenia in Italia, Sargis Ghazaryan. “Già un mese dopo il suo inizio venne riconosciuto dagli alleati dell’Intesa che per la prima volta usano il termine ‘crimine contro l’umanità’. Nel 1919 seguì una sentenza della Corte marziale ottomana – precisa l’ambasciatore – che condannò, in contumacia, un centinaio di responsabili. Oggi, cento anni dopo, tutti dovremmo avere un senso di fallimento perché i genocidi non sono ancora relegati nei manuali di storia, ma balzano nelle prime pagine dei quotidiani nella cronaca”.

Il pensiero va alle vittime di tutti i genocidi (Cambogia, Rwanda e Burundi) e da ultimo al terrore imposto dall’Isis/Daesh in Medio Oriente e in Occidente.

“Se in questi ultimi cento anni fossimo stati meno indifferenti e più attivi nella prevenzione oggi avremmo parlato dei crimini contro l’umanità come di storia e non come attualità”.

L’indebolimento alle ultime elezioni della maggioranza del presidente turco Erdogan apre spiragli di dialogo?

“Al momento non li intravedo. Quando il 15 aprile scorso il Parlamento europeo approvando una risoluzione chiedeva alla Turchia di fare i conti con la propria storia come hanno fatto le nazioni europee nel cammino verso l’integrazione, Erdogan reagì minacciando nuove deportazioni degli armeni sopravvissuti cento anni dopo”.

Pochi giorni prima Papa Francesco davanti a 15 mila fedeli armeni e non ha definito il massacro degli armeni “primo genocidio del XX secolo”, scatenando le ire di Erdogan.

“Il Papa ha auspicato che si riprenda il cammino di riconciliazione tra il popolo armeno e quello turco, invitando a fare memoria di quanto accaduto e denunciando quanti – cristiani e minoranze etniche – ancora oggi vengono perseguitate nel mondo”.

I rapporti bilaterali tra Italia e Armenia si sono rafforzati negli ultimi anni.

“Le relazioni fra i due Paesi hanno duemila anni di storia, fatti di continui intrecci culturali e identitari. Basti pensare che la più antica comunità armena all’estero è quella italiana insediatasi nel 66 d.C.. E su questi legami millenari stiamo capitalizzando nell’intensificare i rapporti bilaterali tra i due Stati”.

Come si traduce la collaborazione?

“Oggi l’Armenia è presente sotto il comando italiano in Medio Oriente nella missione Unifil nel sud del Libano, per garantire insieme la pace e la stabilità di quel quadrante geopolitico tra i più complessi. Il fronte poi degli interscambi economico-commerciali negli ultimi 3 anni è cresciuto del 93 per cento. C’è poi una cooperazione nel campo della cultura, della ricerca e nella condivisione valoriale e di coincidenza di interessi”.

Ambasciatore, oggi assistiamo a nuove persecuzioni delle minoranze cristiane in Medio Oriente. Gli armeni rischiano di subire un nuovo genocidio da parte dei terroristi di Daesh?

“Gli eredi dei cristiani armeni, che cento anni fa fuggirono in Siria, sono di nuovo costretti a fuggire. All’inizio del conflitto ad Aleppo abitavano circa 80 mila armeni oggi ne sono rimasti poco più di 10 mila, i loro luoghi sacri e della memoria sono andati distrutti. Tuttavia, il consolato generale armeno ad Aleppo è l’ultima rappresentanza diplomatica, gli occhi e le orecchie in quell’inferno”.

E quindi che ruolo gioca la comunità armena nella sfida contro il nemico globale?

“La risposta più eclatante all’intenzione genocidiaria di cento anni fa è l’esistenza stessa della Repubblica di Armenia, che per prima ha denunciato i massacri delle minoranze etniche e religiose. Possiamo dire che gli armeni negli ultimi 13 secoli sono stati l’avamposto del cristianesimo, per questo oggi ricoprono un ruolo importantissimo di ponte e di dialogo tra l’Occidente e l’Islam”.

Che segnali intravede per la riconciliazione fra i due popoli?

“Questo è stato l'anno in cui la società civile e la comunità internazionale si sono schierati su un fronte di verità storica, che si è aperto anche all’interno della società civile turca, che con audacia e verità sfida il regime”.

(a cura di)

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