Una serata a Villa Sant’Ignazio nell’ambito del fitto programma di Religion Today è stata occasione per approfondire mondi lontani e in tanti aspetti sconosciuti. L’Estremo Oriente e in questo caso la Corea (le due Coree), il Giappone di striscio, quella variegata realtà delle religioni “miti” che oggi attraggono, sono di moda, come il buddismo. E’ stato l’arcivescovo emerito di Trento Luigi Bressan, profondo conoscitore di quelle terre e di quei popoli (è stato tre anni in Corea come nunzio) a darne i contorni sfacccettati. La Corea di fine Ottocento occupata militarmente dal Giappone, fino alla divisione, la Corea del Nord e la Corea del Sud, il 38° parallelo, naturalmente senza consultare i diretti interessati, i coreani. Famiglie divise, separazioni, torti subiti. Lo sviluppo fortissimo dei primi anni Settanta per quanto riguarda Seul, la chiusura rigida del comunismo al Nord, il “mistero” che avvolge una società dove ricchi burocrati comunisti o sedicenti tali tengono nella fame e mancanza di libertà un popolo soggiogato. Fine alle aperture, insperate, recenti, il dialogo con l’America, la possibile rinuncia all’armamento atomico…

Mons. Bressan spiega come quello coreano sia un popolo che ha una grande cultura, ci tiene moltissimo allo studio –emergere culturalmente in una giusta mistura tra ramo umanista e settore scientifico e tecnologico. E cita qualche missionario che ha trascorso la sua vita nella penisola coreana come don Rinaldo Facchinelli di Susà di Pergine. La fatica dei cristiani ad essere lievito nella sterminata messe, il seme dei martiri, un film-documentario Sermon on the Mount come invito leggero ad approfondire il Vangelo, farlo diventare programma di meditazione, e di vita. “La Corea è una rosa in piena fioritura” recita un inno e il pensiero corre ancora ai negoziati in atto, che le spade si tramutino in aratri, gli arsenali di armi cedano il posto ai granai, per sfamare e dare vita. E vita in abbondanza.