Morti al confine a Gaza

Scontri a Gaza lunedì 14 maggio, con oltre 50 morti palestinesi e 1.800 feriti, e in tutta la Cisgiordania per protestare contro l'apertura a Gerusalemme dell’ambasciata Usa, nel giorno in cui Israele celebra il 70° anniversario della sua fondazione. A Gaza indetto il coprifuoco.

“Profondamente allarmato dalla forte escalation di violenze e dall’elevato numero di palestinesi uccisi e feriti nelle proteste di Gaza “, Antonio Guterres, segretario delle Nazioni Unite, ha affidato al portavoce Farhan Haq una dichiarazione sugli scontri al confine con la Striscia di Gaza che solo ieri hanno provocato oltre 50 morti e duemila feriti: “La violenza in atto sottolinea l’urgente necessità di una soluzione politica”. Il segretario generale ha ribadito, attraverso il suo portavoce, che “non esiste un’alternativa praticabile alla soluzione di due Stati, con Palestina e Israele che vivono fianco a fianco in pace, ciascuno con la sua capitale a Gerusalemme”.

Da Gerusalemme arriva all’agenzia Sir la testimonianza di padre Faltas, il francescano protagonista dell'assedio della Natività del 2002 a Betlemme, e da Gaza la voce di altri esponenti cristiani. “Sono in Terra Santa da 30 anni e non ho mai visto cose del genere, mai tanta rabbia da parte dei palestinesi. Si muore a Gaza, scontri sono in corso a Jenin, Ramallah, Hebron, Betlemme e in altre città della Cisgiordania. Il bilancio delle vittime si aggiorna in continuazione”. Al telefono da Gerusalemme, padre Ibrahim Faltas, direttore delle scuole francescane nella città santa e responsabile per la Custodia di Terra Santa dei rapporti con Israele e palestinesi sottolinea come il processo di pace sembra essersi arrestato. “La decisione del presidente Trump di trasferire l’ambasciata Usa a Gerusalemme non solo ha scatenato il risentimento palestinese, ma ha anche spaccato la società israeliana. Qui in città ci sono israeliani che esultano ed altri che contestano”, afferma. Mai come oggi, conclude padre Ibrahim, “credo sia necessario ricordare le parole di Giovanni Paolo II, quando disse che ‘Se non ci sarà pace a Gerusalemme, sarà impossibile la pace in tutto il mondo’ Gerusalemme deve essere per tutti e di tutti”.

“Ogni giorno che passa – dicono al Sir fonti locali di Gaza che vogliono restare anonime – sale la paura di una nuova guerra e per Gaza sarebbe davvero la fine”.

Contro l’apertura dell’ambasciata Usa a Gerusalemme si è espressa la Chiesa evangelica luterana in Giordania e in Terra Santa, parlando di “violazione del diritto internazionale” che “riporta indietro di decenni la politica estera nei confronti di Israele e Palestina”. Critica anche Pax Christi international.

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