““Il ritiro glaciale avviene a livello globale”

In futuro non sono da escludere problemi per i rifornimenti idrici. E andrebbe rivisto l’approccio al turismo montano

“La ciclicità è qualcosa di naturale. Nel giro di 800 mila anni ci sono state almeno 8 glaciazioni accertate e altrettanti periodi caldi. E, dopo l’attuale ‘momento’ caldo, ce ne sarà, inevitabilmente, un altro freddo – riflette Christian Casarotto, glaciologo del Muse –. Ciò che cambia, però, rispetto ad esempio al periodo dei Romani, è la concentrazione dell’effetto serra. Attualmente abbiamo superato, in atmosfera, le 400 parti per milione di anidride carbonica. Non era mai successo. E’ questo che fa la differenza e che ha fatto così ‘saltare’ la precedente ciclicità naturale. E tutto ciò, come dimostrato da quasi il cento per cento degli scienziati, è causato dall’impatto antropico, cioè dagli effetti che le attività umane hanno sull’ambiente”.

E i ghiacciai, in questo contesto, cosa ci “raccontano”?

“Questa situazione sta determinando un loro ritiro che magari ci sarà stato anche in passato, ma non a questa velocità”.

Con che conseguenze?

“Detto che i ghiacciai sono una risorsa energetica, visto che le loro acque di fusione, captate, servono alla produzione di energia elettrica, ma non solo, va sottolineato che cambia il rapporto dell’uomo con la montagna, la sua frequentazione. Inoltre, ci sono ricadute economico-turistiche e , ancor di più, il “risultato” maggiore è il dissesto idrogeologico che, a causa dell’instabilità del terreno determinata dalla fusione dei ghiacci, provoca crolli e cedimenti. Come accaduto, nel 2004, sotto le fondamenta del rifugio ai Caduti sull’Adamello dove ha dovuto intervenire la Provincia se no veniva giù tutto”.

In Trentino si sta facendo qualcosa per rianimare i ghiacciai, sempre sia possibile?

“Il ritiro glaciale avviene a livello globale, con qualche tratto, locale, dove tengono, in qualche caso avanzano o sono comunque stazionari. Di conseguenza, l’intervento dovrebbe essere globale. E uso il condizionale non a caso. Se poi lei volesse fare riferimento alla stesura dei teli è un’azione che serve solo per i ghiacciai dove si pratica lo sci d’alta quota, come al Tonale e in Marmolada, e garantire così il prolungamento della stagione, della possibilità di sciare. Ma non risolve certo il problema.

La soluzione dovrebbe essere globale”, ha appena detto…

“Eh, certo. Bisognerebbe far diminuire le emissioni di gas serra nell’atmosfera. E’ l’unica strada da percorrere e comporta un cambio nel tessuto socio-economico e quindi nella gestione delle risorse.

Difficile quando il presidente americano Trump butta a mare l’Accordo di Parigi sul clima.

“E’ inutile prendersela con Trump. Lui fa esattamente quello che aveva promesso in campagna elettorale. Semmai c’è da pensare a chi l’ha votato. Bisognerebbe votare con intelligenza, diciamo così…se ci si tiene all’ambiente”.

Insomma, che futuro ci aspetta?

Difficile dirlo. C’è chi tratteggia, entro il 2100, un arco alpino molto simile agli Appennini o ai Pirenei. E’ solo un esempio. Con tutta probabilità avremo una stagione estiva molto più lunga, siccitosa, rispetto all’attuale. Con piogge concentrate soprattutto in primavera e autunno e problemi per i rifornimenti idrici. Poi, sarà tutto da rivedere per quanto riguarda, ad esempio, l’apertura dei rifugi e quella degli impianti di risalita. Di conseguenza, ci sarebbe anche un ragionamento economico nuovo da prevedere e studiare. Ma non lo si sta facendo.

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