“La battaglia continua”

Marino Pederiva, gestore dell’omonimo rifugio a 2275 metri in Catinaccio, è uno dei volti più noti, del movimento No Slot a livello italiano. Da anni mette la sua esperienza a favore di iniziative per contrastare la ludopatia.

Quando si riferisce al gioco d'azzardo patologico spesso usa il termine cancro, perché?

“È un termine volutamente duro ma il parallelismo è calzante. In entrambe le malattie ci sono alte possibilità di ricaduta, è difficile riprendersi e la sofferenza che comportano tocca le persone più care”.

Non è la sua prima provocazione…

“In effetti no, nel 2012 ho portato una slot machine fino alla mia baita, per dimostrare la proliferazione di questi strumenti. Ho vissuto sulla mia pelle le conseguenze di questa dipendenza e ho perso parecchi soldi: 20 euro al giorno per 10 anni, fate voi i conti…”.

Quali consigli si sente di dare a chi vuole uscire dalla ludopatia?

“Partiamo dai soldi: la vera medicina è non averne, tagliare la carta di credito e condividere il conto corrente. Poi è fondamentale la sincerità: ripartire si può, ma bisogna essere onesti. Non si deve cercare di recuperare tutto quello che si è perso, perché è proprio questo il meccanismo delle ricadute. Ogni giorno che passa senza giocare è un grande traguardo, non ci si deve focalizzare sulle perdite del passato”.

Come valuta il divieto di pubblicità introdotto col “decreto dignità”?

“Credo sia una scelta utile per evitare le nuove utenze, ma ho paura di tutte le modifiche che i concessionari potrebbero inserire nel testo. Al di là di questa legge, credo sia importante che i giornali non segnalino più le vincite e che le misure di sostegno al reddito tengano conto del rischio dell'azzardo. Inoltre si dovrebbero bandire i testimonial sportivi: ammiravo Totti prima che facesse la pubblicità del lotto”.

Lo Stato si trova in un grande conflitto di interessi per quanto riguarda la raccolta derivante dal gioco d'azzardo perché finanzia le entrate. Come uscirne?

“La percentuale che lo Stato ottiene non è poi altissima, credo che i costi del problema sociale siano più maggiori (40 mila euro a persona, secondo uno studio svizzero n.d.r). Finora il problema è stato preso sottogamba e finché questa entrata sarà inserita dal governo nel bilancio di previsione, non ci sarà mai una lotta seria”.

Quali iniziative ha in cantiere con il movimento no slot?

“Per l'autunno penso a qualcosa che parta dalla strada, che mi permetta di parlare con la gente, oltre a continuare con l'attività nei club ecologici familiari e con l'Ama”.

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