La staffetta

Provincia, la maggioranza di governo alla prova della sanità

Le fibrillazioni nella maggioranza al governo della Provincia di Trento, messa alla prova sui temi caldi della sanità trentina (punti nascita periferici, conferma o meno dell'attuale direttore dell'Azienda provinciale per i servizi sanitari, non ultimo il destino del Not – Nuovo ospedale del Trentino) dalla distanza tra il presidente Ugo Rossi e Donata Borgonovo Re, culminano tra venerdì 24 e sabato 25 luglio nella staffetta tra l'ormai ex assessora alla sanità e il collega del Partito Democratico Luca Zeni, decisa dal presidente Ugo Rossi.

All’indomani di una scelta che il presidente rivendica di aver preso in completa autonomia, Rossi getta acqua sul fuoco. “Non vedo perché dovrebbero esserci maggioranze alternative. La maggioranza resta quella: Patt, Pd, Upt e Ual. L’equilibrio al suo interno è sempre lo stesso”, dice martedì 27 al termine della conferenza stampa di giunta, la prima alla quale è presente anche il neo assessore Zeni. Anzi, Rossi rivendica di aver rafforzato la coalizione, avendo ridistribuito le deleghe assegnando qualche competenza in più al vice Alessandro Olivi e agli assessori Carlo Daldoss e Mauro Gilmozzi. Ma né da Rossi né da Zeni arrivano maggiori chiarimenti sulle questioni che più frizioni avevano provocato con l’ex assessora, l’eventualità di un nuovo bando per l’assegnazione dell’incarico di direttore della sanità trentina, oggi ricoperto da Luciano Flor (a detta di Donata Borgonovo Re, il vero oggetto di scontro con il presidente Rossi) e il mantenimento o meno dei punti nascita degli ospedali di Tione e di Cles. Nel merito, il fresco assessore Zeni – che ai microfoni di radio Trentino inBlu ha dichiarato: “La priorità è la sicurezza del nascituro e della madre, dobbiamo tenere presente che il nostro è un territorio alpino e dobbiamo garantire a chi vive nelle valli determinati servizi” – si è limitato ad annunciare di aver iniziato “a ragionare sui temi in cima all’agenda, come quello dei richiedenti asilo”, e di voler dedicare il mese di agosto per approfondire la conoscenza della struttura alla quale ora è a capo. Parole che per il deputato e portavoce del Movimento 5 Stelle, Riccardo Fraccaro, rivelano “totale assenza di contenuti e di progettualità”: “Borgonovo Re è diventata il capro espiatorio su cui scaricare l’incapacità di un’intera classe dirigente”, osserva Fraccaro in una nota.

La revoca delle deleghe a Donata Borgonovo Re ha provocato più di un mal di pancia dentro il Pd. Sabato 25 nel coordinamento del partito la linea dei parlamentari Michele Nicoletti e Giorgio Tonini, che avevano ipotizzato l’apertura di una crisi di maggioranza, non era passata per la contrarietà dell’assessore Alessandro Olivi, del capogruppo Alessio Manica, di Luigi Olivieri – assessore per le Politiche sociali e per la salute della comunità di Valle delle Giudicarie e strenuo difensore dei punti nascita periferici, avendo anche promosso una raccolta firme contro la chiusura del punto nascita dell’ospedale di Tione – e di Elisa Filippi; la riunione si era conclusa con la generica richiesta di una verifica del programma di giunta. E martedì 28 i responsabili di circolo non hanno neppure posto all’ordine del giorno un documento a favore della linea di Donata Borgonovo Re e piuttosto critico nei confronti del coordinamento di sabato e del neo assessore Zeni, che avrebbe detto di sì a Rossi troppo precipitosamente. Un Pd debole, che non riesce a dettare la sua linea politica, preoccupa l’ex presidente del partito Lucia Fronza Crepaz: “La vicenda è l’ultima disfatta che ci deve portare a un congresso”, dice, sottolineando nel contempo “la necessità di andare a fondo sulle ragioni della sostituzione di Donata Borgonovo Re”.

Di occasione mancata “per confermare l’impegno concreto per una equa rappresentanza di genere nei luoghi decisionali della politica” parla la Commissione provinciale Pari Opportunità. La scelta di Rossi, sottolinea la Presidente della Commissione, Simonetta Fedrizzi, rafforza la convinzione della necessità di una battaglia “per un'equa rappresentanza di genere nelle istituzioni dichiarate democratiche”.

Sintetizza la vicenda dal punto di vista delle minoranze consiliari Walter Viola di Progetto Trentino: “Le cose sono andate come dovevano andare. La maggioranza in Consiglio ha risposto in maniera unitaria, anche se tutti con l’attesa di un passaggio di testimone”. Come poi effettivamente è stato.

vitaTrentina

Lascia una recensione

avatar
  Subscribe  
Notificami
vitaTrentina

I nostri eventi

vitaTrentina