Riconquistiamo la sicurezza

E’ un tema importante, per lasciarlo agli “imprenditori della paura” che giocano sull’insicurezza delle persone

Abbiamo demandato la sicurezza nelle nostre città alle telecamere (nei giorni scorsi Trento ne ha avuto una nuova spruzzata…). Ci siamo ripiegati su noi stessi, accontentandoci di prendere per buono il racconto – la narrazione, che è più di moda – di chi ci dice che la nostra sicurezza è a rischio. Abbiamo perso il gusto, forse per indolenza, di fiutare la verità. O almeno di cercare di farlo. Arriva salutare, in questo contesto, lo scossone che Michele Nardelli e Mauro Cereghini, il primo già consigliere regionale del Trentino Alto Adige – Sudtirol e pure presidente del Forum Trentino per la Pace e i diritti umani, ricercatore e formatore, come il secondo, già presidente del Centro per la formazione alla solidarietà internazionale di Trento, ci danno con il loro volumetto “Sicurezza”. L’hanno presentato la settimana scorsa prima a Bolzano e, la sera successiva, venerdì 13 luglio, a Trento al Cafè de la Paix. Con gli autori, introdotti da Federico Zappini che a settembre, ha annunciato, aprirà in via san Martino la nuova libreria “due punti” (“La lingua è diventata tagliente, viene usata come una clava, ma il tema della sicurezza deve trovare uno sbocco diverso”, ha detto), c’erano Lucia Fronza Crepaz, parlamentare di lungo corso e militante nel movimento dei Focolari, e Antonio Rapanà con il suo bagaglio di esperienza maturato nel sindacato nell’accoglienza dei primi significativi flussi migratori che raggiunsero il Trentino negli anni Novanta.

Pubblicato nella collana “Parole allo specchio”, per i tipi delle Edizioni Messaggero Padova, il volumetto appare agile, ma è invece, come l’ha definito con sintesi efficace don Paul Renner, “un librone, un libro pesante”. Perché propone un cambio di paradigma, un nuovo umanesimo capace di far propria la cultura del limite e la forza della nonviolenza. “Fa piacere presentarlo – ha detto Cereghini -, come a Bolzano, in un luogo di costruzione sociale. Nasce su proposta della casa editrice ed è un po’ il fratello maggiore di ‘Darsi il tempo’, il libro scritto con Michele Nardelli esattamente dieci anni fa per scavare su ciò di cui ci stavamo occupando da compagni di viaggio nei Balcani, dopo la guerra”.

Nell’ultimo decennio, ha osservato Mauro Cereghini, sono cresciuti gli imprenditori della paura, che giocano sull’insicurezza delle persone. Tempi in cui dall’impegno si è passati alla rivendicazione. Attenzione, però, ha ammonito, a non banalizzare la questione. Il tema della sicurezza e della percezione che la gente ha va preso invece molto sul serio. Dietro l’insicurezza ci sono ansia, rancore, rabbia, la solitudine di molti.

Del libro Lucia Fronza Crepaz, che era alla vigilia della partenza per Homs in Siria con marito e figlia, apprezza in particolare l’idea della “sicurezza” come “prendersi cura”: “Significa constatare la nostra umanità, fare ciò per cui siamo fatti”. La fraternità deve diventare nuovo paradigma sociale e politico, ma solo se qualificata come “universale”: “Questo deve essere il secolo della fraternità universale, su questo dobbiamo interrogare i nostri governi. Identità e dialogo non sono in contrapposizione”.

Antonio Rapanà, che da qualche tempo è in sedia a rotelle e parla solo a fatica, aveva affidato le sue considerazioni, dense, alla lettura (ci ha pensato il figlio Matteo). Ma al termine, ha chiesto il microfono e ha distillato, con sofferenza, parole pesanti. “La paura l’ho conosciuta e so che va rispettata. Le paure sono il cuore della nostra quotidianità. Ma capire e rispettare le paure non deve significare timidezza dell’opposizione: occorre smascherare il discorso pubblico di chi strumentalizza le parole per incitare all’odio contro un nemico che non c’è”. Molti italiani si sentono minacciati, perché gli irregolari fanno paura. “Ma i 5 milioni di stranieri oggi regolari in Italia hanno un passato di irregolari”. Per concludere che a provocare stupore in lui non sono le parole del ministro dell’Interno Salvini, ma “il numero crescente di persone che questa aggressività sostengono ed esaltano”.

Da qui si deve partire, ha concluso Michele Nardelli, per provare a ragionare e a prendere sul serio le paure, che hanno tante concause, ma sono prevalentemente l’esito di della solitudine e della difficoltà di capire una realtà in movimento e complessa.

vitaTrentina

Lascia una recensione

avatar
  Subscribe  
Notificami
vitaTrentina

I nostri eventi

vitaTrentina