Saldo pari a zero

Il numero dei nati eguaglierà quello dei morti in Trentino: la previsione vale per la primavera 2015, ma segna una tendenza demografica costante: rispetto a cinque anni abbiamo quasi 1.000 bambini in meno

In primavera, quando l'Istituto di statistica della Provincia presenterà l'annuario 2015, è probabile che il saldo naturale trentino sia pari a zero, ovvero che il numero dei morti sia uguale, o addirittura superiore, a quello dei nuovi nati. Una situazione, quella della non-crescita, che la provincia ha già sperimentato nel 1990 e che è frutto di un inarrestabile declino della natalità.

Sempre meno vagiti in Trentino, quindi, stando ai dati disponibili più recenti, quelli del 2014. Nel corso di quell'anno sono nati 4.862 bambini, 250 in meno rispetto al 2013.

L'andamento è evidente esaminando la serie storica: il 1964 è stato il momento in cui le culle erano più affollate, con 8 mila neonati circa, mentre il record negativo si è toccato nel 1986, con 4.082 figli venuti al mondo. Da quell'anno i numeri sono tornati a crescere, ma solo fino al 2010, data spartiacque con 5.454 bebè.

Il trend degli ultimi cinque anni vede nuovamente un calo di bebè. “Il numero di donne in età feconda si sta assottigliando”, spiega Vincenzo Bertozzi, direttore dell'Ufficio Sistema informativo e statistico della Provincia. “Le figlie del boom economico stanno uscendo dall'esperienza riproduttiva e le giovani in età da procreazione sono decisamente meno numerose”, aggiunge l'esperto, da quasi trent'anni alle prese con la demografia trentina.

Il tasso di natalità, dato dal rapporto tra il numero dei nati e la popolazione media residente, nel 2014 si attestava a 9,1 nati per mille abitanti, lievemente inferiore a quello dell'anno precedente (9,6). La serie storica evidenzia un calo continuo che inizia nel 2000 (10,7), a testimoniare la sempre più scarsa propensione alla maternità.

La si può evincere anche dal dato sul numero medio di figli per donna. Nel 2014 è stato 1,54, superiore al dato medio nazionale (1,37), ma comunque in calo progressivo dal 2010: mezzo secolo fa, nel 1962, lo stesso indice era addirittura 2,47.

Questo andamento, d'altro canto, non è nemmeno più controbilanciato dall'alto tasso di fecondità delle donne straniere (16,5 nati per mille residenti stranieri nel 2014): con la crisi economica, infatti, gli arrivi in provincia di Trento sono fortemente diminuiti.

Nell'indagare il calo della natalità è opportuno fare riferimento anche alla crisi dei matrimoni. Nel 2014 in Trentino sono state celebrate 1.496 cerimonie, 83 in meno rispetto al 2013 e circa il 40% in meno di quelli che si svolgevano a metà degli anni Novanta. Il tasso di nuzialità (numero di matrimoni per 1.000 abitanti), quindi, nell'ultima rilevazione era del 2,8 per mille, dimezzato rispetto a due decenni fa.

A questo si aggiunge l'aumento dell'età media degli sposi al primo matrimonio: nel 2014 era 35,2 anni per i maschi e 31,7 per le femmine. Nel 1995, invece, si pronunciava il fatidico “sì” rispettivamente a 30 anni e a 27. “Se si calcola che in Italia due terzi dei bambini nascono da genitori coniugati, si capisce come anche questo dato incida sulla decisione di avere un figlio”, sostiene l'esperto della Provincia.

Davanti a questo crollo demografico è magra consolazione verificare che la natalità in Trentino, nell'ultimo ventennio, è stata decisamente superiore rispetto alla media nazionale (8,3 per mille). “Questo valore è influenzato da diversi fattori, tra i quali l'elevata qualità della vita e l'influsso del Nord, dove nascono più bambini”, fa notare Bertozzi.

Trento e Bolzano, inoltre, sono tra le uniche province in Italia dove la popolazione aumenta ancora in virtù del saldo naturale e non solo per quello sociale (differenza tra iscrizioni e cancellazioni anagrafiche). O almeno così è stato fino al 2014, quando le nascite hanno superato le morti di sole 109 unità. “Il fatto è che nel 2010 questo differenziale era di 703 unità, nel 2013 di 487. Il margine è sempre più sottile ed è probabile che nel 2015 siamo arrivati allo zero”, conclude Bertozzi.

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