“Samantha è già un simbolo”

“Non ce ne accorgiamo, ma noi dipendiamo dalla tecnologia nello spazio”

“Il Muse? Si giustifica come investimento internazionale”

“La scienza non ha risposte per tutte le domande dell'uomo”

Dalla cabina di regia dell'Agenzia Spaziale Italia, che guida da appena 8 mesi, il trentino Roberto Battiston segue ora per ora la missione “Futura” della trentina Samantha Cristoforetti: la sua ottima collaborazione con gli altri uomini sulla Stazione Spaziale Internazionale, ma anche gli imprevisti, come quello del 15 gennaio scorso, prontamente risolto.

All'inizio dell'intervista, concessa ben volentieri al nostro settimanale, gli abbiamo chiesto come valuta il fatto che tanti trentini si siano appassionati all' avventura della prima donna italiana nello spazio, non solo per l'orgoglio provinciale delle sue origini solandre.

Il fatto che la figura di questa ragazza giovane e simpatica, capace di una comunicazione molto diretta, abbia colpito il cuore degli italiani, è molto positivo, anche per il fatto che non sono frequenti nel nostro Paese le opportunità per i giovani di raggiungere posizioni rilevanti. E' significativo che il contesto scientifico internazionale – come dimostra anche il caso di Fabiana Gianotti, prima donna chiamata come direttore generale al Cern di Ginevra – aiuti a raggiungere posizioni importanti a chi le merita.

Cristoforetti è la prima donna italiana, fra i sette astronauti italiani.

Samantha è già diventata in Italia un simbolo per molte donne. In alcune ha sollecitate anche atteggiamenti materni, in altre di identificazione e di emulazione. E' vista giustamente come la conferma che nella vita si possono raggiungere traguardi ambiziosi se ci si applica con dedizione.

Parliamo dell'Agenzia Spaziale Italia, che il governo ha voluto rilanciare affidandola lo scorso anno alla sua direzione. Quali sono gli obiettivi di quest'investimento? Un tempo si temeva che prevalessero gli scopi militari…

No, gran parte della nostra ricerca è di carattere civile. Quando necessario, peraltro, si collabora con la Difesa non per le applicazioni di carattere bellico – l’Italia nelle sue fondamenta costituzionali ripudia la guerra – ma per il monitoraggio dei rischi che possono essere presenti nel nostro quadro geografico o anche nel contesto internazionale in cui si svolgono azioni di pace.

Qualche esempio di “ricaduta” sul piano civile della ricerca spaziale?

Penso alla navigazione, ai trasporti, alle comunicazioni. Il sistema satellitare GPS, ad esempio, è fondamentale: se un giorno si fermasse, gran parte della nostra vita subirebbe un sensibile rallentamento.

Non ce ne accorgiamo, ma noi dipendiamo dallo spazio. Una volta messo in orbita un satellite funziona molto bene. In campo meteorologico ci dà la possibilità di prevenire le calamità, limitare ingenti danni. Per questo sono giustificati gli investimenti nella ricerca.

L’Italia con Francia e Germania è molta impegnata fra le nazioni dell’Ente europeo: nello spazio l’Europa è più unita che sulla terra?

Direi proprio di sì. Questa maggior armonia è dovuta al fatto che in campo scientifico ci si trova di fronte ad obiettivi ben definiti. Ogni Paese comprende cosa deve investire e cosa può ottenere. A soli 50 anni di vita l'Agenzia Europea ha raggiunto risultati notevoli.

Torniamo sulla terra, a Trento, dove recentemente lei ha parlato al Mart: come valuta quest’investimento museale?

Un successo sbalorditivo, vicino a quello dei grandi musei: mezzo milione di visitatori, molti dall'estero. La nostra regione deve tenersi stretto questo risultato, tenere alto questo livello di attrattività, con mostre temporanei e ricerca di buon livello. Non possiamo dormire sugli allori, comprendendo che il Muse non è giustificato solo a livello nazionale. E' così anche per il Centro di protonterapia che ci invidiano. Sono realtà che trovano legittimazione a livello internazionale.

Una domanda personale: lo studio dell’universo e delle astroparticelle, l’infinitamente grande e piccolo, si concilia con la dimensione spirituale?

Dobbiamo riconoscere che la ricerca scientifica dai tempi di Galilei in poi utilizza un metodo scientifico che ci ha consentito grandi progressi. Una metodologia rigorosa, anche su base matematica, che ha aperto la strada a passaggi che i ragionamenti astratti o filosofici non avrebbero mai raggiunto. A mio avviso quindi è importante dare alla scienza massima libertà di azione, si muove nell'interesse dell'uomo.

La scienza non riesce a rispondere a tutto…

Certamente, la scienza non ha risposte per tutte le domande dell'uomo. Quelle legate alla storia di ogni uomo, al senso della susa esistenza, non non sono domande a cui la scienza può dare risposta. Può solo aiutare la mente per guardare all’immensita e alla complessità dell’universo, traendovi ispirazioni utili anche alla riflessione personale. Devono rimanere due strade parallele, non pretendendo quindi con la scienza di rispondere a tutto, ma non pretendendo nemmeno con la religione o la cultura filosofica di indicare strade che riguardano il procedere della ricerca. Se sapessimo già le risposte non faremmo ricerca, ma siccome ricerchiamo dobbiamo poterlo fare liberamente. Insomma due mondi che si parlano, ma restano distinti?

E' la grande lezione che abbiamo imparato, ad esempio nello studio dell'evoluzione degli esseri viventi. Senza atteggiamento scientifico non avremmo capito quanto ora ci è evidente. Lo riconosce anche la Chiesa, oggi. Quindi la scienza non è minaccia per il nostro pensiero; offre una buona base su cui ragionare anche su quanto essa non ci permetterà mai di raggiungere.

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