In bocca e in ginocchio

Tempo di Prime Comunioni nelle nostre parrocchie. Mi scrive un confratello: per favore, di’ qualcosa per rispondere all’email, mandata a tanti parroci, da uno che invita a dare la Prima Comunione ai bambini “in bocca e in ginocchio”.

Chissà perché c’è sempre qualcuno che, ritenendosi un buon cristiano, ne sa sempre più del Papa e della Chiesa, che hanno permesso e indicato anche questa modalità di accostarsi a ricevere la Comunione. Anzi forse è più importante educare i bambini fin dalla Prima Comunione a ricevere bene con semplicità, verità e dignità la Santa Eucaristia. Molti adulti, infatti, non danno un buon esempio neppure in questo.

Un primo valore è dato dal cammino processionale verso l’altare per accedere a ricevere dal sacerdote, dal diacono o dal ministro il Pane consacrato: un segno e un simbolo da non trascurare e da evidenziare. L’inginocchiarsi è tipico dell’adorazione (che ha i suoi tempi e i suoi momenti) e non della comunione.

L’uso non è moderno, è antico e non indica certo una mancanza di rispetto per la Santa Eucaristia. Scriveva San Cirillo di Gerusalemme verso il 350 nelle sue Catechesi Mistagogiche: “Quando ti avvicini, non venire avanti stendendo i palmi delle mani, né con le dita allargate. Ma poiché sulla tua mano sta per posarsi il Re, fagli un trono con l’altra mano; ricevi nel cavo della tua mano il Corpo di Cristo e rispondi: Amen”.

In Italia questa modalità è stata ripresa nell’Avvento del 1989 in seguito a quanto previsto già nel gennaio 1973 dal Beato Papa Paolo VI e descritto nel Rito della Comunione e Culto Eucaristico del 1978. Rimane sempre la libertà di ricevere la Santa Comunione in bocca. Ma mi domando: forse la nostra bocca o la nostra lingua peccano meno delle nostre mani?

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