Misericordia per tutti?

Di questi tempi torna l’accusa alla Chiesa cattolica (anche rispetto ad altre confessioni cristiane) di eccessivo perdonismo, di “assolvere” tutto e tutti e così di ingenerare l’idea che tutto va bene e che tanto alla fine Dio perdona tutto e quindi si può fare ciò che si vuole. La domanda può nascere anche di fronte al nuovo e imminente Anno Santo con la sua proposta di attingere alle fonti della divina misericordia. Quasi fosse come quando si giocava a nascondino: “Tana; libera tutti!”.

Papa Francesco è molto esplicito nella Bolla di Indizione del Giubileo Misericordiae Vultus (n. 19 e 20) quando si rivolge a tutti “gli uomini e le donne che appartengono a un gruppo criminale” e dice con forza e coraggio: “vi chiedo di cambiare vita”! E poche righe dopo aggiunge lo stesso invito “alle persone fautrici e complici di corruzione”, facendo un chiaro riferimento all’illusione del denaro che prende il posto di Dio. E afferma con la sua solita incisività: “Non portiamo il denaro con noi nell’al di là”!

Quando,in televisione o alla radio, sentiamo parlare di corruzione, di frodi, di ruberie e di imbrogli non dovremmo pensare solo agli altri, al Meridione, a Roma, ai grandi enti statali. Anche nei nostri ambienti trentini nelle amministrazioni, nelle nostre case c’è da fare un serio esame di coscienza proprio rispetto al settimo comandamento, che la Chiesa non ha mai cancellato dalle tavole della Legge divina: non rubare. Un comando, una volontà di Dio disattesa anche da noi con estrema superficialità e faciloneria. E chi non fa il “furbo”, chi non si mette via qualcosa (“tanto non mi vedono; tanto non mi prendono; tanto lo fanno tutti”) è giudicato un povero sciocco. Inoltre per molti non appare neppure come un peccato da riconoscere e confessare per non farlo più.

Volere i primi posti nella società, scegliere di vivere una responsabilità aziendale o sociale, non è peccato se è per servire; come fanno i genitori, come fanno molte persone, anche nel nostro tempo dove non tutto è marcio, dove non tutti sono disonesti, dove non tutti approfittano dei loro incarichi e della loro carica.

L’Anno Santo non parla giustamente di castighi, ma di ravvedimento: questo sì è da ricordare, per avere da Dio abbondanza di misericordia.

dongi

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