Quante porte sante! E noi lo siamo?

C’era una volta… la porta santa delle quattro basiliche patriarcali di Roma. E ci sono ancora tutte e quattro! Ma insieme in questo Anno Santo ce ne sono a migliaia; almeno circa 3 mila nelle altrettante cattedrali del mondo e poi in tutti i santuari e le chiese giubilari in ogni parte della terra. Quante porte sante; troppe per qualcuno in questo giubileo straordinario! Troppe novità, si dice ancora, da parte di questo Papa! E si dimentica che una novità c’era già stata nel 1983, anno santo della Redenzione, quando il Papa San Giovanni Paolo II aprì la porta senza far cadere il muro, come era accaduto ancora nel 1975 col Beato Paolo VI; o quando nel 2000 era scomparso anche il martello (e la cazzuola della chiusura). Quell’aggiornamento voluto già dal Santo Giovanni XXIII, perché la Chiesa fosse attenta ai segni dei tempi.

Oggi le porte si moltiplicano e il simbolo può mutare senza che si perda il messaggio grande che è quello di Cristo, la Porta, come lui stesso si è definito: “Io sono la porta” (Gv 10, 7.9).

Quante porte anche noi varchiamo ogni giorno! La nostra esperienza ci porta a pensare a porte aperte, porte chiuse, porte spalancate, porte sbattute, porte socchiuse, porte scardinate, porte blindate… per esprimere tante e diverse situazioni di vita. Pensiamo anche ai tanti portali che ci danno accesso alla realtà virtuale attraverso i moderni mezzi di comunicazione. Domandiamoci: noi in questo Anno Santo quali porte cerchiamo, a quali andiamo a bussare, quali vogliamo varcare?

Nel Natale possiamo anche guardare alla porta della grotta di Betlemme, una stalla spalancata, dove trovare rifugio; una porta aperta agli angeli, ai pastori, ai magi… Quante volte Papa Francesco ci chiede di sentirci chiamati a essere una porta: chi ci incontra deve poter avere accesso a Cristo, a Dio, alla sua verità, al suo amore; deve poter trovare misericordia. Quest’Anno Santo ci suggerisce di fare un passo più deciso e spedito verso quella porta che è Cristo, la nostra vera ricchezza e abbondanza, e di indicarla ai giovani, perché non seguano chi distrugge la vita, ma riconoscano la sua voce e seguano Cristo nella radicalità e nella totalità del dono, per essere come una porta sempre spalancata a Dio, ai fratelli e alle sorelle, al mondo.

Secondo una bella tradizione irlandese, che si è diffusa in molte parti del mondo, la vigilia del Natale in molte famiglie si accende un lume e lo si pone sulla finestra di casa per indicare a Maria e Giuseppe, alla ricerca di un rifugio per la notte, che in quella casa possono trovare dimora e accoglienza. L’umanità cerca di rimediare a quel rifiuto, a quella porta chiusa, a quella non accoglienza sperimentata dal Figlio di Dio nella notte in cui è venuto nel mondo, quando è venuto alla luce in una grotta, in una stalla nei dintorni di Betlemme. Può essere questa anche la dimensione spirituale del nostro celebrare e vivere il Natale in questa fine dell’anno 2015 e come prospettiva per il nuovo anno 2016: porre una luce alla finestra del nostro cuore per indicare al Signore che da noi c’è sempre una porta aperta e un cuore spalancato. Siamo invitati a porre un segno della nostra disponibilità per dirgli che da noi c’è sempre un posto per lui, che siamo sempre pronti ad accoglierlo, anche quando si presenta sotto le apparenze semplici e povere di chi bussa alla nostra porta. Questo è il vero messaggio del Natale di oggi e di sempre da offrire al mondo, il messaggio di ogni porta della misericordia.

dongi

(30 – fine)

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