Dal frigorifero al bidone della spazzatura

In Alta Badia in questi giorni si parla di sostenibilità in cucina, riduzione dello spreco e recupero degli alimenti. A discuterne sono i maggiori chef italiani e internazionali (39 da 14 nazioni e 4 continenti), sotto la regia di Norbert Niederkofler chef del St. Hubertus di San Cassiano. Il suo locale è stato recentemente insignito del titolo di “Ristorante sostenibile dell'anno” dalla Guida de L'Espresso e del prestigioso riconoscimento delle 3 Stelle Michelin.

Care’s, questo il nome del congresso, è soltanto uno degli eventi che quasi ormai quotidianamente cercano di tenere alta l'attenzione pubblica su una tematica sempre più sentita: la riduzione dello spreco di alimenti.

Un'indagine condotta nello scorso settembre dall'associazione Last Minute Market in collaborazione con l'Università di Bologna ha messo in luce dati preoccupanti: è di circa 15,5 miliardi di Euro il valore del cibo che ogni anno gli italiani buttano nella spazzatura, somma che corrisponde all'1% del Pil. Un quinto di questi alimenti, per un valore di 3,5 miliardi di Euro, non fa nemmeno in tempo ad arrivare nei negozi, perdendosi lungo la filiera di produzione e distribuzione. Pesano parecchio anche le mense scolastiche dove ogni giorno si butta via circa un terzo di quello che viene cucinato e servito agli studenti.

Cifre spaventose e incomprensibili soprattutto se messe in relazione con la difficile situazione economica di molte persone e famiglie che faticano ancora ad avere accesso a beni di prima necessità. Ma oltre agli aspetti sociali lo spreco ha risvolti ambientali non indifferenti: per produrre il cibo che finisce nella spazzatura si è spesa acqua e energia, è aumentato l'inquinamento e si è modificato l'ambiente nel quale viviamo.

Da settembre 2016 l'Italia, seconda in Europa, si è dotata di una legge (la numero 166/2016) che incentiva le buone pratiche in materia di recupero del cibo prossimo alla scadenza. È ora più semplice far incontrare e interagire i punti vendita delle catene di distribuzione che hanno eccedenze alimentari o prodotti prossimi alla scadenza, con associazioni di volontariato e enti a finalità sociale.

Molto però deve essere anche fatto tra le mura domestiche dove l'80% degli alimenti che viene buttato nella spazzatura è ancora commestibile, come ha dimostrato una ricerca condotta sulle abitudini di 400 famiglie italiane.

Ma pensare che una cucina quotidiana più sostenibile passa solo attraverso la guerra allo spreco è un'idea errata. Il mio consiglio è di riflettere su qualche spunto che vorrei darvi e magari metterlo in pratica fin da subito.

1. Mettete nero su bianco. Preparate sempre una lista della spesa prima di andare in negozio: vi aiuterà a concentrarvi su ciò che realmente vi serve. Per qualche settimana, oltre a tenere nota di ciò che comperate, segnatevi anche ciò che buttate via e il motivo per cui lo avete fatto. Vi tornerà utile per regolarvi su quanta merce comperare le prossime volte.

2. Mangiate meno, mangiate meglio. Non lasciatevi attrarre solo dalle offerte ma leggete con attenzione le etichette degli alimenti. È meglio poco e buono piuttosto che tanto e di bassa qualità. Ciò che mangiamo diventa parte del nostro corpo. Meglio ancora se ciò che ci fa più felici è anche la scelta più sostenibile per l’ambiente.

3. Sbarazzatevi delle solite cattive abitudini. Siete proprio sicuri che le bucce delle carote sono da buttare via? E se provaste a trasformarle in croccanti chips? Avete mai visto quanto gustoso succo si ricava dai torsoli di mela con l’estrattore? Non buttate via più del 50% di un carciofo mentre lo pulite solo perché “si è sempre fatto così”. Mettetevi in gioco in cucina e rimettete in gioco quelle parti degli alimenti che avete sempre visto soltanto come scarti.

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