E’ sempre la politica dei veleni

In attesa che i risultati dei ballottaggi di domenica certifichino se davvero il centrodestra è in ripresa e se il PD regge o meno, la politica continua a lavorare immergendosi nei mari del populismi e dei veleni. Sul primo versante brilla la questione dello ius soli per i figli degli immigrati, sul secondo la sempre più torbida vicenda della Consip.

Il riconoscimento della cittadinanza ai figli degli immigrati regolari nati in Italia è una questione storica per molti paesi che da tempo riconoscono, con modalità e con vincoli diversi, il vantaggio di acquisire cittadini nel momento in cui si tratti di soggetti nati e cresciuti nel proprio sistema sociale ed educativo. La psicosi dell’invasione e le oggettive difficoltà che si riscontrano in vari casi a vedere riconosciuta dagli immigrati la necessità di adeguarsi alla nostra cultura rendono ovviamente problematica la questione e bisogna riconoscere che le forze politiche favorevoli alla nuova misura hanno fatto ben poco per preparare l’opinione pubblica ad accettare la novità (i pietismi e i romanticismi delle foto di bambini non servono a molto).

Inoltre bisognerebbe prendere coscienza che quel sistema educativo (scolastico) che dovrebbe essere in grado di formare i nuovi cittadini immigrati non è che funzioni benissimo: anzi, ad essere onesti, spesso non è neppure in grado di far diventare davvero cittadini i figli degli italiani. Così si capisce dove peschino consensi non solo la Lega, ma anche gli abilissimi Cinque Stelle che hanno subito fiutato gli umori della pubblica opinione.

Chiedere un minimo di senso del bene pubblico alla classe politica attuale diventa però molto difficile quando in parallelo a queste battaglie ideologiche si assiste al pasticcio del caso Consip. Qui è ipocrita fingere che il governo e la maggioranza abbiano retto benissimo alla discussione al Senato, perché tutti sapevano che i parlamentari non volevano arrivare alla crisi di governo che li avrebbe spediti anzitempo a casa. Perciò tutti a dargli sotto con la teatralizzazione dello scontro, ma in definitiva tutti solidali a non provocare l’incidente risolutore.

Eppure sembra non ci si renda conto della natura potenzialmente esplosiva del caso, anche se è vero che la pubblica opinione ormai ha fatto il callo a tutto e non sembra appassionarsi più di tanto alla faccenda. Invece gli elementi di crisi non mancano affatto e proviamo ad elencarli. Sembra che la Consip, nata per moralizzare il sistema degli appalti di servizi, fosse diventata in realtà un ente semplicemente nelle mani di cartelli di imprese che avevano rapidamente imparato come muoversi in quel contesto. Naturalmente il sistema chiamava in causa arruffati “facilitatori”, lobbisti casarecci e forse qualche parente di uomini di governo incapace di stare al suo posto. Su tutto questo indagava la magistratura napoletana, che però si serviva di carabinieri che anziché cercare prove di reati sembra fabbricassero allusioni e sospetti per inguaiare appartenenti a sfere politiche. Forse altri alti ufficiali dell’Arma per evitare le conseguenze di questi pasticci ritenevano di mettere in guardia i vertici implicati, i quali però, anziché far tesoro delle segnalazioni per far funzionare meglio le cose, le usavano per inguaiare a loro volta i loro ex protettori politici.

Questo guazzabuglio inesplicabile non è certo, perché ogni cosa è frutto di giochi di specchi, di sospetti e fughe di notizie. Però si ritiene in molti ambienti che si tratti di uno scandalo ad orologeria che ha per obiettivo di far saltare la leadership di Matteo Renzi, sebbene non si capisca a vantaggio di chi, se non della promozione di un ulteriore caos politico.

Ad ogni buon conto, in vista di questa possibile deflagrazione impazza una specie di lotta di tutti contro tutti, che eccita il mondo dei talk show e dei giornali, ma che indebolisce ulteriormente il nostro paese nel momento in cui, invece, sembra alle viste uno sviluppo positivo dell’economia e della politica europea. In un’orgia di mosche cocchiere e di cinismo tatticista da parte di molti ambienti delle nostre classi politiche si sta mettendo più o meno incoscientemente a rischio la possibilità che l’Italia possa sfruttare opportunamente quella che parrebbe una congiuntura europea favorevole.

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