Tanta confusione sotto il cielo

Forse c’era da attenderselo, ma poteva andare anche un po’ meglio. La confusione in cui le fibrillazioni del personale politico stanno gettando il nostro già malmesso sistema costituzionale non depone a favore del senso di responsabilità dei parlamentari.

Abbiamo capito da tempo (e l’abbiamo scritto) che tutto ruota attorno al progetto di disarcionare Renzi, ma il cavallo Italia rimasto senza cavaliere riuscirà a non finire in qualche fosso facendosi del male? La metafora non è peregrina. Il momento è delicato sia in Europa che nel mondo, il nostro paese non è un’area marginale, e in queste condizioni mandare a scatafascio il governo non ci apre una strategia intelligente. Aggiungiamoci che con questo si rischia di privarsi anche della possibilità di avere un presidente della repubblica dotato dell’autorevolezza necessaria per dare una mano sostanziale a tenere in carreggiata il paese sia a livello interno che a livello internazionale.

Ovviamente tutto ruota intorno all’incognita di cosa potrebbe succedere con la nuova legge elettorale che sulla carta sembra poter incoronare definitivamente la leadership di Renzi grazie al premio di maggioranza concesso alla lista. Diciamo subito che la polemica sui “nominati” è aria fritta, per la semplice ragione che quasi sempre i parlamentare sono stati in qualche modo nominati dai partiti di riferimento (le modalità sono diverse, ma il risultato è quello). Aggiungiamoci che è un po’ bizzarra questa campagna che presenta le preferenze come la difesa della libera scelta dell’elettore. Ai tempi del successo di Mario Segni (e non erano secoli fa) tutti erano lì a stracciarsi le vesti per le preferenze veicolo di corruzione. Ma si sa, il populismo vive di memoria corta.

Il premio di maggioranza alla lista vincente (o al primo turno col 40% o al secondo turno) libera da quel pasticcio che sono nella fase attuale le coalizioni: ricordarsi che proprio queste uccisero due volte i governi Prodi. Ci si chiede perché Berlusconi abbia alla fine ceduto su questo punto, ma la ragione è molto semplice. Per Berlusconi oggi fare una coalizione sarebbe un suicidio: dovrebbe come minimo dare a Salvini le chiavi di casa sua e sarebbe sotto il suo continuo ricatto. Meglio dunque per lui ricavarsi il ruolo della opposizione ragionevole che può, a seconda delle circostanze, negoziare con la maggioranza in nome degli interessi che rappresenta (e che non si pesano semplicemente in termini di voti alla Camera).

Gli avversari di Renzi hanno tutt’altre intenzioni. Ci si chiede perché i suoi avversari interni possano avere interesse alle coalizioni, visto che, almeno in teoria, il partito vincente sarebbe quello in cui stanno anche loro. Ancora una volta la spiegazione è molto semplice. Come minoranza interna (per di più senza grande spessore politico) gli avversari più radicali sanno che conterebbero quasi nulla. Se il PD fosse costretto a coalizzarsi per avere il premio di maggioranza, non potrebbe evitare di farlo con un po’ di partitini della sinistra estrema e dunque la minoranza interna potrebbe manovrare per linee esterne ricattando il suo partito. Si parla tanto di Renzi come erede della vecchia DC, ma quella delle minoranze del suo partito è esattamente la strategia che reggeva le lotte di corrente nella antica Balena Bianca: quando il governo sbandava a destra, le sinistre interne potevano contare sulle rimostranze dei socialisti, quando sbandava a sinistra le destre interne correvano a chiedere aiuti ai liberali (e in alcuni tempi anche alla Chiesa…).

Per il momento il premier-segretario sembra in grado di tenere le sue posizioni, ma il prezzo è ovviamente una certa dipendenza da Berlusconi che rischia di costargli elettoralmente, nonché la prospettiva di un caos parlamentare nelle elezioni del successore di Napolitano, il che non solo lo indebolirebbe molto sul piano internazionale, ma potrebbe portare sul Colle un personaggio non all’altezza del compito delicatissimo di regolatore della transizione politica che è in pieno fermento.

Per sovrappiù aggiungiamoci che tutto questo acuisce il rischio di elezioni anticipate in tempi ravvicinati (qualcuno dice già a maggio prossimo) e con la confusa legge elettorale che si è formata per la cassazione del “Porcellum”. Davvero un brutta prospettiva.

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