La logica della misericordia

La recente lettera alla comunità dell’arcivescovo di Trento, “Il dodicesimo cammello”, si apre con una simpatica storiella. Il racconto verte su un’eredità di 11 cammelli che il proprietario ha suddiviso tra i tre figli: metà al primo, un quarto al secondo e un sesto al terzo. Siccome 11 non è divisibile per due, gli eredi litigano. Solo la generosità di un passante risolve la questione, donando il suo cammello ai litiganti; ora i cammelli sono 12, per cui ne vanno 6 al primo figlio (12/2), 3 al secondo (12/4) e due al terzo (12/6). Ma, udite udite, la somma fa 11 (6+3+2), per cui il passante si può riprendere il suo cammello. Morale della favola: la bontà del dono supera l’avidità delle persone. Ora, la storiella è carina, ma è chiaro che c’è un errore proprio all’inizio: ½ + ¼ + 1/6 non fa uno! Le divisioni decise dal padre sono sbagliate, e non so se il testamento sia valido… Prova ne è che il primo figlio prende 6 cammelli, e 6/11 è maggiore di ½ per cui egli eredita più di quanto voluto dal padre. Nella mia visione pragmatica, la storiella dei cammelli dimostra che è sempre bene preferire la precisione, anche nei testamenti, e che è pericoloso usare la matematica in modo poco chiaro.

Giovanni

La matematica non è un’opinione, questo lo sappiamo. E il nostro lettore, esperto in questo campo ma non solo, ha fatto bene a ricordarcelo. È importante anche ritornare sulla lettera del nostro arcivescovo perché parla proprio della “logica del dono” (tema segnalato nella parte di lettera che non ho riportato qui sopra per ragioni di spazio) che in certi casi sembra poter fare miracoli. Non dico che riesca a piegare la matematica, oppure a contraddire la logica e mettere tra parentesi la necessità della correttezza formale dei testamenti, ma a far cambiare direzione al mondo probabilmente sì.

Penso però che la storiella avesse un altro senso rispetto a una questione solamente numerica: i fratelli litigavano perché non riuscivano a dividersi quello che non avrebbero mai potuto dividersi in quanto c’era un errore matematico. Fuor di metafora si può dire che molto spesso, nelle vicende umane, non basta la ferrea logica per risolvere le situazioni. Se poi (questa è una mia aggiunta alla storia) i figli avessero scoperto che il testamento del padre era sbagliato o non valido, si sarebbero azzuffati ancora di più, non riuscendo in nessun modo a venire a capo del problema.

Ci vuole dunque un intervento esterno risolutore, quello del passante che offre il suo cammello. Ora che questa sua generosità sia un espediente – se vuoi un errore, una scelta casuale o inconsapevole, oppure addirittura un inganno – conta poco o nulla, perché alla fine riesce a far ritrovare la concordia ai fratelli. Una cosa non da poco, di certo non ottenibile con le radici quadrate o con la segnalazione dell’errore matematico. La morale della favola mi sembra molto significativa e forse non riguarda l’avidità delle persone, quanto la constatazione che a volte le situazioni si risolvono non con lo svelamento della “verità”, ma con l’umanità e la generosità del gesto. È un qualcosa di spontaneo, che viene dal cuore e non dalla testa.

Nel Vangelo incontriamo spesso parabole che vanno contro il buonsenso e pure la logica della realtà. Sono utilizzate da Gesù proprio per questo, perché sovvertono l’ordine prestabilito, perché immaginano un mondo strano chiamato però “Regno di Dio”. In questo mondo gli ultimi sono i primi, chi si fa servo possiede il maggiore onore, chi viene chiamato per lavorare una sola ora guadagna il salario per tutta la giornata, il figlio dissipatore e ingrato riceve un trattamento migliore di quello che ha onorato il padre per tutta la vita. Questa è la vera matematica evangelica, la contabilità di Gesù.

Questa è la misericordia proposta ai cristiani che mette in discussione la logica consolidata. Poi nel corso dei secoli schiere di filosofi e di teologi si sono chiesti se Dio debba o meno soggiacere alle regole della matematica e della logica. Sono discussioni anche interessanti, mai banali, ma che forse si allontanano dalle questioni di fondo. Alcuni hanno cercato di inglobare la fede in un “sistema” (come Hegel ma anche come parecchi teologi) finendo per accantonare l’annuncio centrale del cristianesimo, quello della risurrezione. Le leggi della natura dicono che dalla morte non si ritorna.

Il punto che mi piace evidenziare infine è il fatto che, nella logica – illogica – cristiana la misericordia supera la verità, non è parallela ad essa come sostenuto pure da autorevoli rappresentanti della Chiesa. La salvezza è gratuita, come il gesto del passante che, senza fare troppi calcoli, anzi sbagliando i calcoli, ha portato la pace tra i fratelli. Penso che, se così si può dire, anche Dio abbia sbagliato i suoi calcoli nel creare il mondo e che, se avesse ragionato con logica stringente, lo avrebbe distrutto… ma alla fine ha prevalso la misericordia.

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