Leggere la Bibbia

Caro Piergiorgio,

per quali ragioni consiglieresti a una persona giovane la lettura della Bibbia, un testo i cui eroi barano, mentono, rubano, uccidono – e generalmente la fanno franca? Mi sono posto questa domanda dopo aver seguito un seminario sulla lettura critica dei testi biblici tenuto dal Presidente dell'Università dove lavoro. La composizione dei partecipanti era piuttosto eterogenea: credo, comunque, che tra agnostici, cattolici, e credenti in generale tutti noi abbiamo trovato le discussioni affascinanti. Siamo, tuttavia, persone mature o presunte tali, con un approccio critico già sviluppato. Ma per un bambino, mi chiedo, quale può essere il senso della lettura della Bibbia?

Lorenzo Piccoli

La tua domanda è molto pertinente e si colloca tra la religione e la cultura. Penso che quando ti riferisci alla Bibbia parli dell’Antico Testamento, cioè la Bibbia ebraica: sono infatti quei testi che di solito colpiscono maggiormente per il linguaggio e per i fatti narrati. Ma andiamo con ordine.

Come ben sai la Bibbia ha influenzato tantissimo la cultura occidentale. Sta alla base di quello che siamo. Per secoli e secoli quadri, componimenti poetici e letterari, trattati filosofici di qualsiasi tipo, rappresentazioni popolari non sarebbero sorti senza il testo sacro: l’immaginario collettivo era determinato dalla Bibbia, benché essa non venisse letta da molti. Anche oggi, in una società plurale e secolarizzata, quelle storie permeano ancora la nostra mentalità, sebbene in una maniera più stratificata rispetto all’epoca medievale e moderna. La Bibbia allora va assolutamente studiata, a prescindere dalle proprie credenze personali: Dante, Michelangelo, Shakespeare, Van Gogh, Chagall solo per citare i nomi che mi vengono in mente adesso, non possono essere compresi senza avere almeno un’infarinatura biblica. Così la musica classica, l’architettura… Non si comprenderebbe la politica, neppure le ideologie più avverse e alternative a una dimensione religiosa.

Detto questo, passiamo a un altro versante del problema. Specie in ambito cattolico, la Bibbia è stata per troppo tempo appannaggio del solo clero: la Chiesa sapeva che per avvicinarsi al testo occorreva un minimo di cultura (che pochissime persone avevano) e quindi cercava di spiegarla al popolo attraverso la predicazione. Tuttavia, impossibile negarlo, la Chiesa aveva paura che la lettura della Bibbia si diffondesse tra i fedeli: per questo negava la possibilità di tradurla nelle lingue correnti. Aveva paura perché la Bibbia è un libro spiazzante che può mettere in discussione molte cose, a cominciare da certe indicazioni morali che però, più che dalla rivelazione divina che i credenti ritengono contenuta nella Bibbia, derivavano da un’etica utile a puntellare la gerarchia e il potere costituito.

Apri la Bibbia e trovi storie poco edificanti. Mi limito al libro della Genesi: Caino che ammazza il fratello; Abramo ha due mogli e due schiave concubine; Giacobbe, scaltro e un po’ imbroglione, inganna il fratello… Insomma dalla Bibbia non si può trarre direttamente un’etica! Questo perché la fede non è etica. Il Dio della Bibbia non è una divinità terribile che impone la sua legge, non fa neppure cadere dall’alto la sua verità, ma entra nella storia, stringendo un’alleanza con gli uomini, proponendo un itinerario di liberazione. La forza del messaggio biblico, anche qui a prescindere dalla fede personale, sta tutta proprio nel fatto che Dio entra nella storia e la storia, individuale e collettiva, non è costituita da santi ed eroi, come noi non siamo generalmente santi ed eroi. Dio vuole parlare invece a uomini normali, con i loro difetti, anche con le loro azioni riprovevoli. Ma attraverso di essi costituisce una via alternativa, di liberazione, di pace, di pienezza di vita. Una via possibile, non sicura. Dipende dalla nostra libertà.

Dopo il Concilio Vaticano II la Bibbia sta ritornando a diffondersi tra i credenti. Essa è alla base della fede cristiana. Non si può assolutamente essere credenti senza una conoscenza della Bibbia. Non è certo un libro per bambini, non è una favola, non è un racconto semplice. Tuttavia sono sicuro che(dopo aver avuto anche l’esperienza dei miei nipotini) le narrazioni della Bibbia, se poste in maniera adeguata, sono capite dai bambini, proprio perché parlano di un mondo forse lontano nel tempo, ma vicinissimo alla realtà di oggi per i sentimenti, le aspirazioni, le speranze, le cadute, le difficoltà dei protagonisti.

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