Non usiamo Dio per i nostri scopi

Ciao Piergiorgio,

in questi giorni “tormentosi” una domanda mi torna alla mente. Da sempre l’uomo è guidato da un istinto di supremazia, dominio e potere. Anche gli animali combattono per dimostrarsi i migliori. L’uomo però, grazie alla propria cultura (se la possiamo chiamare così) ha escogitato un metodo molto peggiore per raggiungere i propri scopi: usa la religione e la “razza” come giustificazione per ogni tipo di azione. I mezzi di comunicazione creano paura e diffidenza: diffondere notizie più oggettive e meno incentrate sulla religione e sull’appartenenza etnica aiuterebbe ad essere più “umani” a vedere l’altro come una persona e non come un “diverso”. La nostra “cultura” in questo ambito dimostra la nostra “ignoranza”. Nessuna religione insegna la guerra. E spesso proprio noi che vogliamo civilizzare gli altri, siamo i primi a non essere in grado di rispettare nemmeno la nostra religione. Cosa ne pensi?

Lucia

Il credo religioso fa parte dell’identità più profonda di un individuo. Così come l’appartenenza a un gruppo etnico, a una comunità che condivide il passato e il presente. Anche quanti non si riconoscono magari in nessuna religione o si credono cittadini del mondo, avranno sempre una dimensione interiore a cui ritornare, una terra da cui partire o a cui fare riferimento. “Giocare” con la religione altrui o con la propria, significa maneggiare un fuoco che con molta facilità diventa un incendio incontrollabile. Nessuno vuole che la propria identità venga messa in discussione: se essa viene per così dire “attaccata”, con facilità ci si mette subito sulla difensiva. È facile allora creare il nemico. È il diverso, il miscredente, l’avversario pronto a cancellare la tua identità. D’altra parte i “nostri” sono invece quelli che fanno parte del gruppo, le persone normali, i bravi fedeli.

Inoltre la religione possiede l’energia del rimando a una ulteriorità simbolica che trascende la realtà concreta. Se così si può dire, la religione crede di avere in mano Dio stesso. Questa è una tentazione gravissima in cui tutti siamo coinvolti. Molti infatti vogliono utilizzare Dio per i loro scopi. Il loro dio idolatrico permette ogni aberrazione, chiama alla violenza, alla distruzione dell’uomo… “Credo in un dio crudel”, canta Jago nell’Otello di Giuseppe Verdi. Eppure questi maestri dell’odio riescono a irretire parecchi giovani, come dimostra il terrorismo di matrice islamica. Ovviamente ci sono anche ragioni di ordine economico e politico, tuttavia nulla si comprenderebbe se si escludesse anche il fanatismo religioso (soprattutto negli individui più deboli e condizionabili). Viene da chiedersi, se quanti si fanno esplodere per colpire il nemico, credono davvero di seguire qualche forma di religione e di raggiungere il paradiso uccidendo altri uomini. Come dici tu però, nessuna religione chiama alla guerra o all’assassinio.

Come contrastare tutto questo? Già Benedetto XVI chiamava ogni religione a compiere un continuo itinerario di purificazione, in un dialogo proficuo con la ragione. Il fanatismo si combatte prima di tutto con la conoscenza, della propria fede e di quella altrui. Se si è completamente ignoranti, tutto può accadere. Puoi ascoltare il primo arrivato e finire nella trappola dei cattivi maestri. Fai benissimo a dire che noi non conosciamo la nostra cultura e per questo non sappiamo come reagire alla cultura altrui, confondiamo, prendiamo cantonate, magari distinguendo il dovere dell’ospitalità con una superficiale cancellazione del nostro passato.

Purtroppo il mondo della comunicazione spesso agisce al contrario. Non informa, disinforma. Amplifica il male, il sospetto, la paura. Rilancia i messaggi negativi, probabilmente perché colpiscono di più. Dobbiamo ammetterlo, in fondo al nostro animo si cela un lato oscuro. Un istinto alla violenza, appunto al desiderio di dominio. Come fermare tutto questo? Cercare sempre di approfondire, questo forse è il primo punto. Quotidianamente utilizziamo i social network. Guarda caso, molto spesso rimbalzano le notizie più truci, i commenti più sbracati che a volte incitano a un vero e proprio odio razziale e religioso. Non è semplice orientarsi in questo ambiente, ma ugualmente credo che se cominciassimo noi, nel nostro piccolo, a veicolare notizie più positive o soltanto analisi più intelligenti, faremmo un servizio a noi stessi e al mondo.

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