Avere bisogno di qualcuno

Quando un fratello si rivolge a noi, si rivolge alla Chiesa, non bisogna chiudere la porta a chiave in nome delle nostre verità

Troppe volte i cristiani contrappongono la giustizia e la verità alla misericordia. Così sembra fare la Chiesa, timorosa di cambiare prassi consolidate per paura di non seguire la verità del Vangelo e i comandamenti dati da Cristo stesso. Si è parlato molto in questi mesi del problema della comunione per i divorziati risposati. Una discussione che ha diviso e sta dividendo cardinali e vescovi partecipanti al Sinodo della famiglia indetto da papa Francesco. Questi temi denotano anche le diverse sensibilità che si riscontrano nella comunità cattolica, tra laici e sacerdoti, tra i più infervorati e i più tiepidi. A volte si presentano contrapposizioni anche dolorose e fuori misura, quasi che si dovesse combattere una battaglia per la supremazia all’interno della Chiesa. Così si scontrano le diverse fazioni, etichettate di volta in volta come progressiste, tradizionaliste, reazionarie, lassiste, relativiste… tutti ci perdono in questa situazione.

Ancora più triste è quando ci si confronta a colpi di misericordia e di verità. Come se la verità di Gesù Cristo non fosse la misericordia. Alcuni dicono che sarebbe facile perdonare tutti dimenticandosi delle parole di Gesù o della natura dei sacramenti. Dicono che in questo modo si metterebbero sullo stesso piano buoni e cattivi, si tradirebbe la missione della Chiesa e la fedeltà alla propria impostazione. Molto più difficile sarebbe continuare nel solco della verità, di alcuni divieti magari lontanissimi dalla permissiva odierna società… Non si può adeguarsi alla mentalità del mondo!

Questo mi sembra il pretesto per non cambiare nulla. La cosa più difficile è la misericordia! Facilissimo dire quanto siamo bravi noi e quanto gli altri sono nell’errore. Facile rimanere impassibili nella verità di fronte a chi soffre. Rimanere nelle proprie presunte certezze e abitudini pur di non aprirsi ai bisogni dell’altro. Modificare di una virgola un approccio sedimentato per venire incontro alle ferite altrui diventa qualcosa di impossibile. Ciò avviene non per la fermezza nella verità, ma per la paura del cuore…

Il messaggio di Cristo è la misericordia. Per questo è morto sulla croce. Papa Francesco non si stanca di ripetere che Dio è sempre pronto ad accogliere chi si rivolge a lui. Le porte sono perennemente aperte. A prescindere dalle diverse situazioni, dai peccati commessi, dai continui errori. La salvezza è gratis. Dio rimane fedele alla sua promessa. La fonte di acqua viva è zampillante anche nel deserto del mondo. Occorre però essere consapevoli della nostra fragilità.

La mentalità odierna rigetta qualsiasi confessione delle proprie colpe e delle proprie debolezze. L’io basta a se stesso, non sbaglia mai. Non ha bisogno di nessuno. Anzi, così si dice, per essere felici è necessario allontanare da sé qualsiasi “senso di colpa”, perché esso non sarebbe altro che un freno allo sviluppo della personalità. Non bisogna importarsi del giudizio degli altri, delle proprie scelte, qualunque esse siano. Si è sempre nel giusto. Liberarsi dal senso di colpa significa semplicemente pensare di avere sempre ragione. Ogni comportamento è lecito, giusto. Esente da errori. “Rifarei tutto quello che ho fatto nella mia vita!” – Quante volte sentiamo questo ritornello.

Eppure questo meccanismo è semplicemente un’illusione. Ci si assolve senza cercare di comprendere il perché delle proprie azioni. La consapevolezza di non essere soli al mondo determina invece la coscienza di dover chiedere perdono a tutti. Quindi di essere misericordiosi verso tutti. Chi invece pensa di non sbagliare mai, non perdonerà mai gli errori degli altri. Sarà al limite indifferente, molte volte intransigente e persino spietato. Non esiste la libertà di non sbagliare mai. La libertà vera è quella di perdonare e essere perdonati, di compiere il bene a costo di sacrificare la propria volontà.

La misericordia di Dio, modello a cui dovremmo tendere, ci viene elargita “a caro prezzo” come dice il cardinale Kasper sulla scia di Bonhoeffer. Forse oggi il prezzo che dobbiamo pagare, quello che ci costa di più sta proprio nell’ammissione della nostra debolezza. Abbiamo bisogno di qualcuno. Degli altri, di Dio. Ma quando un fratello si rivolge a noi, si rivolge alla Chiesa, non bisogna chiudere la porta a chiave in nome delle nostre verità. Perché Dio è sempre buono e compassionevole.

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