La responsabilità della misericordia

Papa Francesco ci parla di una “globalizzazione dell’indifferenza”. Anche oggi dobbiamo prendere posizione. Proprio come ai tempi di Bonhoeffer

"Il cristiano non ha sempre a disposizione una via di fuga dai compiti e dalle difficoltà terrene nell'eterno, come chi crede nei miti della redenzione, ma deve assaporare fino in fondo la vita terrena come ha fatto Cristo, e solo così facendo il Crocifisso e Risorto è al suo fianco ed egli è crocifisso e risorto con Cristo. L'al di qua non deve essere soppresso prematuramente". Questa frase di Dietrich Bonhoeffer, il grande teologo resistente, di cui il 9 aprile scorso si è commemorato il 70º anniversario dell’uccisione (per opera dei nazisti, a neanche un mese dalla fine delle ostilità nella seconda guerra mondiale), mi sembra sia molto calzante per questo tempo liturgico pasquale, ma anche per questa temperie storica, così contrassegnata dalla violenza. Quale rapporto c’è tra la gioia della Pasqua, il desiderio di assaporare completamente le cose belle della vita da una chiamata alla responsabilità? Qual è il lieto annuncio che possiamo portare al mondo, oggi, qui e ora?

La grandissima lezione del martire Bonhoeffer è quella di un cristianesimo dagli occhi aperti che è capace di entrare nella storia, di portare Dio al centro della storia, pur vivendo da uomini, senza salti mistici, compiendo fino alle estreme conseguenze il proprio dovere di persone libere e responsabili, di credenti adulti ma fiduciosi nella perenne azione provvidenziale del Signore.

Così, di fronte alle circostanze che l’esistenza ci pone quotidianamente davanti, dobbiamo comportarci come se dovessimo scegliere responsabilmente al cospetto di Dio, benché siamo noi in tutto e per tutto a essere liberi. Nella salute e nella malattia. Nelle grandi e nelle piccole cose. Dove ci accompagnano i nostri giorni. In famiglia, sul lavoro, quando tutto sembra destinato a illanguidire e a finire. Bonhoeffer è stato messo di fronte a una delle più grandi barbarie che si ricordino: il nazismo, la guerra. E non è stato a guardare. Ha testimoniato la fede come il Maestro, scegliendo di prendere posizione in nome dei valori umani e cristiani da sempre professati. Lo ha fatto in piena responsabilità.

Oggi Papa Francesco ci parla di una “globalizzazione dell’indifferenza” e di una “terza guerra mondiale combattuta a pezzetti”. Anche oggi allora dobbiamo prendere posizione. Proprio come ai tempi di Bonhoeffer. In maniera chiara e responsabile. Francesco ci guida ancora. Il vescovo di Roma, nella bolla di indizione dell’Anno Santo della misericordia, che comincerà l’8 dicembre prossimo, ci presenta un testo bellissimo e profondissimo. Una frase mi sembra fulminante: “La misericordia di Dio è la sua responsabilità per noi”. L’annuncio della Bibbia ci parla di una responsabilità di Dio nei nostri confronti, di un’alleanza che non finirà mai. Questo legame è basato sulla misericordia.

Francesco grida che il mondo ha bisogno di misericordia. È questa la responsabilità che abbiamo noi oggi. Portare perdono, misericordia. Specialmente nei nostri paesi dove per fortuna non c’è un nemico che, talvolta, purtroppo, bisogna combattere con la forza come ai tempi di Bonhoeffer. No, oggi la fatica del cristiano, ma anche la gioia dell’appagamento pasquale, stanno tutti nella capacità di non giudicare e di non condannare, di donare e di perdonare. Il giudizio del cristiano è la misericordia! Che può assumere diversi concretizzazioni magari più “moderne”: nonviolenza, tutela dei diritti umani, istituzione di organismi internazionali, strumenti per la pace e la riconciliazione.

Ecco quello che ci indica Francesco: “Non cadiamo nell’indifferenza che umilia, nell’abitudinarietà che anestetizza l’animo e impedisce di scoprire la novità, nel cinismo che distrugge. Apriamo i nostri occhi per guardare le miserie del mondo, le ferite di tanti fratelli e sorelle privati della dignità, e sentiamoci provocati ad ascoltare il loro grido di aiuto. Le nostre mani stringano le loro mani, e tiriamoli a noi perché sentano il calore della nostra presenza, dell’amicizia e della fraternità”. Così riusciremo a portare in un mondo sofferente e tragicamente segnato dal male la luce vera della Pasqua.

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