Invecchiare non è un dramma

Una delle cose più importanti che stiamo scoprendo dal punto di vista scientifico è che la mancanza di amici e di relazioni uccidono di più del fumo, dell’alcol e dell’obesità

Negli ultimi anni sento sempre più spesso parlare di malattie legata all’anzianità, al punto che chi come me entra in questa fase della vita teme di dover andare incontro soltanto a problemi. Potreste aiutarci a guardare all’invecchiamento in modo meno angosciante?

Un lettore

La vecchiaia non è una malattia ormai il suo contrario è solo uno slogan. Basta guardarsi attorno e ci si rende conto come i sessantenni o i settantenni di oggi siano i quarantenni di una volta. Fanno le stesse cose. La disabilità è sotto il 10% per quelli con meno di settanta anni. E cosa c’è di più vero che la vecchiaia non è una malattia nel constatare che la vita media nel nostro mondo continua ad allungarsi. I centenari in Italia sono quasi 20.000, nel 2000 erano 7800. In poco tempo sono triplicati. Perché?

Molto della nostra vecchiaia dipende da noi! E’ nelle nostre mani. La genetica conta meno, solo il 30% dei geni incidono sulla qualità della vita e il resto dipende dalle nostre abitudini di vita e dall’ambiente. Ciò significa che dobbiamo trovare l’ambiente favorevole o creare un ambiente favorevole. L’Italia è col Giappone il paese più vecchio al mondo e il Trentino è una delle regioni con la massima aspettative di vita. Per fortuna! Dobbiamo quindi sentirci protetti per la nostra futura vita, più lunga del passato.

E allora cosa fare? Pensare ad educare i nipoti e i figli a stili di vita che favoriscano un buon invecchiamento. La prevenzione non è mai tempo sprecato. Ciò che ci deve interessare è la nostra potenziale longevità, la vecchiaia intesa come un processo, un percorso naturale della nostra vita. La vecchiaia è come qualcosa che ci appartiene fin da giovani.

Ed ecco l’anziano che considera la vecchiaia come una parte del processo vitale, la riconosce, l’ accetta e la difende. Diventa inevitabile domandarsi: come facciamo a entrare in questa logica positiva?

Difendendo la nostra libertà, difendendo gli spazi di maggior libertà anche nella vecchiaia. Non può essere un’attesa angosciante, non ci conduce da nessuna parte. L’impegno nel presente ci permette di essere persone libere. Vi possono essere condizioni non favorevoli ma si possono chiedere sia a noi stessi, con l’impegno, che a quelle sociali che nascano alcune condizioni favorevoli a tutto ciò. Utile in tutto questo anche uno sguardo al mondo che ci circonda: sicurezza in casa e fuori casa, nelle strade, nella città; sicurezza sanitaria nel momento del bisogno, sicurezza economica.

Mi permetto ancora alcune idee tornando puntualmente alle preoccupazioni personali del lettore ricordando la fotografia di tanti anziani che dimostrano come il passare degli anni non sia inteso come una gestione di un fallimento né un tamponamento delle difficoltà. Rispecchiano invece la costruzione di una vita piena e ricca (senza guardare passato né a ciò che sarà il futuro) guardando solo al presente: gestendo il presente costruiamo una vita significativa.

E mi viene da dire che il punto centrale diventa il tema della libertà.

La qualità di vita dipende dalla difesa della nostra libertà per poter fare ciò che vogliamo o siamo. E allora quali sono le condizioni per mantenere la libertà della persona a tutte le età (anche quando si è vecchi o molto vecchi)? Non rinunciare alla battaglia della vita di tutti i giorni. Significa non togliere tutto ciò che ci tiene legati alla vita sociale, all’attività motoria, non tagliare o rinunciare agli interessi perché siamo ormai vecchi, difendere quelli che sono gli acciacchi con un buon rapporto con il medico e non con le medicine. Libertà significa anche difesa della salute fisica senza farne il fulcro di tutta la mia vita nel senso che non sono le pillole, la pressione, il medico il nostro obbiettivo; non devono essere i fattori che condizionano la nostra vita. La difesa della mia salute è un equilibrio che dura nel tempo per imparare a gestire il rapporto continuo tra il mio corpo, le relazioni e l’ambiente. Una delle cose più importanti che stiamo scoprendo dal punto di vista scientifico è che la mancanza di amici e di relazioni uccidono di più del fumo, dell’alcol e dell’obesità. Quindi una ”attività” che non è semplice attività sportiva, ma un atteggiamento che induce ad usare il proprio corpo secondo lo scopo per cui è stato fatto: un elemento vivo dell’ambiente al cui interno si muove costantemente (a casa, al lavoro, durante il tempo libero) con interessi, passioni, desideri.

Imparare a costruirsi degli interessi quotidiani diventa il segreto per la costruzione della nostra libertà. L’interesse per la vita è il segreto della vita stessa. Chi si sente partecipe alle dinamiche che lo circondano è destinato ad una vita migliore e più lunga. La vita sociale che vince le solitudini come partecipare all’associazionismo, interessarsi agli altri, curare la propria vita spirituale, mantenere il lavoro (lo dico da medico e non da sindacalista) diventano elementi che si possono paragonare al carbone per un treno a vapore.

*gerontologo e geriatra

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