La piccola tessitrice di nebbia

Agnès de Lestrade con le illustazioni di Valeria Docampo, traduzione di Rita Dalla Rosa

La piccola tessitrice di nebbia

Terre di Mezzo, 2018

48 p. – € 18,00

Età di lettura: da 6 anni

A volte si vorrebbe avere un telo speciale con cui coprire e nascondere ciò che non ci piace o ciò che ci fa stare male. Un telo più o meno spesso che faccia solo intravedere quello che sta dall’altra parte. Un telo di “nebbia”, come quelli che sa creare Rose, “La piccola tessitrice di nebbia” (Terre di Mezzo). Rose tutte le mattine, in riva al fiume, cattura la nebbia per poi filarla e tesserla. Le sue creazioni, tende, tappezzerie e paraventi, sono famose e molto richieste per coprire specchi che mostrano rughe fastidiose, per nascondere debiti pesanti, per togliere dallo sguardo genitori invadenti… Tutti hanno qualcosa da coprire e il paese è presto grigio e opaco. Un giorno, però, Rose riceve una lettera: è di suo papà che non vede da molto tempo. Rose smette di tessere nebbia e si siede a leggere. Tristi ricordi affiorano alla sua mente, ma nel suo cuore pian piano nasce un sentimento nuovo. Papà sta tornando e con lui la gioia di vivere. Aspettando il suo arrivo, Rose tesse ancora, ma non più la nebbia grigia, bensì la luce calda delle stelle.

Un albo dolce e poetico ricco di spunti per una lettura a più livelli. Le parole del testo breve ed essenziale sono scelte con cura da Agnès de Lestrade: sono parole dense, dirette ed efficaci. Le bellissime illustrazioni di Valeria Docampo interagiscono con loro e ne amplificano la portata: sono illustrazioni oniriche e allusive il cui significato si espande ad ogni osservazione. L’effetto nebbia, creato da alcune pagine in carta traslucida, dona un contraddittorio senso di materialità alla storia, come contraddittoria, in sé, è anche la nebbia che, da una parte è effimera e evanescente, dall’altra, però, compatta al punto da nascondere le cose.

Tutto il significato di questo libro, che si apprezza come un quadro e una poesia, è quindi nel “vedo-non vedo”, nel “dico-non dico”, nell’universale linguaggio di un’opera d’arte.

Di queste due autrici non possiamo, a questo punto, non ricordare “La fabbrica delle parole” (Terre di Mezzo), altro albo che qualche anno fa abbiamo molto apprezzato.

vitaTrentina

Lascia una recensione

avatar
  Subscribe  
Notificami
vitaTrentina

I nostri eventi

vitaTrentina