Nel cuore della guerra tra Israele e Palestina

Deborah Ellis, traduzione di Mara Pace, Il gatto nella città dei sogni – Rizzoli, 2016 – p. 165 – € 16,00 (e-book € 6,99) – Età di lettura: da 10 anni

A metà tra la metafora e la favola, “Il gatto nella città dei sogni” (Rizzoli) è la storia di Claire, una gatta randagia, che ci porta nel cuore della guerra tra Israele e Palestina. La voce narrante è quella della gattina che, prima di morire, era una ragazzina di famiglia benestante, un po’ viziata, abituata ai bei voti e a compiacere insegnanti e adulti in genere. Non amava perdere ed era abbastanza prepotente con i più deboli di lei, quasi una bulla. La sua superficialità la portava a interessarsi poco degli altri e a cercare solo il suo beneficio. La storia comincia quando Claire, diventata una gatta dopo la morte, viene rincorsa da alcuni gattacci e trova rifugio in una casa dove due soldati si stanno preparando per la battaglia. La gatta si accorge che in casa è nascosto un bambino solo, impaurito e affamato. Quasi come in una forma di contrappasso, la gatta Claire prova quei sentimenti umani di compassione e vicinanza agli altri che da bambina non sentiva. Così il piccolo orfano nascosto le fa molta pena e come può, in quanto animale, cerca in ogni modo di aiutarlo. Il libro alterna il racconto dell’ultimo anno di scuola di Claire bambina a quello che succede dentro e fuori quella casa nel pieno della guerra.

L’autrice Deborah Ellis, che ha scritto anche Sotto il burqa, primo di una serie ambientata nella guerra e nelle miserie dell’Afghanistan, riesce ancora una volta a mettere il lettore davanti alla realtà delle vittime innocenti delle guerre, e in particolare di quelle guerre che in Medio Oriente da anni consumano i territori e i loro abitanti. Come nella testa della piccola gattina, così anche nei giovani lettori, di fronte a questi avvenimenti non possono non nascere molte domande, che, purtroppo, non hanno facile risposta, ma possono essere fondamentali per prendere coscienza della drammaticità e dell’assurdità di quelle guerre, come di ogni altra guerra.

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