Il sistema dietro alle fake news

Cosa muove internet? Come e perché sta cambiando il mondo? Un punto di vista critico è quello di Evgeny Morozov, sociologo e giornalista bielorusso, firma di molte testate internazionali, ospite venerdì sera al Liceo Carducci a Bolzano per chiudere il percorso “Pillole d'informazione”, promosso da Canalescuola per sensibilizzare la cittadinanza sui temi legati a internet, fake news, post-verità, salute e informazione.

Estremamente critico, al punto da sembrare disfattista, Morozov vede tutto il negativo della rete e poco del buono che forse potrebbe offrire, se solo riuscissimo a cambiare le carte in tavola o le regole del gioco. E’ una lettura efficace la sua, capace di far emergere le criticità e in questo utile a farci aprire gli occhi, a togliere quella patina di ingenuità con cui osserviamo i cambiamenti attorno a noi. Non sono benefattori i potenti della rete: se ci regalano qualcosa hanno il loro tornaconto.

Un talk in solitaria, poi incalzato dalle domande di Marco Angelucci, presidente di Assostampa del Trentino Alto Adige, ed infine il dibattito con il pubblico: per più di tre ore Morozov ha parlato, in un ottimo italiano, di capitalismo digitale.

Al centro della serata, e di tutto il percorso, c'era il fenomeno delle fake news, ma il sociologo è andato più nel profondo. Ha cercato di spiegare come e perché esiste il fenomeno. O meglio, come e perché è sempre esistito ma ora è amplificato. Tutto parte dal “sistema”, il modello creato per permettere alle piattaforme che raccolgono dati, di conoscerci bene e far circolare pubblicità mirata. Tutto ruota attorno alla monetizzazione del sistema. Le piattaforme, che siano social network o motori di ricerca o servizi, sono gratis: se ne facilita l'accesso e l'uso così da avere più dati a disposizione. E per creare incentivi all'utilizzo, per aumentare i click o i like, tutto è lecito. Anche far circolare notizie che possono attirare l'attenzione. L'importante è che siano facilmente rintracciabili; vere o no poco importa.

Si sta aprendo un dibattito in tutto il mondo sulle fake news, dice Morozov, ma non ci facciamo le giuste domande. Non colleghiamo le fake news e i social, li consideriamo due cose separate. Non capiamo che i dati che i social raccolgono (i nostri dati, quelli che inconsapevolmente concediamo con ogni azione dietro la tastiera, che sia comprare qualcosa o cercare un'informazione) sono il motivo delle fake news. I dati poi possono servire a sistemi avanzati di deep learning, allo sviluppo di tutti quei servizi legati all'intelligenza artificiale. Ogni interazione col sistema è lavoro fatto per loro. Sono i dati il vero valore al mondo d'oggi, la proprietà che può rendere ricchi.

La soluzione? Creare un sistema non collegato all'estrazione di dati, trovare il modo per finanziare in modo diverso le piattaforme. Cambiare lo status legale dei dati, farli diventare proprietà pubblica, fruibili gratuitamente dalle amministrazioni e a pagamento per le aziende.

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