“Amate i vostri nemici”

Lv 19,1-2.17-18;

Sal 102;

1 Cor 3,16-23;

Mt 5,38-48

Gesù continua a esporre il suo programma straordinario, il cui cuore pulsante sono le beatitudini. Dopo aver paragonato la nostra testimonianza nel mondo al sale e alla luce, mettendoci contemporaneamente in guardia dal rischio di essere insipidi a causa della nostra tiepidezza e di schermare la sua luce con la nostra ipocrisia,si è presentato come Colui che con il dono della sua vita porta a compimento la Legge.

Nel vangelo di questa domenica il Signore punta in alto, prospettandoci uno stile di vita a tratti paradossale e umanamente arduo. Egli ci invita a “non opporci al malvagio” e a “porgere l’altra guancia”, in alternativa all’”occhio per occhio e dente per dente”, norma antica che si proponeva di equiparare la reazione al danno subito.

Nella realtà dei fatti questa legge primitiva è stata superata, ma per ripristinare la sproporzione, infatti, quante volte reagiamo in modo eccessivo di fronte a un oltraggio subito.

In famiglia una parola in più può provocare una lite furibonda, favorendo incomprensioni e silenzi; sul posto di lavoro uno sgarbo rischia di compromettere le relazioni,causando piccole, ma quotidiane rappresaglie;in negozio, in auto e in tante situazioni basta un nonnulla per indisporci al punto da scatenare in noi i peggiori istinti.

La nostra società ha alzato di parecchio l’asticella della litigiosità in questi ultimi anni. Le cause possono essere molteplici e concomitanti: la crisi economica, che rende tutti più insicuri e, di conseguenza,più diffidenti; un certo individualismo, che porta a pensare che sia meglio badare a se stessi e, tutt’al più, ai propri familiari e amici, abbandonando il resto del mondo al suo destino;infine, i ritmi incalzanti dei nostri impegni quotidiani, che ci rubano tempo prezioso da dedicare alle relazioni.

Sta di fatto che ognuno di noi tende a chiudersi in un bozzolo impenetrabile e a reagire alle provocazioni con irritazione e, talora, in modo sconsiderato.

Nonostante ciò,Gesù ci propone di andare oltre,di non opporci al malvagio e prosegue, chiedendoci l’impossibile, quando dice: “Amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano”. Verrebbe naturale rispondergli: “Signore, questo è troppo!”.

Da bambino rimasi rattristato ascoltando una mia anziana parente, che con sgomento raccontava a un’amica un fatto di cronaca di paese: un anziano era morto tragicamente e la sorella, con cui non aveva buoni rapporti, si era rifiutata di partecipare al suo funerale. Mi chiedevo come mai i grandi, che imponevano a noi bambini di fare la pace dopo un piccolo screzio con i nostri compagni, fossero poi così disumani e crudeli nelle loro relazioni anche familiari. Stranezze di un mondo che sentivo ancora lontano.

Quando siamo accecati dall’odio,ci sentiamo come devastati da un pensiero dominante e distruttivo, continuiamo ad arrovellarci per trovare qualche strategia di vendetta. Il rancore c’incatena, oscura la nostra mente e irrigidisce il nostro cuore.

Ricordo nei primi anni di seminario, alle medie, gli insegnamenti del nostro padre spirituale, che ci invitava a perdonarci scambievolmente dopo un litigio e ci diceva: “Se non riuscite a perdonare subito, pregate per quel vostro compagno che vi ha fatto del male e il Signore vi donerà la forza di tendergli la mano, perché la preghiera genera pace e riconciliazione”.

Quel sacerdote era la nostra guida, il nostro “don Bosco”, le sue parole facevano riecheggiare quelle del vangelo. A tutt’oggi quegli insegnamenti rimangono ancora ben presenti nel mio cuore e continuano a orientare la mia vita e le mie scelte di fede.

Solo il coraggio di pregare per il nemico può donarci la forza di perdonare. Il perdono disinnesca l’odio, rimargina le lacerazioni dell’anima e permette di riconquistare la libertà interiore.

Gesù conclude con un appello: “Siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste”. Imitare il Padre, essere perfetti come Lui:non si tratta di uno sforzo ciclopico, ma di aprire il proprio cuore al dono del suo Spirito,che come un fiume inonda di grazia la nostra vita, orientando i nostri passi verso una meta di santità.

San Paolo nella seconda lettura dice in proposito: “Non sapete che siete tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi?” e aggiunge: “Santo è il tempio di Dio, che siete voi”.

Nella prima lettura, tratta dal libro del Levitico, Dio stesso ci sprona a tendere alla santità, esortandoci: “Siate santi, perché io, il Signore, vostro Dio, sono santo” e continua, indicandoci la via: “Non coverai nel tuo cuore odio… non ti vendicherai… non serberai rancore… ma amerai…”.

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