Cristiani o frigoriferi?

I lettura: Esodo 16,2-4.12-15;

II lettura: Efesini 4,17.20-24;

Vangelo: Giovanni 6, 24-35

Per niente non si ha niente – dice il proverbio. E una variante dello stesso proverbio afferma: Nessuno fa niente per niente. Eppure, nonostante questo, quante cose essenziali ci arrivano gratis! E non una volta sola, ma in continuazione. L’aria che respiriamo, ad esempio: nessuno la paga (ah, certo, di questo passo non c’è da meravigliarsi se un giorno o l’altro a qualcuno venisse in mente di farla pagare). Si pensi poi alla salute: chi ce l’ha non paga alcuna imposta per conservarla (caso mai è chi l’ha perduta che paga per riaverla, ma non è detto che ci riesca). Poi il pane, e con il pane il companatico: d’accordo che occorre lavorare per guadagnarselo, ma non basta; se la terra si rifiutasse di produrre, non si mangia. E la terra, com’è noto produce gratis, nessuno la paga. E così pure: il tempo meteorologico. Chi va al mare paga l’albergo, non il sole. E la pioggia? Quando scroscia generosa, come in certi acquazzoni, è gratis. A proposito di pioggia, in questa domenica si afferma che Dio manda i suoi doni come la pioggia: generosa, abbondante… “Diede ordine alle nubi dall’alto e aprì le porte del cielo; fece piovere su di loro la manna per cibo e diede loro pane del cielo”. Loro erano gli ebrei nel deserto, che con Mosè cercavano di arrivare nella Terra Promessa. Dio fece piovere pane dal cielo… Non “goccia a goccia”, no: fece piovere, con generosità, con sovrabbondanza. Che sarà poi questa manna, questo pane che piove dal cielo?

Gesù aveva saziato una folla considerevole, moltiplicando a dismisura i cinque pani e i due pesci che quel ragazzino gli aveva messo a disposizione (era il vangelo di domenica scorsa). A quella folla non sembrava vero di aver trovato uno che dava da mangiare a tutti, gratis e in abbondanza. Tant’è vero che anche il giorno dopo lo va a cercare, ma rimane delusa, perché Gesù dice: “Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che Dio vi darà…”. È fin troppo facile oggi darsi da fare solo per il cibo che non dura. E’ una fortuna che abbiano invitato i frigoriferi e i congelatori, altrimenti chissà quante cose andrebbero a male in questa società dell’abbondanza. Ma la cosa più preoccupante è che oggi anche le persone rischiano di ridursi a frigoriferi, a contenitori di cose, ad armadi-guardaroba colmi fino a scoppiare, cioè: a bidoni d’immondizia alla fin fine. Sì, perché quando si continua a cercare solo quel cibo che non dura e sempre quello, a cos’altro ci si riduce se non a bidoni d’immondizia? Il problema più grave non è quello dello smaltimento dei rifiuti, è semmai quello delle persone che cercano solo cibo che non dura e perciò si riducono esse stesse a bidoni da rifiuti. Al tempo di san Paolo il problema dei rifiuti non c’era, e allora l’apostolo adopera un’altra immagine: “Non comportatevi più da pagani…Abbandonate l’uomo vecchio che è in voi e rivestite quello nuovo”. Vecchio non è chi ha 80 o 100 anni (oggi si dice “anziano”). Vecchio è chi già a 20 o 30 o 40 anni si riduce a bidone per le immondizie, perché cerca solo e sempre cibo che non dura, rincorrendo progetti e interessi che riempiono sì la vita, ma non le danno senso, sapore. Vecchio è chi è ingozzato di cose, ma non è affatto felice. Come se ne esce? “Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che Dio vi darà…”. Ecco la terapia che ci propone Gesù. E come si fa a procurarsi questo cibo che dura per la vita eterna, che dà senso alla vita di adesso e impedisce di ridursi a bidoni per immondizie? “Che opera dobbiamo fare?” chiedevano gli ascoltatori di Gesù quel giorno. Anche loro come noi, sospettosi, diffidenti: “Mah! Sarà poi vero quello che ci promette? E cosa c’è da pagare? Perché con niente non si ha niente!”. Ma non s’è detto che le cose più essenziali ci arrivano gratis? E che Dio le dona, non con il contagocce ma le fa piovere con generosità? “Questa è l’opera che dovete fare – risponde Gesù: credere in Colui che Dio ha mandato”. E poi aggiunge: “Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà più fame e chi crede in me non avrà sete, mai!”. Non si tratta di pagare il dono con prestazioni particolari: i doni, del resto, si possono solo ricevere, aprendo le mani e il cuore. Ecco cosa intende Gesù con quell’invito ad andare da lui e a credere in lui. Non è una faccenda che prende un’ora la domenica e poi basta. Prende la vita, invece, tutta quanta: la anima, la smuove; ecco perché dice “chi viene a me, non avrà più fame”. Non è la staticità, la sedentarietà a caratterizzare la fede, ma il dinamismo, l’inquietudine che fa camminare verso Cristo. Noi diventiamo cristiani autentici nella misura in cui sentiamo che egli ci è indispensabile. Detto in parole povere, questo significa: neanche un giorno passi senza Gesù Cristo. O partecipando all’Eucaristia (per quanti lo possono fare), o richiamando alla mente durante la settimana il vangelo che si ascolta la domenica (e lasciando che interpelli e valuti i nostri atteggiamenti e comportamenti). Che se poi sembra una pretesa esorbitante, si richiami alla mente quel “rischio frigoriferi” o bidoni-immondizie di cui si diceva. No, non passi neanche un giorno senza che ci sia dialogo con Gesù Cristo: questo è credere e nutrirsi con quel Pane che piove dal cielo.

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