Non un teorema, ma una storia

I lettura: Dt 4,32-34.39-40;

II lettura: Rm 8,14-17;

Vangelo: Mt 28,16-20

È diffusa l’idea che le religioni, in fondo, altro non siano che opinioni diverse su Dio. Ammesso che egli esista, gli uomini si sono fatti le loro opinioni su di lui. Una tra le prime sarebbe quella dei buddisti, un’altra quella degli ebrei, poi quella cristiana, quindi l’islamica… e l’elenco, lo si sa, sarebbe piuttosto lungo (che se poi, oltre alle religioni, considerassimo anche le sette, non finirebbe più). Ovviamente è sempre accaduto – e accade anche ai nostri giorni – che all’interno d’ogni opinione vi è chi ritiene giusta unicamente la sua e magari fa di tutto per imporla anche ad altri… Ma anche il Cristianesimo è un’opinione? Qualcuno pensa che sì e, per giunta, migliore di tutte le altre. Il che fa pensare al commerciante del mercato il quale – a scapito delle altre bancarelle – fa pubblicità alla sua merce.

“Noi crediamo in un unico Dio in tre persone: sì, tre persone ma un unico Dio”. Chissà perché… ma una tale espressione fa pensare a un teorema di Pitagora, uno di quelli che si imparavano alle medie quando si studiava la geometria.

Ebbene no: decisamente no. Il Cristianesimo non è un’opinione, se pure migliore delle altre, per il semplice fatto che è invece un avvenimento, un fatto. Una storia. “Ha mai tentato un dio di andare a scegliersi una nazione in mezzo alle altre… con mano potente e con braccio teso, come fece per voi il Signore vostro Dio? È mai accaduto un fatto del genere?”. È Mosè a parlare così (nella prima lettura della prossima domenica): si riferisce a quel popolo che, fuggito dall’oppressione dell’Egitto, è arrivato alle soglie della Terra Promessa. Da allora sono passati secoli, anzi, millenni, ma queste parole continueranno a risuonare. E chiunque sfogli la Bibbia spinto dall’interrogativo “Chi è Dio? Dov’è mai questo Dio?”, trova la risposta proprio in queste parole.

Quello fu solo l’inizio. Quell’evento si dispiegò nel tempo e diventò una storia. A un dato punto di quella storia Dio si fece “vedere”, prese le nostre fattezze umane e camminò sulla nostra terra. Dio divenne… Gesù. Lavorò, mangiò e bevve, dormì, parlò, soffrì e morì, in tutto come noi. E, a differenza di noi, risuscitò. Ecco perché il cristianesimo non è una teoria, un’opinione, ma una storia. Com’è una storia quella delle nostre famiglie. Chi tra noi si sognerebbe di dire che l’esperienza di coppia e di famiglia è una teoria? È realtà; e che realtà!

Sì, ci sono sempre stati coloro che, appassionati delle teorie e dei ragionamenti a tavolino, hanno ritenuto incredibile che Dio sia entrato in questo mondo e abbia fatto storia con noi. Non l’hanno creduta, infatti. Ci sono anche oggi costoro. Del resto non è affatto troppo strana la loro ritrosia, perché se Dio è davvero entrato dentro la nostra storia umana, allora è nella vita che lo si può incontrare, non nei ragionamenti o nelle discussioni astratte attorno a un tavolo. Se tu cerchi Dio con i ragionamenti, lo vedrai allontanarsi da te; se invece lo cerchi e ti apri a lui con fiducia, lo troverai alla tua porta che attende da tanto tempo di incontrarti. E lo potrai conoscere solo così: Padre, Figlio, Spirito Santo. Non come teorema di geometria (o teologia), ma come esperienza di vita. Egli è Padre, perciò in qualunque situazione e a qualsiasi età tu puoi vincere le tue paure e lasciarti portare dalla sua sollecitudine. È Figlio, perciò puoi vedere in lui il fratello maggiore al quale far riferimento, così che anche tu possa vivere da figlio davanti a Dio. È Spirito santo, ed è grazie a lui che tutto questo non resta teoria, ma diventa vita ed esperienza. Infatti, proprio in questa domenica san Paolo ce lo ricorda: “Figli di Dio sono quelli che sono guidati dallo Spirito santo”.

Eh sì, infatti ci si potrebbe lasciar guidare da qualche altro spirito (tutt’altro che santo), a cominciare da quello della presunzione o del “fai da te”; in tal caso si ricadrebbe in quel pericolo che denunciavo: tutto il cristianesimo si ridurrebbe a teoria e Dio decadrebbe a teorema.

No, facciamo attenzione. Che sia davvero lo Spirito di Dio a guidarci nelle nostre scelte e comportamenti: è come fuoco, afferma la Bibbia. Ebbene, ogni domenica ci è offerta quella Parola che ha l’effetto di alimentare quel fuoco e tenerlo vivo. Anche perché abbiamo una missione da compiere, non dimentichiamolo: credere, per noi, è trovarci coinvolti in una missione. “Andate – esorta Gesù nel vangelo – annunciate il mio vangelo a tutte le nazioni… Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo”.

Certo, siamo tutti diversi uno dall’altro: per professione, per età, per situazioni di vita, ma la missione ci accomuna tutti: testimoniare agli altri il vero volto di Dio, quello che Lui stesso ci ha fatto conoscere. E non in vena d’esibizionismo: se noi cristiani possiamo dire di sapere qualcosa su Dio è solo per questo: l’abbiamo visto all’opera, si è dato da fare per noi.

Non ci chiede, pertanto, di fornire una teoria su di lui da pubblicizzare su una delle tante bancarelle del mercato, tantomeno ci domanda di insegnare ad altri un teorema. Ci sollecita invece a testimoniarlo in tutte le nostre esperienza di vita.

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