Se non ci fosse lui!

Atti 15,1-2.22-29;

Apocalisse 21,10-14.22-23;

Giovanni 14,23-29

Ogni domenica il vangelo che si legge alla Messa inizia con questa espressione: “In quel tempo …”. Chiunque potrebbe chiedere: di che tempo si tratta? Quand’era? Quasi 2000 anni fa. Quindi si tratta di cose vecchie, anzi, antiche. E perché mai allora si risponde: “Lode a te, o Cristo!”?. Lode a te, lo si dice a uno che è qui ora, presente adesso. Perché mai un tale linguaggio, come se colui di cui tratta quel brano fosse tutt’ora presente, o come se quelle parole le dicesse lui stesso?

Ma… è come se, oppure è veramente così? Sì, è così. È vero. Ma qui allora dobbiamo spiegarci e cercare di capire. Che un non credente trovi strano quello che facciamo e diciamo all’Eucaristia, è comprensibile; ma che sia un cristiano a provare una tale impressione, no: è inammissibile.

Partiamo da una semplice constatazione: gli alberi da frutto sono fioriti, e dopo i fiori cominceranno a formarsi i frutti: ciliegie, mele, e tutto il resto. Ebbene, c’è anche un altro frutto che sta maturando: si chiama Spirito Santo. L’albero sul quale matura è la croce di Gesù, e il grande momento della raccolta è la Pentecoste, che celebreremo tra non molti giorni. Questo frutto Gesù lo chiama “Paràclito” (parola greca che indica colui che ha il compito di stare accanto alle persone, sostenerle, illuminarle, pungolarle quando sono un po’ fiacche, dar loro coraggio, energia e gioia). Lo Spirito santo, infatti, è tutta l’energia di Dio – anzi, possiamo dire: è Dio che viene a noi con tutta la sua energia. E annulla tutte le distanze, di tempo e di spazio. 2000 anni? Cosa volete che siano per il Signore! “Mille anni ai suoi occhi – si legge nella Bibbia – sono come il giorno di ieri che è passato!”. Ed ecco allora che il cenacolo di quella sera, dove Gesù parlava agli apostoli 2000 anni fa’, è qualsiasi luogo dove i cristiani si radunano la domenica per l’Eucaristia. Lo Spirito santo annulla tutte le distanze: quelle del tempo e quelle dello spazio, e Gesù Cristo – anziché relegarsi a ricordo del passato – si fa loro Maestro contemporaneo, l’Amico di oggi. La diversità dei continenti, la loro vastità o lontananza, vale per le carte geografiche, non per lo Spirito Paràclito. In Africa, Asia o Australia, America o Europa, ogni comunità cristiana gode e si rallegra della presenza del Signore risorto, nel giorno che ha scelto per venire tra i suoi.

“Me ne vado ma tornerò a voi” aveva detto all’ultima Cena. E poi aveva aggiunto. “Se mi amaste, dovreste essere contenti che me ne vado dal Padre mio…”. Sorprendente quest’affermazione: come si può essere contenti quando una persona amata se ne va? Eppure aveva ragione, perché intendeva dire: “Dovreste essere contenti che io non sia più a Gerusalemme, o a Nazaret, o a camminare su una strada polverosa della Palestina, perché tornerò da voi, e sarò con voi ovunque voi siate: in una chiesa di paese, o in una grande cattedrale, oppure sotto un albero… non importa: là dove vi riunirete nel mio nome, ci sarò anch’io”. “Lo Spirito Paraclito, che il Padre manderà nel mio nome”, renderà possibile tutto questo. Ma non solo questo. Infatti, chi è che mette insieme ogni domenica bambini, adulti, anziani, e fa di loro un’unica assemblea? Per una volta riusciremmo a radunarci assieme anche da soli, ma ogni domenica, con regolarità, un’unica famiglia attorno alla mensa del Signore: no, solo lo Spirito Paraclito può essere il protagonista di questo. E quando si ascoltano le letture della Bibbia, o le spiegazioni che ne offre il celebrante, e si pensa: “Questa è per me… questa me la devo ricordare!”, chi è che rende viva e “personale” quella parola? L’eloquenza del prete? Macchè! E’ ancora e sempre lo Spirito Santo: “È lui che vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che vi ho detto” ci assicura Gesù in questa prossima domenica. E com’è possibile che quel pane e quel vino a un dato momento non siano più pane e vino soltanto ma diventino… Gesù, presente con tutta la sua vitalità? “Che magia c’è sotto?” chiedono a volte i bambini. No, nessuna magia, è ancora l’intervento dello Spirito, invocato con quelle parole: “Manda, o Padre il tuo Spirito su questi doni, perché diventino il corpo e il sangue del tuo Figlio…”. Ma non limitiamoci all’Eucaristia, perché è soprattutto la vita il luogo della sua operosa presenza. L’evangelista Luca (nella prima lettura) riferisce che le prime Comunità cristiane non di rado faticavano a trovare una via d’intesa su certe cose: scontri, litigi, tante teste e tante idee… Sì, ma allorché mettevano da parte le loro idee per lasciare il primo posto allo Spirito Santo, un accordo lo trovavano. “Lo Spirito Santo e noi abbiamo deciso…”: così si esprimevano gli apostoli e quei primi cristiani, grazie a quel frutto esotico e gustosissimo che è maturato sull’albero della Croce: lo Spirito Paraclito, appunto. È da lì, infatti, dalla croce che ci è offerto; l’evangelista Giovanni è esplicito nell’affermarlo: “Chinato il capo (Gesù) donò lo Spirito” (19,30). Se non ci fosse lui, le nostre Liturgie sarebbero commedie, sempre le stesse, ripetute e noiose. E invece no, è tutto vero quello che facciamo e diciamo ad ogni Eucaristia. Grazie allo Spirito Santo. E partendo ogni volta da quell’incontro, è ancora grazie a lui che possiamo osare di fare qualcosa di buono e di bello nella vita, nonostante i nostri limiti e difetti, diversità di carattere e di mentalità. Questa, credo, è davvero una buona notizia che può rincuorarci tutti.

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