Corporeità

Come mai, Signore, hai deciso per la corporeità, Tu che sei puro spirito? Hai deciso di inventare la materia, la luce, la vita fisica, di condizionare tutto al corpo?

Il corpo mi permette di essere in relazione con Te:  senza il corpo non ragiono, non amo.

Perché non ci hai fatti angeli? Inserendo nella creazione la materia e la corporeità,  hai inserito nella nostra vita  un certo tipo di gioia, ma anche il dolore. Un dolore che forse altrimenti non sarebbe esistito.

Come mai questa creazione  dalla terra, questa evoluzione dal fango, questi passaggi da vivente a vivente, questo affidamento della creazione fino a noi materia pensante, materia capace di affetti e di relazioni?

Non potevi darci un respiro più leggero, farci esistere in altra maniera, come unità più semplice e stabile, più irraggiungibile dal dolore?

Perché le relazioni con Te e tra di noi le hai tutte intessute di corporeità?  Proprio Tu hai dovuto inventare la corporeità al nostro servizio. Tu che non ne avevi bisogno . E come hai fatto a dire per tante volte -per cinque volte-  che “tutto ciò è buono” fino a rompere quella misura e l’ultimo giorno dire la tua scoperta che “ tutto ciò è molto buono”?

Come fai a dire che la nostra infanzia così fragile, la nostra vecchiaia così declinante siano cose molto buone?

Non hai visto altro che la relazione. Ci hai dato questo ponte di relazione-creatura corporea. Lodo e ringrazio te creatura corporea, cammino assieme ai  fratelli e alle sorelle accanto a me in un dono continuo reciproco voluto /non voluto.

Perché hai fatto che il nostro amare debba esprimersi fisicamente? E non sei forse anche Tu diventato schiavo di questa corporeità tanto che per dirci il Tuo amore hai fatto incarnare il Verbo e  Ti sei incarnato come se ti mancasse qualcosa?

Ti sei incarnato come se non avessi altre parole per parlarci e cantarci d’ amore.

Tu ti sei incarnato piccolo, debole e fragile. Hai lasciato il più per il meno; hai nascosto la divinità per esprimerti con umanità. Tutto ciò che è luce ed armonia lo hai nascosto per esprimerti con tutto ciò che è oscurità corporea, con tutto ciò che è debolezza, con tutto ciò che è caduco e poi questa tua corporeità l’hai  portata sulle strade del mondo parlando, gestendo, relazionandoti, donando, ricevendo rifiuti, spiegandoti e accettando di non essere capito  fino alla passione e alla croce dove è sembrato al tuo Figlio  che la sua corporeità fosse dimenticata da Te, abbandonata da Te.

Perché Lo hai messo in un vicolo così cieco, così buio, Lui di natura divina?

Perché non ci hai folgorato col tuo Spirito invece che inventare un corpo divino per noi? E poi talmente Ti sei ostinato nella  corporeità che l’hai voluta anche nel Gesù risorto, dove qualcosa di questa corporeità terrena è stata deposta e qualcosa rimane, misteriosamente, inspiegabilmente  e Gesù diventa corpo di luce però non uno qualsiasi,  ma un corpo di luce che rifulge nelle cinque ferite da cui è uscito il Suo respiro e reca la storia di Se Stesso per noi. E ci destini ad essere anche noi corpi di luce rifulgenti per merito dei momenti più coerenti, più difficili ed ardui della nostra vita ; quelli  splenderanno di maggior amore. Un corpo che diventa espressione più alta di amore nel dolore, superando lo spirito e fai dire a Paolo:  

“Glorificate Dio col vostro corpo”,

non con altro, ma  con il vostro corpo nel quotidiano: il risveglio in famiglia, il buongiorno in famiglia, il lavoro, il ritorno in famiglia, la commensalità -che il Tuo Figlio ha così abbondantemente usato per noi-  , la coniugalità, lo scambio degli avvenimenti, dei pensieri, dei  sentimenti, dei dubbi, la buona notte, il sonno.

Glorificate Dio con la liturgia del vostro corpo.

Non c’è altro sacerdote tra Te e me  e il mio corpo  è la liturgia.

Un corpo che è innocente e che se incontra il peccato incontra un peccato che è  contro di lui. Non è il corpo che pecca per se stesso, pecca contro di sé, spesso sedotto dallo spirito con la “s” minuscola.

In questi giorni Signore tu ci ripresenti il dramma della corporeità facendoci domandare se c’è un futuro per l’umanità;  se il diluvio universale non sta riproponendosi in maniera finale attraverso l’inquinamento, lo scioglimento dei ghiacci perenni.

In questi tempi ci fai meditare sulla realtà della famiglia, del patto coniugale, dell’amore, dell’unione.

O Padre che hai sperimentato la corporeità in noi, per noi, fa che ti lasciamo abitare in questa nostra corporeità e diventiamo  sempre più tempio Tuo e di tutta la Trinità, non più in Gerusalemme né sul Garitzìm, ma “in spirito e fedeltà”.  Noi in Te e Tu in noi.

vitaTrentina

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