Letizia!

Son pochi i veri e lieti credenti in questo mondo e in quest'epoca

Vi è in Paradiso una simpatica setta che il Padre segue con benevola compassione. E' la setta denominata della "Perfetta Letizia" ricca di adepti Lassù ma sfortunatamente assai poco frequentata Quaggiù. Posso anche fare i nomi dei componenti il Consiglio Direttivo: S. Pietro; S. Paolo (come si evincerà dalle loro Lettere); S. Giacomo, inventore della sigla, come risulta dall'inizio della sua lettera; S. Ignazio di Antiochia, quello che desiderava i denti dei leoni; alcuni esaltati monaci del deserto; S. Francesco principale divulgatore di "Perfetta letizia"; S. Ignazio che desidera esser trattato come è stato trattato Gesù Cristo; qualche altro nome che mi sfugge. Papa Francesco risulta in lista d'attesa per mancanza del requisito di esser passato all'altra vita. Anche l'amabile autore dell'antica "Lettera a Diogneto", parlando dei cristiani, dichiara: "Sono disprezzati ma nel disprezzo trovano la loro gloria… sono ingiuriati e benedicono, sono trattati ignominiosamente e ricambiano con l'onore… e quando sono puniti si rallegrano quasi si desse loro la vita… esposti ai supplizi crescono di numero ogni giorno". Ho ancora da capire se il buon Dio ama i pazzi o addirittura ci fa diventare tali.

Il termine Letizia è attraente. Lo usa anche, felicemente, l'esortazione Amoris laetitia, ma non appena Giacomo, detto "fratello del Signore", nella sua lettera vi aggiunge l'aggettivo 'perfetta' capovolge tutto e ci fa scappare. Ecco il corpo del reato: "Considerate perfetta letizia, miei fratelli, quando subite ogni sorta di prove, sapendo che la prova della vostra fede produce la pazienza".

Gesù appare il provocatore del tutto con le sue misteriose martellanti Beatitudini: "Felici i perseguitati per causa della giustizia, perché di essi è il regno dei cieli. Felici voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti hanno perseguitato anche i profeti" (Mt. 5, 10-12). A nostro giudizio mondano ci sarebbe ben poco da divertirsi. Come riescono a fare invece gli Apostoli che, dopo esser stati fustigati "se ne andarono dal Sinedrio lieti di esser stati oltraggiati per amore del nome di Gesù" (Atti 5,41).

Pietro, quando non era ancora Papa bensì soltanto prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, tentava di fare l'anticristo trattenendo Gesù dall'andare in croce, dal non farsi valere,dal lavare piedi. Dopo aver mancato all'ortodossia, aveva fallito nell'ortoprassi negando di conoscere Gesù. Si rincuora vedendo il Risorto venirgli incontro e dargli lo shalom, supera, tremebondo, l'ultima prova quando invece di tre definitivi 'vade retro satana' si sente ripetere i tre 'Mi ami tu e più di costoro?'. Convertito dalla misericordia, udite, udite il suo mutamento: "Perciò siate ricolmi di gioia, anche se ora dovete essere per un po' di tempo afflitti da varie prove, perché il valore della vostra fede, molto più preziosa dell'oro, che, pur destinato a perire tuttavia si prova col fuoco, torni a vostra lode gloria e onore nella manifestazione di Gesù Cristo: voi lo amate, pur senza averlo visto e ora senza vederlo credete in lui. Perciò esultate di gioia indicibile e gloriosa, mentre conseguite la meta della vostra fede, cioè la salvezza delle anime”. (1 Pt. 1,6-9). E ancora: "Domestici, siate soggetti con profondo rispetto ai vostri padroni, non solo a quelli buoni e miti, ma anche a quelli difficili. E' una grazia per chi conosce Dio subire afflizioni, soffrendo ingiustamente; che gloria sarebbe infatti sopportare il castigo se avete mancato? Ma se facendo il bene sopporterete con pazienza la sofferenza, ciò sarà gradito davanti a Dio" (1 Pt. 2, 11-25).

Non è da meglio neppure Paolo: "Coltivate in voi – dice ai credenti di Filippi (2,5-11) – questi sentimenti che furono anche in Cristo Gesù: il quale, essendo per natura Dio, non stimò un bene irrinunciabile l'essere uguale a Dio ma annientò se stesso prendendo natura di servo, diventando simile agli uomini; e apparso in forma umana abbassò se stesso, facendosi obbediente fino alla morte e alla morte in croce. Perciò Dio lo ha innalzato sopra tutte le cose e gli ha dato il nome più grande. Perché… ogni lingua proclami: Gesù Cristo è il Signore”.

Ah sì?! A peggiorare irrimediabilmente il tutto, ci si mette, da par suo, anche S. Francesco d'Assisi aggiungendo anche il 'vera' e pretendendo così l'esclusione di ogni altra letizia: "Viene un messo e dice che tutti i maestri di Parigi sono entrati nell'Ordine (come se oggi tutto il mondo scientifico si mettesse al servizio dell’ecologia e della salute mondiale). Così pure tutti i prelati d'oltralpe, arcivescovi e vescovi (come se oggi ogni Curia di Chiesa si purificasse da denaro, piacere e potere) non solo, ma perfino il Re di Francia e il Re d'Inghilterra (come se oggi vincessimo delle elezioni mondiali a bene della pace, dell’acqua, della libertà e dell’uguaglianza e senza l’ausilio di postverità). E se ti giunge notizia che i miei frati sono andati tra gli infedeli e li hanno convertiti tutti alla fede, oppure che io abbia ricevuto da Dio tanta grazia da sanare gli infermi e da far molti miracoli: ebbene, io ti dico: neppure qui è vera letizia".

"Ma che cosa è la vera letizia?" esclama disperato ogni frate Leone. "Ecco, tornando io da Perugia nel mezzo della notte, giungo qui, ed è un inverno fangoso e così rigido che, all'estremità della tonaca si formano dei ghiacciuoli d'acqua congelata, che mi percuotono continuamente le gambe fino a far uscire il sangue da siffatte ferite. E io, tutto nel fango, nel freddo e nel ghiaccio, giungo alla porta e dopo aver a lungo picchiato e chiamato, viene un frate e chiede: 'Chi sei?'. Io rispondo: 'Frate Francesco'. E quegli dice: 'Vattene, non è ora decente questa di arrivare, non entrerai' e mentre io insisto, l'altro risponde: 'Vattene, tu sei un semplice e un idiota, qui non ci puoi venire ormai; noi siamo tanti e tali che non abbiamo bisogno di te'. E io sempre resto davanti alla porta e dico: 'Per amor di Dio, accoglietemi per questa notte'. E quegli risponde: 'Non lo farò. Vattene dai Crociferi e chiedi là'. Ebbene se io avrò avuto pazienza e non mi sarò conturbato, io ti dico che qui è la vera letizia e qui è la vera virtù e la salvezza dell'anima”.

Intelligenti pauca. Che vuol dire: chi capisce capisce. Certo allora che son pochi i veri e lieti credenti in questo mondo e in quest'epoca. E che noi, rimanenti, siamo cristiani in allestimento, in cantiere, apprendisti stregoni alla scuola del Signore Gesù. Per tornare a S. Ignazio, quello di Loyola, e per concludere con lui: ammanettato per 22 giorni in una sporca prigione ad opera del fuoco amico dell'Inquisizione, una pia signora gli rivolgeva parole di compassione. Risposta: "Vi sembra, poi, che sia un male così grande la prigione? Ebbene, io vi dico che in Salamanca non ci sono tanti ceppi e tante catene, che io non ne desideri di più per amore di Dio" (Autobiografia 69). Pazzi per colpa di Gesù che è stato il primo pazzo!

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