La laicità figlia della Chiesa

Fa problema e suscita polemiche negli ultimi tempi il rapporto tra Stato laico e Chiesa. Se poi poniamo mente che anche i cattolici, che pure sono Chiesa, nella stragrande maggioranza sono laici, il problema si complica (o si semplifica) secondo i punti di vista. Sta il fatto storico che il concetto di laicità è nato dentro la Chiesa. Giorgio Campanini, studioso e storico di specchiata fede cristiana, dimostra nei suoi libri che è stato proprio il Cristianesimo ad elaborare il concetto di laicità non solo dentro la Chiesa, che annovera i “Christifidelis laici”, ma anche nei confronti del mondo e dello Stato in particolare.

Il processo è complesso ed è legato non solo al detto evangelico “Date a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio” (formula che riguarda soprattutto la politica), ma si estende alla visione del mondo e al suo rapporto con Dio.Non è che il credente viva tanto più la propria fede quanto più sacralizza le cose, il mondo, le attività, anzi… Per prima la Bibbia è fortemente desacralizzante. Già nel suo primo libro, la Genesi, che parla della creazione è desacralizzante.Scritta in tempi nei quali imperversava il panteismo per il quale tutto e Dio e l’emanatismo per cui il mondo sarebbe un’emanazione di Dio e quindi qualcosa di divino, la Bibbia dicendo che il mondo è creato, dice di fatto che il mondo non è Dio. Semmai a lui va ricondotto attraverso la storia della salvezza che si dipana nella coscienza dei credenti assumendo con la loro conoscenza e competenza le cose del mondo e introducendole così nella storia di figli di Dio. E, guarda caso, questo è il compito specifico dei credenti laici che nel mondo trovano il “luogo teologico” della loro santificazione. I più vecchi, ricordano benissimo tempi nei quali il sacro pervadeva tutto, specie nella società contadina. Qualcuno può pensare che quelli erano bei tempi soprattutto per la fede, la ben nota “societas totaliter christiana”. Si incaricò poi la scienza e la cosiddetta secolarizzazione a desacralizzare parecchi aspetti ed ambiti.Ebbene Paolo VI proprio guardando a questo fenomeno, salutò la secolarizzazione attribuendole il merito di aver “purificato la fede”.Un concetto questo della purificazione, che l’attuale Papa ha ripreso attribuendolo alla fede nei confronti della ragione. La ragione, argomenta il Papa, può subire deviazioni soprattutto a causa degli interessi e del potere. La fede, espressa nello specifico dalla dottrina sociale della Chiesa, può intervenire purificando la ragione perché si applichi alla promozione dell’uomo.Fa specie quindi assistere negli ultimi tempi, segnatamente nei riguardi dei “Dico”, ad una contrapposizione tra pronunciamenti della gerarchia ecclesiastica ed elaborazioni ad opera di laici credenti, che sono altrettanto “Chiesa”. Ai quali anzi è riconosciuto dagli stessi documenti ufficiali lo specifico compito di occuparsi di ambiti sociali da regolare con specifiche leggi dello Stato laico.Riesumando una vecchia dizione della teologia, ancora valida, perché mai sconfessata, si può dire che nel trattare questi argomenti e questa materia i laici sono destinatari di una particolare assistenza dall’alto, detta “grazia di stato”. Tutto questo per dire che è la Chiesa stessa, popolo di Dio, a richiedere l’applicazione della loro competenza a questi laici credenti impegnati in politica, riconoscendo anzi loro una grazia particolare.E’ frutto di ignoranza o voluta strumentalizzazione quindi scrivere, come è stato scritto, che un Romano Prodi o una Rosy Bindi sono scomunicati dalla Chiesa, ma anche l’opposto, che Rosy Bindi ha scomunicato la Chiesa.Già perché la laicità non è frutto di laicismo anticlericale, ma è figlia legittima della Chiesa.
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