Beato lui…!

Trento, Primiero, Prè di Ledro, Fondo, Marter, Cavareno, Rovereto, Mattarello, Mezzolombardo… e potremo continuare per dire tutti i luoghi in cui è passato tra di noi un Beato, un uomo di Dio, un cittadino del Cielo. Sì, è passato sulle nostre strade, nei nostri paesi, lungo le nostre valli, Mario Borzaga, che la Chiesa ha riconosciuto come martire e proclamato beato nel dicembre scorso. Il Vescovo Lauro ci chiede oggi di festeggiarlo proprio nei giorni in cui, alla fine di aprile del 1960, su un sentiero nella foresta sulle montagne del nord del Laos ha vissuto la sua Pasqua di passione e morte e, noi ne siamo certi, anche di risurrezione con il suo compagno di missione, il catechista Paolo Xyooj.

Una storia di cammino quella di Mario: il suo correre di ragazzino a piedi o in bicicletta dalla Bolghera al parco di Gocciadoro o sulle strade del centro di Trento; di corsa per andare alle Crispi o dai Bertoniani o in duomo; ma anche per andare a vedere il passaggio del Giro d’Italia (facendo in fretta e male il compito di greco!); o undicenne sulla strada verso Drena con la pesante valigia di cartone per entrare nel seminario sfollato; o sui sentieri verso Valbona sopra Roncone. E quante volte in bicicletta verso Baselga del Bondone dallo zio don Giulio o verso le mete di una salita in montagna; e a piedi per andare alla Madonna di Pinè; o in corriera, in moto e anche avventurosamente in autostop… Tutte avventure narrate nel suo Diario in cui  tra notizie di vita quotidiana ci rivela il suo intimo, ci apre il suo cuore, ci permette di fare con lui il percorso spirituale della sua vita.

Non è un tipico e lontano “santo” da altari Mario Borzaga. È fondamentalmente e semplicemente uno di noi. Uno dei tanti cristiani di casa nostra; un “povero cristo” delle nostre famiglie: uno dei quattordici missionari trentini uccisi in odio alla fede cristiana nel secolo scorso. In lui vediamo riconosciute le fatiche e la generosità dei tanti nostri missionari: è ora il loro patrono. Ma mi piace vederlo tanto vicino anche a chi fa fatica a camminare nella vita, quasi un fratello maggiore, un patrono per chi è legato a qualche dipendenza, lui che non è mai stato capace di smettere di fumare (eppure è Beato!!!). A volte si isola dagli altri e in certi momenti si sente stanco e solo, quasi esausto. Riferimento e aiuto quindi per chi è stanco e fa fatica; lui che ha sentito su di sé il peso del lavoro, della sua vocazione, della missione; che si è sentito schiacciato dal male di vivere: “Spero di non avere un esaurimento nervoso: non mancherebbe che quello. Soffriamo e offriamo: è l’unica”. Ma proprio in tutto questo si sente sempre in cammino: “Ho capito la mia vocazione: essere un uomo felice pur nello sforzo di identificarmi col Cristo Crocifisso”. Che bello questo “Santo” di casa nostra, tanto semplice e famigliare. Un Beato simpatico: fa fatica a studiare; non è abile nei lavori manuali; ha paura quando in missione deve fare anche “l’infermiere”; non sempre accetta i confratelli ed è in difficoltà con i Superiori; prega molto, ma qualche volta si addormenta con la corona in mano; gli piace suonare il pianoforte e andarsene a spasso… Un Beato terra, terra, prima ancora che uomo del Cielo!

Potremo proporlo patrono dei catechisti come ha evidenziato Papa Francesco all’Angelus dell’11 dicembre: “Oggi, a Vientiane, in Laos, vengono proclamati Beati Mario Borzaga, sacerdote dei Missionari Oblati di Maria Immacolata, Paolo Thoj Xyooj, fedele laico catechista e quindici compagni uccisi in odio alla fede. La loro eroica fedeltà a Cristo possa essere di incoraggiamento e di esempio ai missionari e specialmente ai catechisti, che nelle terre di missione svolgono una preziosa e insostituibile opera apostolica, per la quale tutta la Chiesa è loro grata. E pensiamo ai nostri catechisti: tanto lavoro fanno, un così bel lavoro! Essere catechista è una cosa bellissima: è portare il messaggio del Signore perché cresca in noi. Un applauso ai catechisti, tutti!”.

Scrive alla sorella Lucia, destinataria di tante sue lettere, nel maggio del 1957, l’anno della sua ordinazione sacerdotale e della partenza per il Laos: “Noi missionari siamo fatti così: il partire è una normalità; andare una necessità. Domani le strade saranno le nostre case; se saremo costretti ad ancorarci ad una casa la trasformeremo in una strada: a Dio”. Una frase che abbiamo voluto stampare con la sua bella calligrafia su un segnalibro ricordo da diffondere specialmente tra i ragazzi e i giovani.

Guardiamo a lui noi trentini, tanto restii a riconoscere la santità feriale di qualcuno dei nostri, a celebrarla e ad esserne orgogliosi. Grati anche al Vescovo Luigi che fin da Delegato Apostolico in Laos ha dato una provvidenziale spinta all’itinerario della Causa. Sulla nostra strada la Chiesa ha voluto mettere Mario e il suo giovane catechista Paolo come due stelle che brillano per indicarci un cammino e per orientarci verso una meta. Partiti il 25 aprile 1960 Mario e Paolo hanno camminato su quelle strade sterrate, tra quei villaggi dai nomi esotici e per noi stranieri: Paksane, Keng Sadok, Luang Prabang, Kiucatian, Na Vang, Ban Pha Sua… fino a Muong Kassy, il luogo del martirio ad opera dei guerriglieri del Pathet Lao. Mario e Paolo sono arrivati ad una meta che ci è ben nota:  quella santa montagna che è Gesù Cristo. La Chiesa ce li propone come esempio di vita e intercessori, con la parola di Papa Francesco che nella  la lettera di beatificazione del 3 dicembre 2016 li definisce “eroici testimoni del Signore Gesù e del suo Vangelo di pace di giustizia e di riconciliazione”. Tre parole che sono un programma di vita anche per noi nel nostro Trentino e sulle strade del mondo che hanno bisogno più che mai, a cominciare da casa nostra, in questa primavera del 2017, di pace, di giustizia e di riconciliazione; hanno bisogno di Gesù Cristo e di testimoni autentici, convinti e convincenti, generosi e semplici. Perché anche noi possiamo dire come il beato Mario: “Così la mia vita passa come il più bel romanzo del mondo, perché è un romanzo d’Amore, d’Amore con la lettera maiuscola”. 

Giulio Viviani

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