Da Parigi a Limone, la sfida “sostenibile”

L'accordo sul clima di Parigi del dicembre 2015 è stato un momento importante, anche se è solo l'inizio del processo per “decarbonizzare” l'economia mondiale, cioè ridurre le emissioni di carbonio mantenendo la crescita necessaria a migliorare la condizione della (grande) parte del mondo che non ha goduto della ricchezza dell'epoca moderna. La recente dichiarazione di Trump, che annuncia l'uscita degli USA (la maggior economia mondiale, con un'emissione media di CO2 di 16 t/anno/persona rispetto alla media di 4,7) mette a nudo tutte le difficoltà della sua concreta attuazione.

Non è la fine dell'accordo, anche se è un colpo duro, pur se non inaspettato: per raggiungere l'obiettivo è necessario che emerga una leadership credibile, in grado di aggregare le (molte) forze che spingono per un cambiamento in tempi rapidi (anche negli USA) e di trascinare consumatori e cittadini, chiamati a scelte coscienti e coerenti. Inoltre bisogna declinare le prescrizioni di Parigi in obiettivi e strategie locali e di gruppo.

Ci sta davanti l'obiettivo di un ripensamento dei valori (meno consumi, più relazioni e più valori immateriali, che vuol dire anche più spiritualità) e del ruolo dell'economia, che vogliamo funzionale al benessere di tutti, che sentiamo non dipendere dal numero delle cose che consumiamo. In questo la Chiesa e i credenti possono avere un ruolo importante.

La Terra è dono di Dio e noi siamo chiamati a custodirla, per trasmetterla alle generazioni future. Non siamo i padroni del mondo, ma ce ne è stata affidata la responsabilità.

Tutti gli uomini sono figli di Dio e in quanto tali hanno degli ineliminabili diritti ad una vita dignitosa, alle libertà fondamentali e alla felicità, che siano nati nelle periferie africane o nei quartieri residenziali delle ricche città europee e americane.

I beni materiali non sono tutto, esistono valori più importanti; la condivisione crea più felicità della moltiplicazione delle cose; la libertà e la verità contano più dell'accumulo di cose.

Certo sono valori umani, laici, condivisi da altre religioni e da molti non credenti, ma per i quali noi cristiani abbiamo una motivazione in più nella nostra fede e ai quali possiamo (dobbiamo) portare un contributo nostro, ancorato nei nostri valori tradizionali di solidarietà, libertà e fratellanza.

L'incontro delle quattro diocesi del lago di Garda  a Limone è stato un passo in questa direzione: le riflessioni del rettore Tira (vedi pag.5) sui valori ambientali e paesaggistici del Garda, sui problemi e sulle opportunità che offre superando i confini amministrativi, sono uno stimolo a sviluppare un modello territoriale sotenibile, inclusivo e aperto, salvaguardando il territorio, condividendo i suoi valori e creando lavoro di qualità. Una sfida forte nell'anno che l'ONU ha dedicato al turismo sostenibile: sul tavolo c'è la proposta del Garda patrimonio dell'Umanità.

Quale ruolo specifico per le Chiese locali in questo? Da una parte esse detengono un patrimonio non trascurabile di edifici e terreni, gestiscono strutture, muovono pezzi di economia. La sfida è mettere la sostenibilità al centro di questo per rafforzare un stile di vita adeguato alla necessità di cambiare. Nel settore del turismo sostenibile le Chiese hanno un doppio ruolo importante: nell'introdurre contemplazione e proposte di spiritualità perchè il turismo non si degradi a mero cosumo e nel rilanciare un turismo sociale che eviti la soluzione elitaria di una ricettività per soli ricchi. Sul Garda (e in tutto il Trentino) non mancano le risorse e le opportunità.

Francesco Dellagiacoma

vitaTrentina

Lascia una recensione

avatar
  Subscribe  
Notificami
vitaTrentina

I nostri eventi

vitaTrentina