Il dovere di accogliere, ma non solo

Su un giornale dei giorni scorsi vi era un articolo con questo titolo: “Papa Francesco invita di continuo ad accogliere profughi e rifugiati”. E sotto, un altro articolo con quest’altro titolo: “Ma non possiamo accogliere tutti”. Un ragionamento di buon senso, si direbbe: infatti non possiamo accogliere tutti. Ma anche ragionamento incompleto, insoddisfacente. Altre cose invece, che non potremmo e non dovremmo fare perché sfacciatamente immorali, in realtà le facciamo con molta disinvoltura. Uso il noi per dire: noi Occidente, noi Europa, noi Italia… Accogliere capi di governo sanguinari con tutti gli onori e sancire trattati e alleanze con loro, come è accaduto con il Presidente-Dittatore dell’Eritrea a Milano qualche anno fa; questo, a quanto pare, lo possiamo fare con tutta disinvoltura! Eppure sono molti gli Eritrei fuggiti da quella dittatura sanguinaria, molte le vittime nei deserti e nel mare.

“Non possiamo accogliere tutti”… Ma vendere armi all’Arabia Saudita, ai Paesi del Golfo o del Centr’Africa (sapendo in anticipo in quali mani andranno a finire e per quali scopi verranno utilizzate), ah questo lo possiamo fare con tutta tranquillità a quanto pare!L’Italia è tra i 5 Paesi del mondo che esportano più armi. Il fatturato annuo di questo commercio criminale da parte dell’Italia nel 2014 era di due miliardi e mezzo di Euro. Nel 2015 era triplicato: 8 miliardi di Euro. Quindi accogliere tutti i profughi non possiamo, ma continuare a favorire fughe e naufràgi sì: a quanto pare, questo lo possiamo fare tranquillamente! Qualcuno può pensare: “Questo prete approfitta della predica per fare politica…”. Ebbene, no. Questo prete è qui a dire nel nome del Vangelo: è la politica che in troppi casi dovrebbe cambiar nome e chiamarsi semplicemente “ipocrisia”.

“Maltrattato, si lasciò umiliare – afferma il profeta Isaia – era come agnello innocente condotto al macello. E non aprì la sua bocca”. E’ un personaggio anonimo quello di cui parla, perché rappresenta molti poveri cristi che han subìto e continuano a subire la stessa sorte.E’ drammatica la storia della ragazza curda, raccontata da Fabrizio Gatti nel libro “Viki che voleva andare a scuola”. Riuscita a salire su un gommone stracarico, ad un certo punto lo scafista perde il controllo del mezzo e non riesce più a manovrarlo… Allora grida: “E’ troppo pesante il carico!”. E si rivolge a quella ragazza: “Tu, da dove vieni?”. “Dal Kurdistan” risponde. “Peccato che voi montanari del Kurdistan non sappiate nuotare – ribatte lo scafista – ma devi scendere: basta togliere il tuo peso per alleggerire il carico”. E le urla: “Scendi! Buttati!”. E la ragazza finisce inghiottita dalle onde. Come un agnello condotto al macello – dice il profeta Isaia – e non aprì la sua bocca. Com’è noto, in questi ultimi quindici anni, sono state più di 30 mila le vittime delle traversate, senza contare quelle inghiottite dai deserti o scomparse nel corso di viaggi estenuanti.

Pertanto, non limitiamoci più a dire “non possiamo accogliere tutti”. Cominciamo a ragionare e a dire a chiare lettere: “Non possiamo più favorire queste catastrofi umanitarie! Il nostro Occidente non può limitarsi ad accogliere o a respingere a suo piacimento profughi e perseguitati; deve smettere di creare profughi e perseguitati con alleanze, traffici e commerci spudoratamente immorali e criminali”.

I perseguitati. La stragrande maggioranza com’è noto sono cristiani. Molti sono stati uccisi (Papa Francesco ha detto che son più i martiri dei nostri tempi che non quelli dei primi secoli del cristianesimo). Molti han dovuto fuggire dopo aver perso casa, beni e quant’altro. Altri han subito torture, mutilazioni, oltraggi che li hanno segnati per sempre. E’ toccante la storia di Hassàn, un bambino nigeriano – cristiano –  di appena tre anni… I terroristi islamici di Boko Haràm attaccarono il suo villaggio. Appena li vide arrivare, cercò di scappare ma i miliziani lo bloccarono. Gli ordinarono di consegnare la Bibbia che teneva in mano, ma lui si rifiutò. Allora gliela strapparono e la gettarono in un rogo acceso lì vicino. Hassan corsevicino al fuoco con un bastone per recuperarla, ma un membro di Boko Haràm, per impedirglielo, lo colpì alla testa con il calcio del kalàshnikov e lo spinse dentro il fuoco. Non soddisfatto, gli calpestò la testa con lo stivale per premerlo dentro le fiamme, mentre gli altri miliziani insultavano il bambino chiamandolo “infedele ostinato”. Hassàn è sopravvissuto ma ha riportato gravi ustioni al volto che gli lasceranno il segno per tutta la vita.

Come non ricordare le parole di san Paolo a questo punto: “Io porto le stigmate di Gesù nel mio corpo”? Quanti cristiani in Medio Oriente, in Centr’Africa, in Corea del Nord, possono dire altrettanto!Gesù l’aveva predetto: “Non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo… Non abbiate paura! Neppure i passeri sono dimenticati dal Padre mio… Tanto più voi gli state a cuore… Se gli uomini vi uccidono, se le traversate e le tempeste vi annegano, nulla e nessuno potrà strapparvi dal cuore del Padre mio!”.

(…)

Non basta dire:”C’è chi sta peggio di me, di noi…”. Come cristiani, soprattutto, per quel briciolo di fede e di carità che abbiamo nel cuore, dobbiamo poter sollevare lo sguardo da noi stessi e poggiarlo su costoro: cercare di immaginare la loro angoscia e soffrirne in spirito di solidarietà. E c’è una cosa che solo noi possiamo fare e nessun altri: guardare la Croce del Signore e pregare, intercedere per coloro che pagano il prezzo della cattiveria umana con la moneta di atroci sofferenze. Quando tutte le soluzioni umane sono esaurite o si rivelano insufficienti, ricordiamoci che questo è il tipo d’intervento che non perde mai la sua efficacia: la nostra preghiera di intercessione. ​Dio l’attende da noi, e anche tanti nostri fratelli oppressi o perseguitati.

Piero Rattin*

*Questo testo riprende l’omelia proposta venerdì in Cattedrale davanti alla croce di Lampedusa: lo riproponiamo all’inizio del mese missionario e alla vigilia della marcia per i migranti (vedi pag.4) nell’ambito della Settimana per l’accoglienza.

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