La malavita liquida

“Aprite il vostro cuore a Cristo, la Chiesa vi accoglie se smettete di servire il male”. È l'invito rivolto da Francesco ai componenti delle organizzazioni malavitose lanciato durante l'incontro con migliaia di pellegrini in Aula Paolo VI, giunti dalla diocesi calabrese di Cassano all'Ionio, guidati dal loro vescovo, Nunzio Galantino, segretario della Cei. È la riconferma dell'appello del Papa agli “uomini della malavita” di otto mesi prima sulla piana di Sibari, davanti a più di 200 mila persone. È rinnovato quasi che quel primo grido non fosse stato udito, come pure gli appelli dei predecessori. A quanti hanno scelto la via del male e sono affiliati a organizzazioni malavitose il Papa rinnova il pressante invito alla conversione ripetendo: “Il Signore vi aspetta e la Chiesa vi accoglie se, come pubblica è stata la vostra scelta di servire il male, chiara e pubblica sarà anche la vostra volontà di servire il bene”. Il Papa non ammette scorciatoie, né di svicolare dietro forme più o meno mascherate di ipocrisie, e condanna certi camuffamenti tollerati, come gli “inchini” nei riti processionali dei Santi patroni o della Madonna davanti alle abitazioni dei capimafia: “I gesti esteriori di religiosità non accompagnati da vera e pubblica conversione non bastano per considerarsi in comunione con Cristo e con la sua Chiesa”, “per accreditare come credenti quanti, con la cattiveria e l'arroganza tipica dei malavitosi, fanno dell'illegalità il loro stile di vita”. Anche un cristiano infatti può “programmare e consumare gesti di violenza contro gli altri e contro l'ambiente” che non deve essere sfregiato in maniera irreparabile da “interessi meschini”. Ed ai giovani “non può essere impedito di sperare”.

Sono parole mirate, ma che vanno ben oltre Cassano Ionico per risalire lungo tutto lo “Stivale”, dove la corruzione spesso è accettata creando un vuoto che è occupato dalla criminalità anche al Nord, dove la mafia è data in crescita non per sensazioni o paure, ma a seguito di precisi riscontri denunciati dalla Direzione nazionale antimafia. La reiterata presa di posizione di Bergoglio precede la denuncia della superprocura che saluta con favore l'intervento della Chiesa che “potrebbe moltissimo”, accusata tuttavia di “pesanti silenzi” prima di Papa Francesco, quando per decenni “avrebbe potuto fare, ma non ha fatto nulla”. Immediata la replica della presidente dell'Antimafia Rosy Bindi che ha elencato tutte le persone, definendole un “esercito” di estrazione cattolica che hanno detto “no” alla mafia e hanno pagato con la vita il loro impegno. La malavita, per usare un termine caro al sociologo Zygmunt Bauman, è liquida e s'introduce in tutti gli spazi in cui viene meno la legalità sopraffatta dall'omertà, dall'ingiustizia, dal compromesso, dalla corruzione e dal profitto.

In base alla relazione del procuratore antimafia, Franco Roberti la 'ndrangheta comanda in Lombardia. Bologna può definirsi terra di mafia. L'Expo 2015 è da tener sott'occhio quale possibile vettore per l'infiltrazione mafiosa al Nord passando dalla Lombardia al Piemonte e al Veneto. Il Trentino Alto Adige è preso di mira, ma i suoi anticorpi reggono ancora. Per Roberti la corruzione, “fenomeno di sistema” in Italia “è assolutamente dilagante perché mai efficacemente contrastata e combattuta”. L'impunità garantita con legge per il falso in bilancio ha provocato un “deciso” arretramento della lotta alla corruzione. La malavita trascina dietro di sé la violenza coinvolgendo migliaia di persone in una cultura violenta soprattutto nelle città e nelle aree metropolitane, sulle quali si regge il mondo globale. È questo un discorso che riporta al terrorismo dilagante in molti Paesi, agli assalti e alle atrocità dei miliziani islamici jihadisti e di altri gruppi fondamentalisti, tutti alla ricerca di una legittimazione religiosa a garanzia e sostegno delle loro operazioni, con una tendenza alla spettacolarizzazione, attraverso manifestazioni di disprezzo dell'altro, frutto di una scuola acquisita nei suburbi, fra “scarti” e ben diretta da una leadership interessata. Considerato tra l'altro che la tematica della pace è passata in secondo piano dopo anni di pacifismo, spetta alla religioni, ai loro vertici istituzionali, ai religiosi e alle religiose, al laicato motivato e alle comunità dimostrare la loro forza di pace, perché – osserva Andrea Riccardi della Comunità di Sant'Egidio – bisogna riempire di “simpatia” le distanze del mondo globalizzato, contrastando l'antipatia, fautrice di odio e violenza il cui uso allontana dalla pace.

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