Senza nipoti, chi sostiene i nonni?

“Giù le culle dai solai!” ammoniva il titolo di copertina di Vita Trentina a metà degli anni Ottanta quando si manifestò una crisi della natalità che non è più finita.

Anzi, non ci sono nemmeno le culle in tante case trentine, verrebbe da dire, tanto che ora abbiamo raggiunto il fatidico saldo zero: il totale dei morti va a pareggiare quello dei nati. E crolla di anno in anno – dice la tendenza statistica – il numero dei matrimoni, che rappresentano comunque la prima “culla” per le generazioni del futuro prossimo. Chi se ne (pre)occupa? E’ grave che in questo Trentino sempre più invecchiato e sempre meno capace di far figli non si alzi alcun allarme sociale. A parte qualche voce isolata, come quella di mons. Bressan nelle omelie natalizie (grazie, vescovo Luigi, anche per questo!) o dei sindacati in una nota a margine dell’emergenza “punti nascita periferici”, pure causata dallo sboom demografico.Un silenzio assordante. Come non si cogliesse affatto che la prima ripresa passa dall’apertura alla vita e che il maggior peso del sorpasso numerico dei nonni sui nipoti va a sbilanciare l’equilibrio generazionale, provocando cadute a catena: nella tenuta del welfare, nella previsione dei servizi e delle strutture comunali, nelle dinamiche un tempo spontanee di aiuto reciproco dentro le case. Senza nipoti, chi sosterrà il braccio dei nonni del 2050?

Non è uno sterile ritornello da ripetere in questa preziosa Giornata nazionale per la Vita. Insieme alle primule primaverili, domenica sul sagrato rinnoviamo un impegno che vale per tutte le stagioni. Anche il nostro settimanale non mollerà l’attenzione costante a far tornare le “cicogne di periferia”, accompagnato dalla radio diocesana Trentino inBlu che saluterà in diretta alle 10 del mattino i neonati del giorno prima (segnalateli al numero verde 800366760). In primo luogo gli amministratori locali devono prendere consapevolezza che quanto si è realizzato nei distretti trentini per il benessere familiare, a partire dalla legge 1 del 2011 assunta a modello dal resto del Paese, si è rivelato evidentemente insufficiente per invertire la tendenza.

Accanto a misure più decise che aiutino le coppie a vincere le resistenze a “generare futuro” e credere nei figli come “investimento” personale e sociale, serve la testimonianza convincente di ciascuno: il dono della vita “rinnova” il mondo. Per sgretolare il bunker dell’individualismo denunciato domenica a Trento dal “nonno” Bauman servono battaglie quotidiane: incoraggiare i fidanzati a “progettarsi” famiglia, favorire accoglienze temporanee che aiutino chi vive nel disagio (invece abbiamo parlato fin troppo di stepchild adoption), sostenere l’impegno dei Cav per le ragazze sole, condividere le iniziative contro la tratta delle “schiave” straniere (lunedì 8 febbraio, vedi pag. 16) che rappresenta un insulto maschilista alla vita perpetrato col favore della notte.

Accanto alla scelta di tanti italiani scesi in piazza sabato scorso a Roma per “far sentire una voce contro altre voci, non muro contro muro“ (la richiesta dell'Arcivescovo trentino Bregantini) vale altrettanto quella di chi s'impegna a vivere costantemente un “Family day”, inteso come testimonianza feriale di una vita insieme condivisa con gioiosa fatica e feconda disponibilità.

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