Vicini a Cristina, mamma in Kossovo

Una preghiera per il piccolo Lorenzo e un sincero “vi siamo vicini” per la mamma e il papà. Uniti alla comunità di Roncone, ci stringiamo idealmente in questi giorni alla volontaria giudicariese Cristina Giovanelli ed al marito Massimo Mazzali. Dopo aver dato un tetto e tanto affetto a centinaia di bambini del Kossovo orfani di guerra, la settimana scorsa sono stati colpiti dalla morte di “Lolo”, il terzo dei loro quattro figli, 9 anni, sbalzato dalla bicicletta in una discesa nella loro missione di Klina.

Un'attesa di giorni e notti con poche speranze, anche dopo il trasferimento in elicottero all'ospedale specializzato di Firenze, fino alla consegna al Signore durante il funerale celebrato mercoledì scorso a Perugia, dentro l'abbraccio affettuoso di tanti amici umbri e trentini.

Proprio dalla terra di San Francesco era maturata la scelta di vita di mamma Cristina, un filo che non si è mai spezzato davanti alle prove più dure e che tanti familiari e amici han visto brillare anche in queste giornate di angoscia. Avvicinatasi fin a ragazza a quell'onda di condivisione con gli ultimi suscitata nella sua valle dai campi dell'Operazione Mato Grosso è partita come volontaria fra i terremotati di Nocera Umbra nel 1999. E quei mesi di servizio fra le tende e i conteiner – come capita non raramente negli anni decisivi dell'adolescenza – l'hanno spinta a partire per il Kossovo e la Macedonia, per promuovere la presenza di condivisione della Caritas Umbra. Dopo gli anni della guerra in Kossovo l'urgenza di tanti minori e giovani che tornavano orfani senza trovare una casa hanno spinto Cristina a fare di quell'angolo dimenticato del mondo la propria terra. Assieme a Massimo, suo marito, hanno curato la regia dell'accoglienza, facendo nascere (oltre ai loro quattro figli) e facendo crescere i progetti caritativi: “Questa casa è una palestra dove imparare ad amare – ha detto nell'inaugurazione della più recente struttura a Leskoc il vescovo di Tortona, padre Vittorio Viola, amico di famiglia dei Mazzali – dove fare esperienza di carità concreta, del farsi prossimo, dello stare accanto”.

Tanti giovani non solo dell'Umbria ringraziano oggi Cristina e Massimo se in questi 20 anni hanno scoperto il senso della vita frequentando – in campi di servizio o estati di lavoro – la loro famiglia allargata. Nella quale tanti giovani kossovari vengono aiutati a intraprendere iniziative di formazione (panificazione, agricoltura, macelleria…) utili per il domani.

La mammma di Roncone assieme al marito ha ottenuto nel 2013 a Spoleto anche il 49° “Premio della bontà”, ma non è facile trovare negli archivi loro interviste, a parte una frase ripetuta più volte in questi anni: “il segreto è lasciare sempre una porta aperta”. Per il resto concretezza e riservatezza, che abbiamo forzato spinti dalle testimonianze indirette – come quelle del card. Gualtiero Bassetti, che li visitò a Pristina – o dell'attuale direttore della Caritas umbra nostra gemellata: “Sia Cristina che Massimo – ci ha detto al telefono da Perugia Giorgio Pallucco – sono stati un riferimento fondamentale dentro la nostra missione in Kossovo per i molti volontari. Va detto che accanto ai loro quattro figli sono stati una presenza genitoriale anche per tanti ragazzini abbandonati”.

Al pari di altre famiglie trentine accomunate nello stile evangelico ed essenziale di Cristina e Massimo, possiamo forse ritrovare in queste scelte di vita quell’offerta del “dodicesimo cammello” che l’Arcivescovo Lauro ha proposto nella sua lettera sul valore generativo della gratuità. In quest’inizio estate di milionari pallonari, riteniamo doveroso amplificare una tantum la radicalità cristiana dei coniugi Mazzali. Ci auguriamo che, raccontandola sul settimanale della Chiesa locale che è “madre” di Cristina, speriamo possa essere anche un piccolo motivo di conforto in queste giornate dolorose nel ricordo del piccolo Lorenzo.

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