In Spagna un reality entra in convento

CAPPELLO:

Se al cinema il monachesimo eremitico diventa un punto di riferimento per il mondo occidentale in dissoluzione, in televisione avviene l'adeguamento al mondo. La notizia arriva dalla Spagna, la segnalazione e il commento sono di Umberto Folena su Avvenire di martedì 26 aprile, che ringraziamo per la concessione.

Era rimasta l’ultima soglia inviolata, capace di negarsi con cortese ostinazione alle telecamere guardone. Un Fosso di Helm che mai gli orchetti televisivi erano riusciti ad espugnare. Il convento si era concesso, con pudore, solo allo sguardo discreto di rari giganti, come Sergio Zavoli nel remoto 1958. Era, appunto. Oggi, anno 2016, Quiero ser monja ( Voglio essere monaca) è un reality trasmesso in Spagna da La Quatro, varcando la soglia critica della seconda puntata con ascolti cospicui. Cinque ventenni entrano in convento per due mesi in prova. Pare che Warner Tv sia andata a caccia di candidate per le parrocchie iberiche.

Un casting raffinato, perché i cacciatori di ascolti ci sanno fare: ci sono la biondina caruccia e la castana sovrappeso ma non troppo, la furbetta, la gattamorta e la pensierosa secchioncella. Abbastanza perché, con un minimo sforzo, tutte possano specchiarsi in una delle cinque. Vocazioni sincere? O soltanto opportuniste, e se domani non sarà convento sarà palcoscenico, come per tutti i reality? Non saremo certo noi a frugare nel cuore altrui giudicando le intenzioni e facendo la tac all’anima.

Non lo faremo, anche se certi indizi mettono i brividi, come l’aspirante monaca che confida di aver pensato alla vocazione religiosa dopo una solenne sbronza: le vie del convento sono infinite, ma forse non fino a quel punto. Non lo faremo, anche se sarebbe interessante capire le ragioni delle monache che hanno aperto il monastero all’ingordigia della tv: scommettiamo che direbbero di averlo fatto a fin di bene, per le vocazioni, per la fede? Intenzioni a parte, restano una certezza, una domanda e un timore. La certezza è che monache e aspiranti tali sono diventate merce che l’emittente spagnola ha venduto agli inserzionisti pubblicitari e offerto all’ingordigia del pubblico.

La domanda è: tutto, davvero tutto può e addirittura deve finire nel tritatutto televisivo? Ovunque, davvero ovunque può frugare lo sguardo bulimico delle telecamere? Oppure c’è uno spazio, immenso e sacro, che deve esser loro sottratto, l’ultimo baluardo da proteggere, l’anima, vera Grande Bellezza che per restare tale non può diventare merce? Il timore è che, nell’eccitazione della sbronza di ascolti, il reality sbarchi pure in Italia. Lo chiamerebbero “La grande sorella” o “Voglio essere madre superiora”? Libera nos, Domine. Ci sia risparmiato lo scempio.

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