New fiction: aggrappati alla vita

“La linea verticale è lo stare in piedi, il rimanere vivi e aggrapparsi con tutte le forze alla vita” ci è piaciuta molto questa definizione, che sta alla base del titolo della serie diretta da Mattia Torre ed ambientata nel reparto di un grande ospedale italiano.

Il protagonista è Luigi (Valerio Mastandrea), un padre di famiglia di quarant’anni, che scopre di essere malato di tumore e per questo è ricoverato per sottoporsi ad un delicato intervento chirurgico.

Aspetti toccanti come la comprensibile preoccupazione del paziente e della giovane moglie in attesa di un altro bambino, l’attenzione e la sensibilità di molte persone che Luigi incrocia durante la sua degenza, o la solidarietà che spesso si crea tra gli ammalati si mescolano ad una descrizione – spesso tragicomica e grottesca – della vita di reparto, con la giornata scandita da ritmi precisi: la visita dei medici, gli esami da effettuare, gli orari di visita e la distribuzione dei pasti.

Le varie personalità che ruotano nel racconto sono tipiche, seppur prevedibili.

Come dappertutto, c’é chi è più sensibile e chi è più svogliato, così come dappertutto ognuno affronta a modo suo gli ostacoli e i problemi con cui si deve confrontare: chi con pessimismo, chi con ottimismo, chi magari in maniera originale.

La serie mette in luce con nitidezza molti aspetti veritieri della vita dell’ospedale. Prodotta da Rai Fiction e Wildside, è articolata nella sequenza di otto episodi di circa venticinque minuti, proposti il sabato da Raitre in quattro serate e disponibili anche in rete sulla piattaforma Raiplay, una formula innovativa che il pubblico sembra gradire.

Certo è che l’ambientazione della corsia di un reparto oncologico, se può conciliarsi con qualche situazione che può anche far sorridere, come la figura del frate pedante che i degenti cercano di evitare fingendo di dormire, o quella della mamma in visita, preoccupata di cosa portano da mangiare, a nostro avviso si presta invece poco al grottesco. Come le fantasie su cosa possa accadere di proibito dietro alla porta chiusa di un ambulatorio o la figura di un’anziana che, avvinghiata alle gambe di un medico, è trascinata da questi sul pavimento.

Il lavoro è diretto con mestiere: il ritmo è serrato, la trama si snoda veloce ed i cambi di scena e di situazione sono frequenti.

La mescolanza voluta e innovativa di sensazioni apparentemente contrastanti, e comunque molto distanti tra loro, come la sofferenza e il grottesco, la preoccupazione e la comicità, compresse in rapida successione nella breve durata delle puntate, ci ha lasciato però a volte perplessi, considerando che le corsie degli ospedali sono il teatro dove, pur con intensità e declinazioni diverse, si combatte l’eterna lotta dell’impegno, della dedizione e dell’amore contro la malattia e la sofferenza.

vitaTrentina

Lascia una recensione

avatar
  Subscribe  
Notificami
vitaTrentina

I nostri eventi

vitaTrentina