Arte, foto e poesia nel ricordo di Giuseppe

Pioniere dell’associazione, Melchionna è mancato prematuramente nel settembre 2016

La seconda edizione del concorso artistico-letterario indetto dall’associazione Prodigio ha registrato un vero ampio consenso di adesioni, più di 150 provenienti dall’Italia e dall’estero (la poesia più “lontana” è arrivata dal Canada, l’autrice è Lilla Omobono). Nel ricordo di Giuseppe Melchionna, pioniere di questo sodalizio e avventura culturale, mancato prematuramente nel settembre 2016.

La disabilità e l’inclusione sociale è stato il tema portante del concorso che si è articolato su diversi versanti, dalla fotografia, al racconto breve, alla poesia e davvero da ogni dove sono arrivati gli elaborati che una competente giuria ha selezionato e segnalato.

E’ il segno che le barriere architettoniche, che sono prima di tutto barriere poste nella testa delle persone –formano pregiudizi e dinieghi, chiudono porte e possibilità- si possono abbattere con una rivoluzione gentile, tenace e pervicace, ma rivoluzione culturale deve essere. Per cambiare punti di vista, modi di vedere ed osservare il mondo e le persone che lo abitano e lo fanno bello, nonostante tutto.

Ecco allora la signora Marilena Betta, arrivata 3a nella sezione poesia con un componimento dedicato al suo ragazzo down, il cui dato saliente è il valore aggiunto dato dal cromosoma in più, un valore in più che porta ad un arricchimento personale impensabile: “Forse è nel tuo cromosoma in più / che sono cresciute le tue tante virtù”. Si tratta di un capovolgimento totale di prospettiva, guardare il mondo “capovolto”, in cui i valori non sono più quelli consolidati e trasmessi dalla cultura dominante, ma quelli vissuti dalle persone direttamente coinvolte che riescono a vivere positivamente un’esperienza segnata come negativa ribaltandone il significato. Succede quando “guardi gli altri col cuore”.

Non che le difficoltà – le fatiche della vita – svaniscano come d’incanto ma trovano un collocamento diverso nel segno del riscatto e della libertà a cominciare dalle persone che così non vedono più la loro condizione come uno stigma, ma come una conquista di nuove possibilità.

E’ un dato di fatto che l’associazione Prodigio è riuscita a coinvolgere un “vasto” mondo in questo premio artistico-letterario, dal laboratorio sociale delle Val di Fassa, all’atelier d’arte Articà di Trento; dall’istituto comprensivo della Bassa Anaunia a Tuenno, all’opera Armida Barelli di Rovereto, dove, ad esempio, l’insegnante di religione ha saputo coinvolgere alcune classi ed una ha addirittura vinto. Riuscendo a “pescare” in altre province e regioni comprese quelle meridionali.

E’ la prova provata che la condizione data non è un destino irrimediabile, un approdo consegnato all’asfissia e alla preclusione – come sovente ancora accade -, ma può diventare, se sono lo si vuole con tenacia e impegno e fantasia, un trampolino di lancio per nuove, belle, insperate mete. Esperienze di vita che arricchiscono tutti. Grazie, Prodigio!

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