Gli ebrei braccati in Italia, parlano i documenti

Un foglio ingiallito, un documento senza tempo, con un nome, una data di nascita, una classe, un numero e il timbro che sancisce sulla pagella di Gisella Vita Finzi, come di tanti altri bambini che frequentavano le scuole ebraiche, un marchio – razza ebraica – che determinerà un destino tragicamente ingiusto. Poi i nomi spariranno, al loro posto solo numeri, come nel registro del carcere di S. Vittore a Milano. E poi documenti, cartoline, lettere, immagini in bianco e nero che immergono in un altro secolo, vicino e lontano al tempo stesso. Un tempo gelido come quello che si capta guardando la fotografia del campo di concentramento della Risiera di San Sabba, a Trieste, o di Bolzano dove uomini e donne hanno sperimentato disumanità e ferocia e toglie il respiro il pensiero di quello che hanno visto quegli occhi, di quello che hanno subito corpi, menti e cuori negli anni della persecuzione.

A quelle vite e alla loro memoria sono dedicati i 38 pannelli de "La persecuzione degli ebrei in Italia 1938-1945 attraverso i documenti dell'epoca", mostra a stampa della Fondazione Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea Onlus di Milano (CDEC) a cura di Alessandra Minerbi allestita e ospitata a palazzo Calepini, nella sala conferenze della Fondazione Caritro, in via Garibaldi 33, con la collaborazione della Fondazione Museo Storico di Trento.

La mostra mette in luce sia la storia complessiva, sia le vicissitudini dei singoli attraverso testi, immagini, carte geografiche tematiche, riproduzioni di documenti pubblici e privati, giornali, libri, seguendo l'evoluzione degli avvenimenti storici tra il 1933 e il 1945, quando in gran parte d’Europa gli ebrei vennero colpiti da una persecuzione durissima, culminata in eccidi di massa e in uccisioni nelle camere a gas, e le conseguenze che comportarono per le comunità ebraiche in Italia, con la progressiva perdita di ogni diritto, da quelli civili fino al diritto stesso alla vita.

Nel 1937 iniziò una sistematica campagna di stampa che attraverso libri e articoli di giornale mise in circolazione accuse e stereotipi antisemiti, mentre nel 1938 il governo fascista del Regno d'Italia organizzò censimenti settoriali per verificare la presenza ebraica affermando che "gli ebrei non appartengono alla razza italiana" ed emanando successivamente le leggi antiebraiche. Dopo la persecuzione sociale, tra il 1943 e il 1945 vi fu la fase degli arresti, della deportazione e dello sterminio decisi e attuati dalla Repubblica sociale italiana e dall'occupante tedesco: su una cartolina del 14 dicembre 1944 si legge "lascio oggi Bolzano e parto per la mia nuova residenza". La mostra si conclude con una sezione sull'immediato dopoguerra dedicata al "ritorno alla vita".

Tra gennaio e febbraio, la mostra verrà esposta in altre sette località italiane e sul sito www.museoshoah.it/home.asp è possibile consultare la versione digitale con oltre 300 documenti pubblici, di privati (lettere, diari ecc.), fotografie, giornali, manifesti. Inoltre è corredata da una Guida didattica, disponibile on-line al seguente indirizzo: http://www.cdec.it/public/guida_didattica.pdf

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