“Apriamo gli orizzonti delle nostre case”

I coniugi rendenesi Paolo e Oriella insistono sulla necessità di vivere la missione anche sul territorio

Per una valutazione laicale di questo nostro tempo ci siamo rivolti con alcuni interrogativi ai promotori dell’esperienza di condivisione della comunità rendenese “Vite Intrecciate”. Ecco la loro stimolante risposta.

Pur non potendo entrare nel dettaglio rispetto all’appuntamento dell’Assemblea che si terrà a fine mese a Tione di Trento, rispondiamo agli stimoli di Vita Trentina dicendo che anche noi desideriamo molto far parte della Chiesa trentina e universale, ovvero di quella madre Chiesa che amiamo molto – pur conoscendone virtù, difetti e peccati – e desideriamo servire, pur nella nostra pochezza, ricercando la coerenza delle nostre scelte cristiane e umane.

Crediamo sia passato il tempo dei campanili, delle valli e sia l’ora di mettersi in un cammino vero per le strade del mondo e delle nostre comunità.

Stimiamo molto e siamo contenti che don Lauro sia il nostro Pastore, il nostro Vescovo. Non solo perché abbiamo le origini in comune, ma per la sintonia nelle cose più vere e sofferte che sentiamo urgenti nelle nostre comunità, nelle nostre valli, nel nostro Trentino, nella nostra Italia, nel nostro mondo.

Sentiamo sempre di più che non possiamo dire più niente di religioso, di cristiano, di Dio se non con la vita concreta, con l’esempio, pagando di persona.

Sentiamo importantissimo ormai da tempo che attorno alle nostre parrocchie, Unità pastorali e comunità entrino anche persone, famiglie, giovani nuovi, che si aprano gli orizzonti, che ci siano voci, idee, sogni, desideri, preoccupazioni vere ed evangeliche.

Vediamo persone che sembrano lontane dalle nostre parrocchie, ma che vivono in modo evangelico la loro vita e che potrebbero dare molto: si deve avere il coraggio di rompere gli schemi e le abitudini.

I nostri giovani hanno sempre più bisogno di qualcuno che li prenda sul serio, che dia loro fiducia, hanno bisogno di persone che li sappiano raccogliere ed accompagnare.

Non hanno bisogno di parole ma di esempi veri, puliti, sinceri. Chiedono coerenza in chi li avvicina.

Hanno bisogno di vedere in noi adulti, in noi educatori, nella scuola, nel mondo del lavoro, nelle parrocchie, negli oratori qualcuno che “perde” e regala del tempo, tanto tempo, tutto il tempo per stare con loro.

Questo tempo deve essere assolutamente gratuito e nel gratuito i nostri ragazzi si sentiranno amati, accolti e a loro volta desiderosi di regalare e restituire ciò che ha riscaldato loro il cuore.

C’è bisogno di mettere vino nuovo in otri nuovi…

Da sempre abbiamo vissuto la tensione missionaria con tanti giovani delle nostre valli, trascorso periodi in terra di missione e poi accompagnando tanti amici, giovani, famiglie, sacerdoti nelle loro scelte di regalare anni ai più poveri in Paesi meno fortunati dei nostri.

Ci sembra urgente, doveroso, significativo vivere la missione nel nostro territorio.

C’è bisogno di scelte autentiche, coerenti anche qui nelle nostre ricche comunità. Stare con i giovani, con tante persone che vivono ai margini, sole, ammalate, che non arrivano a fine mese, che non hanno amici, che hanno vite ferite e che sentono la necessità che dalle fessure delle loro porte e finestre chiuse entri un po’ di luce, con i colori dell’amicizia, dell’amore, della misericordia.

Sogniamo e desideriamo metterci del nostro affinchè le nostre comunità rompano alcuni schemi di sempre, che davvero si aprano all’accoglienza, quella vera. Auspichiamo che attorno alle tavole delle nostre famiglie, a pranzo o a cena ci sia sempre qualcuno che ha bisogno; magari non lo conosciamo ma è nostro fratello perché anche lui figlio di Dio.

Che le nostre riunioni, le nostre sale parrocchiali spalanchino le porte al nuovo, ai germogli che sono nati o che stanno nascendo nelle nostre valli e che spesso non riconosciamo.

Che i tanti frammenti di speranza si possano fondere in relazioni pulite, vere, accoglienti perché l’uomo ha solo bisogno di questo.

Infine desideriamo che dopo le parole che si faranno all’Assemblea Pastorale, la vera assemblea per ognuno di noi continui dal 29 ottobre in poi ogni giorno della nostra vita e che la storia del Buon Samaritano sia attuale anche per il nostro tempo.

Ci auguriamo che anche qui come lungo la strada che scendeva da Gerusalemme a Gerico sappiamo comportarci non come il sacerdote o il levita ma che sappiamo incontrare veramente con tenerezza le persone sole, ferite, abbandonate, non accolte, tristi.

Auguri a tutti perché possiamo essere davvero dei Buoni Samaritani per chi arriva nei nostri mari con barconi ed anche per chi vive nelle nostre comunità. Ed aiutiamoci sempre a chiederci davanti ad ogni situazione: ”Gesù di Nazaret cosa farebbe?”…

Paolo, Oriella e casa “Vite Intrecciate”

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