Fiemme e Fassa, ora si va “a zona”

L’Assemblea pastorale di zona a Moena ha mostra i vantaggi di una maggior reciprocità tra le due valli

Come in certi episodi evangelici, è stato uno dei più giovani presenti sabato scorso nell’Assemblea pastorale delle valli dell’Avisio a esprimere l’osservazione forse più applaudita: “Non sapevo che nella valle vicina ci fossero esperienze così belle. E’ ora che cominciamo a scambiarcele”, ha detto Stefano Riz, animatore giovanile in val di Fassa. Ecco la prospettiva che supera il problema della distanza (“ci siamo sempre detti che Trento è troppo lontana, ma se non riusciamo a fare le cose insieme fra noi che siamo vicini…”) e che è uscita rafforzata dalle esperienze ben incorniciate da Loris Capovilla e Giuseppina Rizzi.

Da decenni i cristiani di Fiemme e Fassa, valli così distinte per storia, tradizioni e cultura, sono stati abituati a pensarsi come autonomi. Specificità “ineliminabili” – come ha premesso il vicario di zona don Albino Dell’Eva, parroco di Cavalese, ma che ora possono essere valorizzate come differenze e ricchezze condivise in un’inedita collaborazione: “Siamo ben consapevoli che dobbiamo consegnare alle nuove generazioni il patrimonio di fede che abbiamo ricevuto con tutti i rischi che questo oggi comporta; potremmo avere sempre bisogno gli uni degli altri, accomunati dalla stessa esperienza di fragilità e povertà”. E “l’esercizio di comunione” indicato da don Albino è cominciato con l’ascolto attento, il confronto schietto e l’interesse per un percorso di formazione in ambito liturgico presentato da Paolo Delama, referente del servizio. D’intesa con i parroci, i vari operatori pastorali di quest’ambito potranno incontrarsi per laboratori di formazione – sperimentati con successo già in Alto Garda e valli del Noce – mirati a qualificare, armonizzare, ma anche rilanciare nelle motivazioni.

Per i ministri dell’Eucaristia sarà data alla relazione con la persona malata, mentre per i coristi c’è l’appuntamento del 17 novembre a Trento per la dedicazione delle Cattedrale.

Un poker di esperienze ha sorpreso i quasi 180 presenti, più fiemmesi che fassani: don Massimiliano Detassis, vicario in Fiemme, ha raccontato il fermento dei gruppi “Sulla tua Parola” sul terreno del Vangelo; numerosi animatori di Noi oratori della Val di Fiemme hanno “narrato” a più voci le domeniche e i Grest con i ragazzi; Cesare Bernard ha documentato la crescita delle rassegna estiva “Ispirazioni d’estate” in Fassa, promossa d’intesa con realtà laiche, per offrire a turisti e valligiani occasioni di evangelizzazione nel periodo del riposo esito: una modalità di lavoro in rete che Fiemme potrebbe “copiare”.

Lo scambio che si è protratto anche nel pomeriggio per gli operatori della comunicazione ha evidenziato come la sinergia in campo sportivo e cooperativo indica una scia, come quella della Marcialonga appunto.

Rispondendo anche a molte domande sui temi della liturgia e della testimonianza (alcune saranno riprese nella nostra rubrica a pag. 31), l’Arcivescovo ha detto che “quella che abbiamo davanti non è la prima generazione incredula (lo fu quella del Sessantotto, semmai)”, ma, piuttosto, di “esodati  dalla pratica religiosa cattolica”: non è, infatti, venuto meno il “desiderio di credere, l’ansia di senso”. “Come vorrei – ha aggiunto monsignor Tisi – una Chiesa di Gesù di Nazareth che abita l’oggi della storia come profezia e fermento”. Di qui ancora la fiducia nell’incontro con il Vangelo ( “è la preghiera più bella”, ha sottolineato ) che può ancora una volta rinnovare la passione per la vita della gente ladina e della Magnifica Comunità di Fiemme.

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