La Commedia nel profondo

Il prof. Gregorio Vivaldelli racconta a radio inBlu l'interesse delle sue serate dedicate al capolavoro di Dante: la prossima a Lavis

Dopo decine di serate anche fuori Trentino, Gregorio Vivaldelli è atteso sabato 17 febbraio all'auditorium di Lavis alle 20.30 dove racconterà il “suo” paradiso di Dante.

Non è spettacolo, non è teatro, non è esegesi: come inquadrare la proposta, prof. Vivaldelli?

La definirei come il tentativo di condividere un grande tesoro. La Divina Commedia è un grande patrimonio dell’umanità, ma anche e soprattutto di umanità. In questi incontri serali propongo di vivere assieme la bellezza del viaggio proposto da Dante nel suo capolavoro.

Detto da un biblista, significa che Lei ha trovato nel testo spunti interessanti per leggere l’umanità?

Assolutamente. E' il motivo principale per cui da sempre sono attirato da questo testo. Dante sicuramente ha attinto, oltre che dalla mitologia greca e classica, dalla grande tradizione biblica per rendere commestibile questo viaggio che possa riempire l'uomo di nuove prospettive e orizzonti nella conoscenza di se stesso, degli altri, di Dio e anche del creato.

Inferno, purgatorio, paradiso. Si può seguire una delle tre serate senza aver visto le altre?

Direi di sì. Ogni cantica richiama le altre due e all’inizio cerco di descrivere l’insieme del grande viaggio proposto da Dante.

Si comprendono le serate senza aver letto la Divina Commedia?

Chi l’ha letta è avvantaggiato, ma la mia proposta si rivolge anche a chi non l’ha letta, o ne ha un ricordo negativo per averla seguita con difficoltà o con noia.

Penso anche a chi avendola letta e apprezzata vi può scorgere altri significati soprattutto valorizzandone la dimensione biologica, esistenziale, spirituale.

La Divina Commedia è studiata (talvolta forzatamente) solo in ambito scolastico…

È bene che la scuola affronti le differenze interpretative e anche gli aspetti tecnici del testo, ma la mia proposta non vuole puntare a questo, quanto piuttosto riuscire a cogliere il significato profondo di questo viaggio che spinge il lettore a buttarsi a capofitto in ciò che è bello, buono, per riuscire a mettersi in discussione e a disposizione del bene comune. Questo era il grande sogno di Dante.

La sua è una lettura attualizzata?

Questo era anche l’intento di Dante; la sua genialità consiste proprio nell’essere riuscito a parlare dell’al di là per riuscire a parlare dell’al di qua di ciascuno di noi: tanti pregi, difetti, gioie e dolori dell’uomo e della donna di ogni tempo.

Esiste una qualche differenza fra il paradiso di Dante e il paradiso che sentiremo raccontare sabato a Lavis?

L’ultima cantica di Dante ha l’obiettivo di dire cosa dovremmo fare per rendere il nostro quotidiano un po’ più paradiso. Nel momento in cui la nostra realtà diviene tale, allora siamo spinti a rendere paradiso la realtà quotidiana anche di chi ci sta accanto, soprattutto di coloro che vivono momenti di difficoltà.

Cosa apprezza il pubblico?

Noto che il grande interesse esprime un grande desiderio di bellezza, cioè di valori che possano sostenere il nostro vivere quotidiano. Questa proposta intercetta questa sete di eternità presente nella quotidianità di ciascuno di noi. La Divina Commedia punta a ritrovare e a ricostruire i valori fondanti dell’umanità che le permetterebbero di diventare un po’ più umana.

Chi viene a sentire Dante?

Sono diverse le fasce d’età: da giovani studenti, a professori, passando per i nonni e le giovani coppie. Mi fa piacere intercettare diverse generazioni e vederle stare insieme.

L’appuntamento successivo il 7 marzo sarà al Vigilianum a Trento con il purgatorio. Una curiosità finale: quale cantica affascina di più Gregorio Vivaldelli?

Domanda impegnativa, ma direi il purgatorio. E’ la cantica della misericordia, è molto attraente. Ogni cantica richiama l’altra e ad essa si aggancia…se infatti nel purgatorio vi è la scoperta della misericordia di Dio, questa misericordia nel paradiso diventa esplosione di luce.

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