A misura di bambino

Il Qwan Ki Do non è solamente una disciplina sportiva, ma anche una via educativa che consente un felice sviluppo fisico e mentale. Adatta a tutti, è insegnata sia ai più piccoli sia ai meno giovani, purché armati di… tanta passione e costanza

La presenza, per il secondo anno consecutivo, del Qwan Ki Do alla fiera “Il Trentino dei Bambini” dello scorso gennaio la dice lunga sulla valenza educativa di questa disciplina non solo sportiva.

“Parliamo di un kung fu cino-vietnamita davvero a misura di bambino, il quale, difficilmente, resta indifferente di fronte al fascino di un'arte marziale”, spiega Pier Giorgio Cailotto, responsabile tecnico e vicepresidente dell'A.P.D. Rén – Centro Shan Ying, l'associazione di Trento e Cognola (una delle otto società provinciali affiliate all'Unione Italiana Qwan Ki Do) che l'ha proposta a Trento Fiere due mesi fa. “Quella fondata nel 1981 dal maestro Pham Xuan Tong e portata in Italia, nello stesso anno, dal maestro Roberto Vismara è un'arte marziale tradizionale molto formativa, con regole chiare, senza kappaò nel combattimento”.

Non c'è alcuna violenza nell'insegnamento del Qwan Ki Do, ma la costante ricerca dell'equilibrio, della perfezione del movimento, della bellezza e dell'efficacia delle progressioni, del rispetto per il maestro, i compagni e il luogo (ritenuto quasi sacro in Oriente) nel quale ci si allena.

“A causa della fragilità dei corpi ancora in formazione, ossia della muscolatura molto delicata, ai bambini viene proposto un insegnamento adatto alla loro età e a consentire un felice sviluppo fisico e mentale”, sottolinea Cailotto, cintura nera 4° Dang ed educatore sociale in arti marziali. “Gli allenamenti – che si svolgono a Trento, presso le scuole medie 'Manzoni', e a Cognola, alle elementari 'Bernardi' – hanno una durata più corta e l'atmosfera è più distesa, ma il cerimoniale e la disciplina sono seguiti e rispettati”.

Una disciplina adatta a tutti, al temperamento maschile come a quello femminile, purché non la si consideri strumento di offesa. “È articolata in sei tecniche – di pugno, calcio, leve articolari, spazzate, proiezioni e forbici – e contiene al suo interno un programma per la difesa personale e lo studio delle forme”, chiarisce Cailotto. “Poi c'è tutto il lavoro, sia singolo che a coppie, tecnico specifico o combattimento, con una quindicina di armi tradizionali: bastoni, coltelli, spade ecc.”.

Al Qwan Ki Do, l'A.P.D. Rén – affiliata anche all'ACSI, l'Associazione di Cultura Sport e Tempo Libero riconosciuta dal CONI – ha via via affiancato altri corsi che ne rispecchiano la filosofia.

“Siamo nati nell'84, ma nel 2007 l'associazione si è trasformata in polisportiva, dando spazio a iniziative che ben si legano alla nostra arte marziale, perseguendo sempre il benessere umano. Tra queste, l'SM System, un'attività posturale ideata dal dott. Richard Smiŝek e nata nella Repubblica Ceca, che riesce a prevenire e curare il dolore alla schiena e la sua degenerazione grazie alla stabilizzazione, verticale e a spirale, delle catene muscolari”, puntualizza Cailotto. “La postura, infatti, è la partenza sia dell'arte marziale che dell'SM System, un metodo che coinvolge anche persone della terza età, fino a 80 anni, per le quali abbiamo aggiunto un nordic walking molto tecnico. Proposto come attività sicura, naturale, dinamica ed efficace, che allena il corpo in modo olistico, simmetrico ed equilibrato”.

Non a caso, il motto dell'A.P.D. Rén è “L'arte del corpo in armonia”. Confermato dal cosiddetto Percorso Salute, nel quale è inclusa la “Tam The”, una ginnastica morbida che fonda le basi sullo studio dell'energia interna.

In totale, la polisportiva conta oggi circa 120 iscritti, una settantina dei quali – tra bambini da 4 a 13 anni, ragazzi e adulti fino a 70 – praticano il Qwan Ki Do (dei 2.500 tesserati a livello nazionale, oltre 500 sono trentini). “Operiamo pure nelle scuole, sia nelle ore didattiche che in progetti mirati”, conclude Cailotto. “Sono stato recentemente al liceo scientifico 'Leonardo da Vinci' di Trento, dove già lo scorso novembre, chiamato dagli studenti, avevo tenuto tre ore di lezione durante l'assemblea d'istituto: un'ora e mezzo per le classi Prime e Seconde ed un'altra ora e mezzo per le Terze, Quarte e Quinte”.

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